Papa Francesco ha convocato tutta la Chiesa, ogni Diocesi e comunità, ogni parrocchia del mondo, per ascoltare le esperienze, i successi e i fallimenti, le difficoltà e i momenti di gioia di una Chiesa che vuole camminare insieme, guidata, sorretta ed accompagnata dal suo Signore. Per questo ci invita, tutti, a prendere la parola per raccontare come stiamo vivendo il nostro essere Chiesa, oggi, nella situazione concreta del nostro tempo e della nostra terra. Noi rispondiamo volentieri, per dare il nostro contributo di Chiesa trevigiana alla Chiesa italiana ed universale: il Papa potrà partire nei prossimi anni anche dal nostro racconto per dare nuove indicazioni di percorso e nuovi stimoli vitali affinché la fede in Dio diventi un’esperienza viva per i cristiani, e per mezzo loro per tutto il mondo, affamato ed assetato di bene.
È un grande atto di fiducia di papa Francesco: fiducia nei confronti dello Spirito Santo che continua a parlare e ad operare nella storia degli uomini e del mondo intero. Fiducia anche in ciascuno e ciascuna di noi e nelle nostre comunità cristiane. Egli ritiene infatti che siamo capaci di annunciare e di vivere il Vangelo, e che abbiamo desiderio di lasciarci afferrare, muovere e trasformare dallo Spirito di Dio, per vivere davvero la nostra vita da discepoli di Cristo.
Fiducia, perché il Papa crede che siamo ancora in grado di lasciarci convertire dal Vangelo, di lasciarci ancora stupire dalla bellezza della Buona notizia che il Signore Risorto ha vinto la morte, ha abbattuto ogni muro di inimicizia e vuole rendere la nostra vita un capolavoro di armonia, di collaborazione, di cura reciproca, di felicità.
Non c’è bisogno di aspettare tempi migliori: tutto questo è possibile oggi, malgrado le difficoltà che stiamo vivendo, anzi, proprio in questo nostro tempo. È proprio in una situazione confusa, incerta e difficile che il Vangelo ritorna ad essere parola viva. Questo avverrà, a patto che il nostro “prendere la parola” sia preceduto ed accompagnato da un ascolto attento, aperto, disponibile e sincero di quanto stiamo vivendo. Ascolto delle vere domande del nostro tempo, dei nostri contemporanei, di noi stessi, delle nostre paure come dei nostri sogni più belli. È quanto mai necessario ascoltare chi pone domande essenziali e pressanti: di accoglienza, di bisogni fondamentali, di cura, di attenzione. Ascoltare chi si senta escluso, chi vorrebbe sentire da noi parole nuove e vedere in noi atteggiamenti nuovi, nuovi stili di vita. Ascoltare anche chi non si aspetta proprio nulla da noi.
La Diocesi di Treviso ha compiuto di recente un Cammino sinodale, che ci ha consegnato alcune scelte, sulle quali nel periodo prima della pandemia un gran numero di comunità si era concentrato, intraprendendo interessanti cammini di rinnovamento: la scelta chiave della valorizzazione dei consigli a tutti i livelli, l’accoglienza e l’integrazione delle nuove coppie e famiglie nel tessuto comunitario, la ricerca e l’attuazione di stili di vita più conformi al Vangelo, la capacità di farsi prossimo nei confronti di tutti i colpiti dalla vita. Riprendiamo insieme questi cammini, nelle forme che riteniamo migliori oggi, dopo che le soste e gli ostacoli sul cammino consueto poste dal diffondersi del contagio del Covid-19 hanno inciso profondamente sulla nostra vita, davvero a tutti i livelli. Ci è richiesta energia e creatività.
Di fronte all’invito di Papa Francesco forse pensiamo di non aver le forze e forse nemmeno la voglia per ricominciare da capo, forse crediamo che siano altre le cose importanti, ora. Ma a ben guardare, cosa c’è di più importante che ascoltare la nostra vita e quella di tutti? Assieme potremo, proprio in questa nostra vita, sentire la voce del Signore e del suo Vangelo che continua a dirci di non avere paura, che ci conferma quanto ci ama, ci assicura che continua a sostenerci e ci conferma che si fida di noi e della nostra disponibilità a prenderci cura gli uni degli altri. Cosa c’è di più utile e significativo, di più necessario per il nostro tempo del messaggio della Pasqua che ci dice che le ragioni della vita sono più forti di tutto, che sperare non è cosa da poveri illusi e che siamo chiamati a felicità?
Domenica 17 ottobre ci incontreremo per una significativa tappa su questo cammino.
Grazie, Papa Francesco, per questo invito.
+ Michele