1. La pastorale universitaria nel contesto del cammino sinodale
La Chiesa Universale e le Chiese che sono in Italia si trovano a vivere un importante “evento sinodale” che ci accompagnerà per diversi anni. L’avvio dei percorsi sinodali, con le celebrazioni che si sono tenute lo scorso 10 ottobre a Roma e il successivo 17 ottobre in tutte le diocesi del mondo, sta catalizzando la vita delle comunità ecclesiali. I materiali predisposti sia per il Sinodo della Chiesa Universale sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” (2021-2023) sia per il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, sono ricchi di spunti e di suggestioni per un lavoro capillare capace di superare i confini ordinari della vita ecclesiale e gli steccati culturali.
La prospettiva sinodale appare particolarmente suggestiva anche per il contesto universitario perché mira al più ampio coinvolgimento, soprattutto al di fuori dei percorsi abituali. Tra le esperienze ecclesiali di frontiera possiamo certamente collocare la pastorale universitaria che si candida così ad essere terreno privilegiato per la sperimentazione di dinamiche autenticamente sinodali. Le indicazioni del documento preparatorio del Sinodo della Chiesa Universale e gli adattamenti proposti per il percorso sinodale delle Chiese che sono in Italia, a partire dai dieci temi proposti, ci offrono un orizzonte teologico-pastorale di grande concretezza ed efficacia. Nel contesto universitario è possibile dare ampio sviluppo a quanto indicato da Papa Francesco nel discorso alla Diocesi di Roma (18
settembre 2021) facendo riferimento all’incontro tra Pietro e Cornelio (Atti cap. 10), icona del Sinodo: «non possiamo capire la “cattolicità” senza riferirci a questo campo largo, ospitale, che non segna mai i confini. Essere Chiesa è un cammino per entrare in questa ampiezza di Dio […] nel cammino sinodale, l’ascolto deve tener conto del sensus fidei, ma non deve trascurare tutti quei “presentimenti” incarnati dove non ce l’aspetteremmo: ci può essere un “fiuto senza cittadinanza”, ma non meno efficace. Lo Spirito Santo nella sua libertà non conosce confini, e non si lascia nemmeno limitare dalle appartenenze […] Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza. Non siate disincantati, preparatevi alle sorprese. (cfr. Asina di Baalam)».
Il “fiuto” del mondo universitario, con i suoi giovani e suoi professori, con i suoi processi accademici e le sue ricerche, è quanto mai utile per la Chiesa e la pastorale universitaria. È un prezioso avamposto per lanciare “ponti sinodali” verso un ambiente culturale che può offrirci molto, anche per comprendere e discernere l’odierno cammino ecclesiale. L’esperienza avviata in questi mesi nel contesto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con la formazione di una trentina di gruppi appare incoraggiante e sta suscitando interesse nelle diverse componenti della comunità universitaria.
2. Gli scenari inediti che ci interpellano
Quelli che stiamo vivendo sono mesi particolari, contrassegnati da grandi avvenimenti e da situazioni imprevedibili e inedite che “rendono ancor più epocale il cambiamento d’epoca” a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Il gioco di parole è voluto per sottolineare la straordinarietà dei fatti e le molteplici ricadute che hanno sulla vita di tutti gli uomini, ad ogni latitudine e in ogni contesto socio-culturale. Agli sconvolgimenti causati dalla pandemia, da cui faticosamente stiamo uscendo ma non senza gravi strascichi anche per la realtà universitaria, si è aggiunta ora la guerra in Ucraina che ha destabilizzato il cuore dell’Europa aprendo nuovi scenari e nuove dinamiche internazionali di cui è difficile prevedere, ad oggi, gli sviluppi.
Ancora i docenti e gli studenti non hanno ripreso a pieno regime la vita universitaria e già ci troviamo immersi in un nuovo scenario di precarietà di cui, anche se non percepiamo direttamente i rombi delle armi vediamo chiaramente e tocchiamo con mano la complessità del quadro socio- economico che si vanno delineando, basta pensare alle questioni dei profughi e delle risorse energetiche.
Tutto questo interpella in modo particolare il mondo giovanile, non ancora del tutto ripresosi dallo stordimento generato dalle conseguenze della pandemia, e anche il contesto universitario come presidio culturale e scientifico che può offrire utili e illuminanti chiavi di lettura di quanto sta accadendo. Tutto questo rende ancora più evidente la necessità di innescare processi virtuosi che aiutino le comunità, nel nostro caso la comunità universitaria, a non smarrirsi e a sviluppare una corretta capacità di discernimento. Fondamentale a questo proposito è il contributo che viene proprio da uno sguardo di fede che significa: consapevolezza delle fragilità e delle miserie umane, fiducia nella misericordia divina, assunzione di atteggiamenti che favoriscano la riconciliazione e il perdono, impegno solidale e concreto verso chi soffre, capacità di dare risposte non emotive ma frutto di un sapiente discernimento in grado di superare, da subito e per il futuro, tutte quelle situazioni che possono innescare condizioni di conflittualità e violenza.
L’università deve essere pensata e vissuta anche come un grande “laboratorio di pace” per la ricchezza del suo patrimonio culturale, perché è uno degli ambienti a maggior tasso di internazionalizzazione, perché luogo dove si coltiva un sapere che non può essere fine a se stesso ma che deve essere, costantemente e con sapienza, finalizzato al bene dell’umanità, alla giustizia, alla concordia tra i popoli, consapevoli di quanto denunciato da Papa Francesco nella Fratelli tutti: «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male» (n. 261). Non stanchiamoci di contribuire, per quanto nelle nostre possibilità, a fare delle università un presidio di pace, un campus di dialogo e di accoglienza delle diversità, un crocevia di intelligenze, di cuori e di mani da cui possa scaturire un contributo alla fratellanza universale (cfr. Christus vivit, n. 222).
3. Alcune trasformazioni in atto con cui misurarci
Dobbiamo essere consapevoli delle profonde trasformazioni determinate dalla pandemia, soprattutto in ordine all’impatto delle tecnologie introdotte per la didattica a distanza. L’esperienza di questi due anni ha certificato che l’attività da remoto attraverso le strutture telematiche non è in alcun modo comparabile con la presenza fisica in un ambiente universitario. La qualità delle relazioni con i coetanei, il rapporto con i docenti, l’utilizzo delle infrastrutture, dalle biblioteche agli spazi aggregativi, così come la possibilità di condividere tanti altri momenti che fanno da corollario al percorso accademico sono parte integrante e insostituibile di un’autentica esperienza universitaria, non riducibile al solo conseguimento dei titoli.
Vediamo che ancora sia i docenti sia gli studenti fanno una certa fatica a riprendere il ritmo di vita e a rientrare nel dinamismo proprio dell’essere in presenza e condividere fisicamente gli “spazi esistenziali” dell’Ateneo. Qualche calcolo di illusoria convenienza e qualche strascico di malsane abitudini casalinghe, contratte durante la pandemia, rischiano di condizionare il vissuto comunitario degli atenei anche dopo la fine delle limitazioni. Mentre certamente si potranno sfruttare al meglio le acquisizioni e le strumentazioni tecnologiche che la pandemia ci ha spinto ad adottare generando una positiva accelerazione per quanto concerne nuove e più efficaci modalità di didattica integrata, di ricerca e di relazioni internazionali. Anche la pastorale universitaria, che ha già fatto i conti con questa nuova situazione sviluppando interessanti proposte, dovrà comunque ripensarsi e utilizzare al meglio le nuove opportunità, contribuendo anche a drenare gli effetti negativi e le scorie che i due anni di pandemia hanno lasciato nella vita di tutti i membri della comunità universitaria.
Oltre questi eventi straordinari che segnano profondamente l’attività pastorale, dobbiamo cogliere anche i fattori di cambiamento che derivano dai processi europei e interessano in modo particolare il mondo universitario. L’impatto del PNRR, anche se non dovrebbe comportare riforme strutturali nell’organizzazione accademica, inciderà profondamente sull’orientamento della ricerca e sull’innovazione tecnologica. I diversi miliardi messi a disposizione del sistema universitario saranno destinati alla creazione di infrastrutture per la ricerca e per l’innovazione oltre che alla creazione e al rafforzamento di ecosistemi. Sarà ulteriormente sviluppato il collegamento degli Atenei con le realtà industriali e gli enti di
ricerca per dare una forte spinta all’innovazione. Di fronte a questo scenario l’attività pastorale può restare spiazzata, ma è importante non rimanere estranei e magari cercare di capire attraverso i contatti con le strutture, preposte nei singoli atenei all’attuazione del PNRR, che cosa concretamente verrà sviluppato in ogni singola realtà. Grazie a questo piano verranno assunti anche nuovi ricercatori, come nei mesi scorsi sono stati finanziati molti dottorati di ricerca straordinari. Il monitoraggio di questi processi può aiutare a comprendere meglio le trasformazioni in atto nel sistema accademico italiano. Questa attenzione è di vitale importanza per non ritrovarsi spiazzati e ai margini, di fronte ad un contesto universitario in rapida e profonda trasformazione.
4. Le prospettive pastorali
Nel contesto del cammino sinodale appare necessario innestare il lavoro specifico fatto all’interno degli atenei nel più vasto campo della pastorale della cultura. Superare la visione settoriale e un approccio circoscritto agli ambienti universitari consentirebbe di dare un maggiore respiro ecclesiale e svolgere quel ruolo di ascolto, dialogo e fermento culturale che è anche l’anima profonda e il senso ultimo di questa prima parte del cammino sinodale. Nella seconda fase poi, dedicata al “discernimento sapienziale”, sarà ancora più importante il contributo degli uomini di cultura e delle istituzioni accademiche espressamente chiamate in causa nei documenti preparatori e nella programmazione. Il cammino sinodale ci offre la possibilità di un ripensamento della pastorale universitaria per ampliarne gli orizzonti e per ridefinirne gli obiettivi.
Questo sguardo più ampio e più coinvolgente a livello ecclesiale e culturale non deve far venir meno il nostro peculiare interesse per la dimensione educativa che ha negli studenti universitari il focus privilegiato, anche se non esclusivo. È uno sguardo sollecitato anche dal Patto educativo globale promosso da Papa Francesco L’attenzione agli studenti ci rimanda alla pastorale giovanile e alla necessità di raccordarsi con essa sia nelle diocesi dove c’è una forte presenza di atenei sia per seguire in modo appropriato i giovani della comunità diocesana che stanno vivendo questa esperienza con tutto il carico di novità e di mobilità fisica ed esistenziale che questo comporta.
Le indagini e l’esperienza diretta ci dicono che l’indifferenza e il relativismo hanno preso il posto delle ideologie e dei pregiudizi, ma nello
stesso tempo riemerge una domanda di senso e la ricerca di incontri e di esperienze significative. Questo nuovo humus rende il territorio universitario meno impermeabile e più reattivo di fronte a proposte che abbiano la capacità di intercettare la sensibilità e gli interessi degli studenti universitari. Una mappa interessante di possibili processi virtuosi da sviluppare ci è stata offerta dal Manifesto per l’Università sottoscritto dalla CEI e dalla CRUI. È un documento da riprendere e rilanciare creando commissioni e gruppi di lavoro all’interno degli atenei con l’obiettivo di approfondirlo e attuarlo.
Infine, e concludo, il nostro sguardo non deve perdere di vista la realtà dei collegi universitari che ci consentono di essere maggiormente a contatto con gli studenti e di sviluppare con loro progetti educativi di ampio respiro. L’indagine che verrà presentata nel contesto di questo convegno ci offre preziose indicazioni per ridefinire e rendere ancora più efficace la nostra proposta educativa, senza dimenticarci che anche i collegi sono espressione di una Chiesa che vuole essere comunità accogliente, educante ed evangelizzante.
Dal punto di vista ecclesiale, oltre tutte le più accurate attenzioni pedagogiche e formative è fondamentale offrire ai giovani l’opportunità di una crescita integrale che trova nella fede uno dei fattori di maggiore apertura e la sintesi esistenziale più preziosa affinché ciascun universitario possa vivere in pienezza il tempo dello studio e, soprattutto, prepararsi ad affrontare una società complessa scoprendo e rispondendo con coraggio alla propria vocazione e dando il proprio contributo alla realizzazione di un mondo pacificato, fraterno e solidale. I giorni tristi che stiamo vivendo con la guerra in Ucraina rendono tutto questo ancora più urgente e necessario. Per cui auguro di cuore a tutti buon lavoro ringraziando anche a nome dei vescovi italiani per il generoso e prezioso servizio pastorale che tutti voi state svolgendo con grande passione umana e sincero spirito ecclesiale.
Qui link all’articolo nel sito dell’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e L’Università