“Ogni comunità non è mai la somma delle nostre persone, perché tra noi c’è il Signore Gesù ed è lui che ci rende una cosa sola, con lui e tra di noi. Quanto è importante essere comunità in un mondo di individualisti, a cominciare da noi. Gesù ci chiama a essere famiglia, che è molto più di un’associazione o di un gruppo di scopo. Questa è la Chiesa madre che non smette di renderci figli, di ricordarci che lo siamo, di trattarci anche quando non pensiamo di esserlo, di aiutarci a comportarci in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto”.
Sono le parole del card. Matteo Maria Zuppi – arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – che sabato 21 settembre a Gubbio ha presieduto la liturgia che segna l’inizio del “mandato” del nuovo abate generale dei Canonici regolari lateranensi, dopo i sei anni di don Franco Bergamin (anch’egli trevigiano, originario di Salvarosa di Castelfranco Veneto). La santa messa con la benedizione abbaziale di don Edoardo Parisotto è stata celebrata nella chiesa di San Secondo.
“L’abate ha il compito di aiutarci – ha detto il cardinale – a pensarci insieme, di ricordare a tutti di seguire Gesù e di lavorare nella grande vigna di questo mondo, essendo lui stesso servo, come Gesù che è venuto a servire e non per essere servito. Aiutiamo don Edoardo, perché lui servirà nella comunione ma l’unità è affidata a ciascuno di noi”.
Originario di Fanzolo (Treviso), 51 anni, Parisotto è stato scelto durante il capitolo generale dei Canonici regolari lateranensi, riunito in Brasile a fine giugno scorso, e chiamato a succedere a don Franco Bergamin. Don Edoardo ha compiuto la sua professione religiosa nella congregazione nel 1992 ed è stato ordinato sacerdote nel 1999 a Treviso. Ha svolto la sua attività pastorale anche a Santa Maria Forisportam a Lucca, a San Floriano nel Trevigiano, poi a Roma dov’è stato cappellano universitario alla Sapienza e parroco a Sant’Agnese fuori le mura. Dal 2018 fino alla sua elezione ad abate è stato parroco a Bologna presso la comunità dei Santi Monica e Agostino e anche uno dei vicari pastorali dell’arcivescovo Matteo. Ed è stato proprio il cardinale Zuppi a consegnargli le “insegne” distintive dell’abate generale dei Canonici: la Regola di Sant’Agostino, l’anello segno di fedeltà alla congregazione, la mitria e il pastorale.