Quando si cammina in montagna, è difficile calcolare con precisione l’orario di arrivo alla meta prestabilita, specie se si è in tanti: le condizioni del meteo, la fatica, un compagno di cordata da aspettare perché non ce la fa a stare al passo… sono diversi i fattori che possono rallentare il ritmo. Ovviamente più numeroso è il gruppo, più i tempi si possono inevitabilmente allungare. L’immagine della cordata esprime bene il senso dell’esperienza del Cammino Sinodale che la nostra Diocesi sta compiendo e che vedrà nella celebrazione del prossimo 15 dicembre un momento molto importante.
Un cantiere che si apre. In quell’occasione il Vescovo farà il punto della situazione consegnando alla Diocesi non un “Documento finale”, completo di orientamenti, ma una riflessione aperta sul percorso svolto finora e su ciò che ci attende nei prossimi mesi. In effetti, i “processi” da avviare individuati attraverso le votazioni di venerdì 17 richiedono ulteriori precisazioni e sono molti i punti che restano da chiarire, come già emergeva dai lavori dell’ultima Assemblea Sinodale. Il rinnovamento dei Consigli, invocato dalla cosiddetta “scelta-chiave”, e le tre scelte per ambito individuate dall’Assemblea Sinodale, invocano un ripensamento che tocca aspetti molto concreti della vita delle comunità e degli equilibri tra gli Organismi diocesani. Esso riguarda non solo il coordinamento tra il Consiglio Pastorale Diocesano, i Consigli delle Collaborazioni Pastorali e i Consigli Pastorali Parrocchiali, ma anche il ruolo degli Uffici pastorali diocesani. La “trasformazione missionaria” della Chiesa, come si può immaginare, non è indolore e prova ne è la fatica di individuare concretamente cosa purificare e riformare. Per queste ragioni, la Commissione Sinodale ha ritenuto di dover riflettere ulteriormente sulle prospettive maturate e su che cosa indicare alla Diocesi.
I nodi che restano da sciogliere. I punti bisognosi di una più ampia riflessione riguardano, come accennato, le modalità più opportune ed efficaci per realizzare i cambiamenti. Per esempio: quale tipo di impegno affidare ai Consigli Pastorali Parrocchiali e di Collaborazione? E quale il compito del Consiglio Pastorale Diocesano? E ancora: quale autonomia operativa è ragionevole attribuire alle singole Collaborazioni Pastorali? Vi è poi un ultimo nodo da sciogliere, che coincide con uno dei “tormentoni” del Cammino Sinodale: sono le domande poste da quella necessità di “purificazione e riforma”, che dovrà tradursi in scelte concrete di ridimensionamento. Insomma, il processo di riforma è laborioso; e se non fosse tale si tratterebbe probabilmente solo di riforme superficiali o apparenti. È facile indicare il “nuovo” da fare per rinnovare la pastorale, ma non è altrettanto facile indicare che cosa “tagliare”.
Una celebrazione che rilancia il Cammino. La celebrazione di venerdì 15 dicembre sarà quindi un momento corale in cui invocare insieme la grazia di una Chiesa più sinodale e aprirà in un certo senso la “fase due” del Cammino Sinodale. Essa consisterà negli incontri di presentazione del Cammino Sinodale nelle singole Collaborazioni Pastorali da parte di un’apposita “équipe sinodale”. Questa “fase due” del Cammino esprime lo sforzo di voler raggiungere e coinvolgere più capillarmente le comunità cristiane dopo la “fase uno”, in cui sono state maggiormente protagoniste le Assemblee Diocesane e vicariali. Come la celebrazione di apertura dello scorso febbraio, anche la liturgia del 15 dicembre sarà un momento prezioso di incontro e di preghiera per rinnovare la disponibilità a camminare come discepoli di Gesù alla ricerca di un nuovo stile di Chiesa.