Ritiro al Cavallino: “Da tempo cercavo qualche ora di pace per stare con Dio e ascoltare”

Mi chiamo Elisabetta e ho 24 anni. Due settimane fa sono stata ad un ritiro in giornata al Cavallino, con alcuni giovani della Cappellania di Treviso, don Giancarlo e le suore. Mi ha molto colpita e per questo voglio condividere ciò che ho vissuto, in modo che altri possano sentirsi invogliati a fare un’esperienza simile.

Era da tempo che cercavo qualche ora di pace per stare con Dio e ascoltare ciò che voleva dirmi. I giorni erano troppo frenetici, tra l’università e gli altri impegni che si incastravano a fatica. Il tempo per dire le preghiere o per concedermi una mezz’ora per andare alla Santa Messa feriale lo trovavo, però sentivo il bisogno di fare silenzio, di lasciare che parlasse Lui.

Per questo quando mi è stata proposta questa giornata ho sentito che dovevo andarci.

Ero “la nuova”, ma come al solito quando ci si trova in questi gruppi mi sono sentita subito accolta dai ragazzi. Giunti a destinazione, dopo un buon caffè in compagnia, ho ascoltato con attenzione il Vangelo sui discepoli di Emmaus e il commento da parte del sacerdote.

Alcuni concetti che ho annotato sul mio quadernino si sono rivelati sorprendenti, anzi diciamo provvidenziali: erano quello che dovevo sentire in quel momento. “Ci sono tempi in cui ci allontaniamo da Dio. Egli lo permette.” “Gesù ha pazienza, permette che ci allontaniamo”.

Come i discepoli di Emmaus, delusi e tristi, si erano allontanati da Gerusalemme, anche io mi sentivo lontana da Dio. Stavo sperimentando un deserto; volevo sentire Gesù e riconoscerlo nella mia vita, ma non era così. Durante la scrutatio da sola, ho riletto il Vangelo: “Gesù in persona si avvicinava e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”.

In quel momento ho realizzato che non era Dio che mi aveva abbandonata, al contrario stava aspettando con pazienza che io lo cercassi, che continuassi a insistere; perché, come ha detto il don, “la nostra ricerca di Dio può perdersi, perché deve procedere in base a scelte che ti impegni a portare avanti. Non si basa sulle esperienze, sui calcoli”. A volte sono portata a cercare quell’esperienza forte, quel corso indispensabile a cui devo assolutamente partecipare, invece ciò di cui ho bisogno è un’ora di silenzio per ricentrare la mia vita sul Signore, l’unica vera fonte di gioia. In questo modo mi rendo conto non più dei problemi che devo affrontare, ma dei grandi, immensi doni che Lui fa nella mia vita.

Vorrei dare risalto al tempo della preghiera che ci è stato dato. Spesso ai corsi non ce n’è abbastanza perché si devono fare altre cose, come una catechesi più lunga o stare a chiacchierare per conoscersi. Qui invece ho avuto il tempo giusto affinché io smettessi di parlare e iniziassi finalmente ad ascoltare.

Ho scritto queste righe di getto, non credo cambierò tanto perché voglio essere il più trasparente possibile e far intendere a chi le leggerà che Dio sta chiamando ognuno per nome, come ha chiamato me.

Potrei raccontare tante altre cose di quella giornata, ma preferisco concludere con questa frase, che è il riassunto di ciò che ho capito in quelle ore al mare: “Gesù ci lascia liberi. Questo è il tempo dell’invocazione, in cui dobbiamo dire “Resta con noi”.”