Si è concluso questa sera intorno alle 22 il voto sulle scelte che vedranno impegnata la nostra Diocesi nei prossimi anni. All’auditorium del Collegio Pio X di Treviso, infatti, i delegati dell’Assemblea si sono espressi sulla fase finale del lavoro di questi mesi. Questa sera, ha detto il Vescovo, siamo qui “mossi dalla volontà di imprimere un nuovo corso alla nostra Chiesa sulla spinta della Evangelii Gaudium“.
Una serata che non è stata una “conclusione”, ma semplicemente “un inizio”, ha ricordato il Vescovo: “Vorremmo aiutare la nostra Chiesa a collocarsi ai “blocchi di partenza” per un percorso futuro”. Al di là dei risultati, il Vescovo ha riconosciuto che “si tratta di una significativa esperienza di Chiesa. Fin dall’inizio, del resto, abbiamo pensato che questo Cammino non era destinato a finire qui. Abbiamo cercato di attuare un discernimento che non era fine a sé stesso, ma era in vista del futuro che ci attende”. Insomma, questa è soltanto l’aurora, ha detto mons. Gardin ricordando le celebri parole riferite al Concilio Vaticano II”.
“Siamo consapevoli che quanto verrà scelto questa sera non è e non sarà “il” nuovo corso”, o “il” cambiamento: vuole essere più modestamente “un” cambiamento, forse modesto. Si tratta del primo cambiamento, convinti che si dovrà continuare, che ce ne vorranno altri. Ma tutti, il primo e i successivi, da condurre con pazienza e con una costanza che dovremo sempre invocare dal Signore Risorto” ha sottolineato il Vescovo.
Il dibattito assembleare e le votazioni di questa sera hanno portato ad individuare tre delle sei scelte emerse nell’Assemblea dello scorso 21 ottobre, una per ciascuna “situazione” che ha accompagnato il percorso di quest’anno.
Ma, prima di tutto, i delegati erano chiamati a confermare la “scelta chiave” del rinnovamento dei Consigli di partecipazione, a tutti i livell, dal Consiglio Pastorale Diocesano, al Consiglio della Collaborazione Pastorale, dal Consiglio Pastorale Parrocchiale a quello per gli Affari Economici, affinché diventino sempre più luoghi di sinodalità e corresponsabilità, scuole di ascolto e di discernimento, promotori e animatori di comunità che sappiano passare dall’«autopreservazione» all’«uscita» (EG 27).
Una scelta-chiave – ha ricordato il segretario generale del Cammino Sinodale, don Stefano Didonè – che “aiuta i Consigli a passare da organismi chiamati ad organizzare la pastorale consueta a “motori” che promuovono quel rinnovamento della pastorale richiesto da una “Chiesa in uscita”, protesa all’evangelizzazione”.
Per quanto riguarda le “Fatiche e risorse delle famiglie”, i delegati si sono espressi per la scelta B, ossia la cura per l’inserimento e l’accoglienza nella comunità cristiana delle nuove coppie e famiglie, manifestazione del volto di una chiesa in uscita.
Per la seconda situazione, la “Fede vissuta nella quotidianità della vita” i delegati hanno privilegiato la scelta B, volta ad “Incrementare stili di vita maggiormente evangelici” e a cogliere le opportunità di annuncio del Vangelo negli ambienti di vita ordinari, a partire dai luoghi di lavoro.
La terza situazione, “I poveri e le nostre comunità cristiane”, ha visto prevalere nettamente la scelta A, che privilegia l’impegno a “Curare una conversione alla prossimità”.