Si avvicina l’appuntamento con il Sinodo universale dei Vescovi – sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” –, che si aprirà il prossimo 4 ottobre, in vista del quale a fine giugno è stato presentato l’Instrumentum laboris, che accompagnerà, appunto, la prima sessione dei lavori (la seconda è prevista nell’ottobre 2024). Un testo, come ha ricordato il cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, presentando il documento, che è “frutto di una esperienza di Chiesa, di un cammino nel quale tutti abbiamo imparato di più, per il fatto di camminare insieme e interrogarci sul senso di questa esperienza”.
Un percorso con il quale è stato armonizzato, per volere dei Vescovi, il “Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia”, che sta interessando sempre di più i diversi territori con proposte e progetti. Il Cammino sinodale sta vivendo il suo secondo anno di ascolto anche nella nostra diocesi, in quella fase narrativa alla quale seguiranno la fase sapienziale (2023-2024) e quella profetica (2025), nella quale saranno assunte alcune scelte evangeliche, da incarnare nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio.
Mentre continuano ad arrivare da parrocchie, gruppi e associazioni, attraverso il modulo digitale diocesano, le sintesi degli ascolti di questo secondo anno, nel mese di giugno l’équipe sinodale si è ritrovata insieme al Vescovo per formulare una prima e provvisoria sintesi che è stata inviata alla Segreteria nazionale del Sinodo. In essa sono stati ricordati i passaggi compiuti finora: le 850 esperienze di ascolto del primo anno, che hanno coinvolto circa 8.000 persone; l’ascolto dei Consigli Pastorale e Presbiterale diocesani; la sintesi consegnata alla Diocesi; la scelta dei 10 tavoli tematici raccolti nei tre “Cantieri di Betania”; l’assemblea di ottobre 2022 con la partecipazione di 400 persone.
Proprio gli ascolti attivati nel corso dell’assemblea hanno fornito materiale prezioso per questo secondo anno, che è stato accompagnato da uno strumento di lavoro e dalla lettera del Vescovo – “Parla, Signore…” Chiesa in ascolto, Chiesa in cammino.
“Nella nostra diocesi i “cantieri sinodali” hanno prevalentemente la forma di esperienze di ascolto orientato e approfondito sui diversi ambiti tematici – sottolinea Marialuisa Furlan, referente diocesana per il Cammino sinodale insieme ad Andrea Pozzobon -. Possono essere strutturate su più incontri e prevedere l’ascolto di testimoni o esperti, ma la modalità prevalente resta la conversazione spirituale, una modalità davvero apprezzata nella nostra diocesi. L’équipe sinodale sta raccogliendo quanto via via emerge dai “cantieri” ed elaborerà una sintesi nel corso dell’estate, pur nella consapevolezza che il processo avviato non avrà una conclusione definitiva e si intreccerà a breve con la fase sapienziale”.
Nella sintesi inviata alla Segreteria del Sinodo, l’équipe ha voluto sottolineare il fatto che la metodologia sinodale sta “contagiando” progressivamente molti contesti e attività in diocesi: dai lavori dei Consigli di partecipazione – la cui valorizzazione era la scelta chiave emersa nel Cammino sinodale precedente, che ha impegnato la nostra diocesi dal 2017 -, al confronto tra Uffici pastorali anche in vista di una riforma della Curia diocesana; dalla formulazione di un percorso formativo per tutti i Consigli alla costruzione del Convegno Liturgico delle chiese del Triveneto; dall’attività di alcuni Organismi di partecipazione del territorio al rinnovo degli organismi territoriali di Azione cattolica, fino alla Festa diocesana della Famiglia, e a vari incontri, soprattutto riguardanti processi decisionali, nelle collaborazioni pastorali e nelle parrocchie… Una conseguenza dell’assunzione dell’approccio sinodale è, dunque, la riscoperta della comune radice battesimale di tutti i fedeli, che suscita nuove pratiche di corresponsabilità.
“In questo tempo è emersa anche l’importanza della figura dei facilitatori: si è respirata una libertà di iniziativa e tante persone si sono sentite Chiesa in una modalità nuova, senza rimanere in attesa di una convocazione. Il facilitatore emerge quasi come un nuovo servizio alla comunità – sottolinea Andrea Pozzobon -. Abbiamo poi rilevato la fecondità di mettere al centro le relazioni nel nostro camminare come Chiesa: è nell’incontro semplice tra le persone, nell’ascolto reciproco delle esperienze di vita che soffia lo Spirito. E questo lo abbiamo sperimentato in modo forte in questi due anni”.