Il Progetto catechistico diocesano prende il nome dalla città della Samaria Sicar, luogo dell’incontro di Gesù con la donna samaritana presso la sorgente di Giacobbe: un incontro che si rivela generativo, capace di aprire nuovi percorsi di fede nel cuore della donna, ma anche della folla che ascolta meravigliata il suo racconto. La pagina di Giovanni ci presenta lo stile di Gesù evangelizzatore e suggerisce la dinamica per un annuncio efficace del Vangelo. E’ mezzogiorno, l’ora più calda della giornata; Gesù si siede vicino al pozzo di una città della Samaria, regione non particolarmente amata dai Giudei. E’ solo, forse perché l’ora è insolita per attingere acqua al pozzo, sola è anche la donna che sembra uscire di casa di nascosto. Il dialogo avviene in un contesto di fatica quotidiana, in un luogo e in un tempo precisato con cura dall’evangelista, uno spazio di ordinaria ferialità nel quale, come spesso accade, si manifesta la straordinarietà di un incontro che cambia la vita.
“Dammi da bere”: Gesù parte dalla vita, dai gesti della quotidianità, non ha paura di rivolgersi a una samaritana, di condividere presso il pozzo la sete degli uomini. È lo stile di chi si fa partecipe dell’esistenza altrui, ne condivide le gioie e le fatiche, proprio come insegna il Concilio: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1). Se non c’è questo approdo esistenziale nella terra dell’interlocutore il messaggio del Vangelo rischia di non arrivare.
“Se conoscessi il dono di Dio”: A partire dalle domande del suo interlocutore Gesù approfondisce la questione: parla di Dio e del suo mistero, del modo con cui intende essere conosciuto e adorato. Non si ferma alla sete di acqua ma risveglia una sete più profonda: se conoscessi il dono di Dio! La catechesi non si limita a delle suggestioni ma conduce al cuore del Vangelo, non si ferma alla superficie ma porta con sé la passione dell’approfondimento e della ricerca, perché Cristo e il suo messaggio siano adeguatamente conosciuti: «Il catechista è chiamato a rendere esplicita tutta la ricchezza del mistero di Cristo, colta in modo globale» (RdC 187).
“Va’ a chiamare tuo marito”: Gesù interpella ulteriormente la vita ma nella direzione di una trasformazione. La donna è chiamata in causa nelle sue scelte affettive e matrimoniali, le parole di Gesù restituiscono verità al suo comportamento ma anche ai suoi autentici desideri. Era arrivata al pozzo da sola, quasi nel nascondimento, e ora corre a chiamare altre persone per coinvolgerle nella gioia del suo incontro: annuncia a tutti che Gesù è il messia atteso, la sua vita non sarà più come prima. La catechesi opera una trasformazione: suggerisce nuovi atteggiamenti, scelte radicali in relazione a Cristo e al suo Vangelo. «L’insegnamento catechistico mira all’educazione cristiana integrale di quanti lo ascoltano: deve cioè portarli a una coerente testimonianza di vita» (RdC 188).
Dalla vita al Vangelo e dal Vangelo alla vita: il Progetto Sicar attinge allo stile di Gesù e lo traduce in quel dinamismo noto ai catechisti come “regola delle 3 A” (affascinare, approfondire, assimilare). E’ il filo rosso di tutti gli itinerari, il movimento che ha orientato fin dagli inizi la stesura di ogni incontro, per consegnare ai catechisti non una strategia accattivante ma un metodo originale. E per originale non si intende nuovo o stravagante ma fedele all’origine, a quell’annuncio di Gesù che è risuonato con straordinaria freschezza anche nella poco ospitale terra della Samaria.
(Francesca Negro)