Storia

Il primo documento che attesta l’esistenza della biblioteca del capitolo del duomo, spesso per brevità chiamata semplicemente “capitolare”, risale al 1135.
Si tratta di una pergamena qui conservata, nella quale il bibliotecario di allora, un certo Johannes medicus, alla fine del suo mandato, riporta l’elenco dei libri esistenti. Può far meraviglia che, accanto a quelli di contenuto religioso, come le opere, del resto molto amate nel medioevo, di Paolo, Agostino, Isidoro, Boezio, siano citati anche volumi di autori classici come Terenzio, Orazio e Virgilio.
Certamente un embrione di biblioteca doveva esistere già da molto tempo prima dal momento che, non esistendo scuole pubbliche, attorno alla sede vescovile si riunivano i giovani che si preparavano alla vita sacerdotale.
La Capitolare man mano si ingrandì per lasciti, donazioni ed acquisti. Durante il Rinascimento, la successiva presenza di tre vescovi colti e sensibili, Zanetto da Udine, Nicolò Franco e Bernardo De Rossi, diede lustro alle arti figurative con il rifacimento delle absidi della cattedrale, ma anche incentivò lo studio delle lettere sullo slancio dell’amore degli studi classici sviluppatosi in quel periodo.
Per citare solo qualche esempio, si ricorda la figura di Augurello Giovanni, poeta, studioso e anche bibliotecario, familiare sia del vescovo Nicolò Franco che del De Rossi, e Girolamo Bologni, umanista di cui si conserva un codice con la “Vita di san Gerolamo” dedicato proprio al De Rossi.

Ma nel XVI secolo Treviso fu famosa anche per la sua Cappella musicale che ebbe come direttori celebri maestri di cui la biblioteca conserva numerose composizioni, tra le quali ricordiamo in particolare quelle di Giovanni Nasco.
Nel secolo successivo il patrimonio della Capitolare fu trascurato e negletto, con perdita di codici e libri, per furti ed alienazioni.
Alla metà del 1700, con la nomina del bibliotecario nella persona del Canonico conte Rambaldo degli Azzoni Avogari, la biblioteca toccò il punto più alto della sua storia.
Egli, infatti, a sue spese ingrandì la sede, acquistò vari volumi e molti ne donò.

Gli ambienti furono rinnovati ed ingranditi su progetto del conte Giordano Riccati, come si può vedere dalla foto.
Con l’arrivo dei Francesi di Napoleone, la biblioteca subì vari furti: codici preziosi presero la via per Parigi ed andarono ad arricchire la Bibliotèque Nationale.
Ma il danno più grosso ed irrecuperabile lo subì con il tragico bombardamento americano del 7 aprile del 1944. Parte dell’edificio crollò, ed un incendio proveniente dalle case vicine si diffuse facilmente alla mobilia ed ai libri.

Gli storici affermano che più della metà del patrimonio della Capitolare andò perduto. Codici e libri preziosi furono ridotti in cenere. Una significativa testimonianza è ancor oggi fornita dal contenuto di numerose casse in legno che raccolgono molti frammenti combusti.Con la fine della guerra si pose mano alla ricostruzione ed alla sistemazione di quanto restava.
Malgrado tutte le perdite, il patrimonio è ancora cospicuo e prezioso per le migliaia di pergamene, incunaboli, codici musicali, manoscritti, bolle papali, cinquecentine e seicentine.