Nella recente Lettera per il prossimo Cammino Sinodale, il Vescovo ritorna con frequenza su come questo evento intenda coinvolgere l’intera Chiesa diocesana. Per questo nel testo si ripetono spesso i termini “sinodale” e “sinodalità”, ben spiegati nel secondo capitolo. Vi si legge: «Sinodalità è – per usare un’immagine molto semplice – il mettersi seduti in cerchio, con atteggiamento e stile fraterni, in un rapporto in cui risalta l’uguaglianza, dove ognuno può parlare e tutti meritano di essere ascoltati» (p. 12). Vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi ed altre persone consacrate, laici: tutti coinvolti nel reciproco e fraterno ascolto, e nella comune ricerca di individuare le scelte sulle quali il Signore chiama la nostra Chiesa.
Ed è per ascoltare e dar voce a tutte le componenti della Chiesa diocesana che l’Assemblea sinodale risulta particolarmente articolata. Tra i 273 membri, infatti, vi saranno i sacerdoti del Consiglio presbiterale e l’intero Consiglio pastorale diocesano. Assieme poi ai sacerdoti coordinatori delle Collaborazioni Pastorali, istituite o in fase di istituzione, vi saranno alcuni diaconi e dei rappresentanti scelti dalle comunità religiose presenti in diocesi. Circa i laici, che risultano essere il numero più consistente, essi provengono dai quattordici Vicariati nei quali è suddivisa l’intera diocesi; altri sono stati invitati a partecipare per specifiche competenze ecclesiali e professionali. Si è pure cercato di garantire un giusto equilibrio fra presenze maschili e femminili, e di coinvolgere un significativo numero di giovani.
La “sinodalità” come stile e metodo
In fase di preparazione sono stati già definiti i due obiettivi sui quali il lavoro del Cammino Sinodale dovrà porre la propria attenzione: la centralità di Gesù Cristo e la cura della fede dei cristiani adulti.
Ma allora in che consiste la sinodalità? Soltanto nella composizione dell’Assemblea? In verità non si sono messi fra parentesi né il metodo né lo stile sinodali, anzi.
“Sinodale” è stato prima di tutto, è bene ricordarlo, il lavoro con cui sono state stese le relazioni presentate durante la Visita Pastorale: sono il frutto di incontri di Collaborazione fra operatori di parrocchie diverse. Da esse ne è venuto il “materiale” per il primo Strumento per l’Assemblea sinodale, che lo accosterà con la condivisione nei ventisei gruppi programmati.
“Sinodale” poi, sarà il successivo passaggio, quello del discernimento. Si cercherà in questa fase – prevista per la seconda Assemblea, quella di maggio – di «riflettere (…) illuminati dalla Parola, dagli insegnamenti della Chiesa, dalla lettura dei segni dei tempi e dell’esperienza umana, per cogliervi che cosa il Signore ci chiede» (Lettera del Vescovo, p. 30-31).
Da questo percorso matureranno alcune scelte “sinodali”, maturate insieme, che domanderanno a loro volta di essere sinodalmente attuate nella nostra Chiesa. E questo sarà un passaggio particolarmente importante. Diventerà infatti la verifica se come Chiesa saremo tutti disposti a camminare assieme, ad essere comunità cristiane e singoli credenti che si impegnano sui passi maturati sinodalmente… Insomma a mostrare se davvero il Cammino Sinodale ci ha messi su una strada comune, assieme individuata e assieme scelta.
Tutti coinvolti e partecipi
Sarebbe limitante ritenere che al Cammino Sinodale vi partecipano soltanto i membri dell’Assemblea o coloro che saranno convocati nelle Assemblee vicariali (di queste si parlerà nel prossimo articolo del settimanale diocesano). Limitante se pensato come un qualcosa per “addetti ai lavori”.
Perché è l’intera nostra Chiesa che si addentra nel Cammino Sinodale, Chiesa di cui ogni battezzato è parte, mai in disparte! Parte sempre preziosa, indispensabile: chiunque è nella possibilità di offrire il proprio contributo. Primo tra tutti quello della preghiera. Scrive il Vescovo: «Il nostro primo intento, in questo cammino, non è quello di offrire qualche aggiustamento alla “organizzazione Diocesi” o alle iniziative pastorali consuete, ma disporci a riconoscere e compiere la volontà del Signore per questa nostra Chiesa oggi» (p. 38). Sia allora la preghiera “corale”, “sinodale”, il primo e indispensabile coinvolgimento di tutti. (3. continua)
mons. Mario Salviato