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Una catecumena riceverà i sacramenti dell'Iniziazione Cristiana in cattedrale, la notte di Pasqua 2023

La gioia di Silvana

La celebrazione annuale della Pasqua, per tutta la Chiesa, è una preziosa occasione di rinnovamento! Rinnovamento della memoria grata per il dono dell’Amore di Dio che, in Cristo suo Figlio morto e risorto, si fa visibile, tangibile, incontrabile. Rinnovamento della Chiesa stessa che, nella dinamica liturgica, entra in quel processo di rinascita che l’amore vivificante del Signore sa operare. Rinnovamento della fede dei cristiani che, memori delle grazie del Battesimo, possono lasciarsi trasformare nel profondo dalla Carità di Cristo: liberati dal peccato possono camminare sulle strade del mondo e diffondere il profumo di Cristo che rende più umana ogni vita. Rinnovamento della storia e dell’umanità che, quando si rende disponibile all’incontro col Signore, rifiorisce e riceve vita in abbondanza. Tutto il triduo pasquale accompagnerà le nostre comunità a lasciarsi incontrare dall’Amore che rinnova e dona vita. La Veglia Pasquale, in particolare, offrirà l’occasione di rendere presente nel tempo l’eterno Amore di Dio.

In cattedrale a Treviso

Durante la Veglia che il Vescovo presiederà in cattedrale, a Treviso, nella notte tra l’8 e il 9 aprile, un’adulta della nostra Diocesi, Silvana, della parrocchia di S. Liberale in Castelfranco Veneto, celebrerà i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Sarà immersa nell’acqua battesimale, sarà confermata con il Sacro Crisma, si accosterà per la prima volta al banchetto eucaristico. Abbiamo chiesto a Silvana di condividere il suo cammino e la sua storia e alla sua catechista di offrirci il racconto dell’accompagnamento di Silvana, a nome della comunità.

 

La voce di Silvana

“Come sono arrivata ad abbracciare la fede”“Il significato di fede che ha accompagnato la mia infanzia – racconta Silvana – è strettamente legato a un’elevata “attitudine spirituale” che pone al centro l’Amore come il vero motore dell’Universo, la vera “Essenza di Dio”, al di là di ogni cultura religiosa particolare. Ho imparato che la fede è un processo che dura tutta la vita, un processo continuo di apprendimento e di crescita interiore e la mia esperienza personale mi insegna che il modo di credere è strettamente legato al contesto culturale dove nasci e vivi. Il Signore misericordioso mi ha sempre accompagnata, con pazienza ha raccolto tutti i pezzi della mia vita e mi ha aiutata a mettere insieme la mia storia. Lui ci dona “gli strumenti” per poterli usare nel suo nome, e viene ad abitare dove lo lasciamo entrare. Il profeta Isaia ci dice: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” come un inno alla vita, alla speranza, al futuro. Il Signore decide così di intervenire nella mia vita e lo fa attraverso l’incontro con una persona, un sacerdote, che ha illuminato la nostra famiglia. Ha accompagnato i miei tre figli al battesimo e io, insieme a loro, ho scoperto la gioia di vivere in Gesù Cristo. Ho realizzato che la gioia di vivere in Lui non è una gioia come le altre. È una gioia speciale, una gioia misteriosa che riguarda ciò che mi identifica nel profondo del mio essere. E’ la gioia di vivere nella Sua pienezza. “Avere la vita” (Gv 10,10), questo verso ci racconta esattamente come avviene il passaggio da una vita come condizione, alla vita come vocazione. Vivere da cristiani per me significa essere capace di trasmettere questa gioia e questo modo di vivere, questa luce che ricevo, nelle relazioni, nella quotidianità, in ogni luogo dove mi trovo”.

Maria Teresa, la catechista

Maria Teresa, la catechista“Ho accompagnato diverse persone adulte al Battesimo, nella notte di Pasqua. Ogni volta si è rivelata un’esperienza unica. Si è sempre

manifestato però lo stesso sentimento di gioia e stupore, che ogni volta ha invaso anche il mio cuore, fino alla commozione, rinnovando in me la fede nel cammino cristiano. L’incontro con Silvana si è rivelato ancora una volta speciale. Il suo desiderio di diventare cristiana mi ha toccato il cuore. I nostri incontri di preparazione sono stati dei veri dialoghi di fede, con uno sguardo sempre attento al Vangelo e alla sua attualità, riscontrabile nella nostra vita quotidiana. Lei aveva già compreso gli insegnamenti di Gesù e aveva già assaporato l’amore che da Lui scaturisce, per questo ha chiesto il Battesimo

 prima per i suoi figli e poi per sé. È giunta consapevole e matura nella sua scelta all’appuntamento con la Pasqua, chiedendo di diventare figlia di Dio e di entrare nella Chiesa. Nelle altre veglie pasquali a cui ho partecipato, gli adulti che hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, erano certamente più numerosi. Il fatto che in questa veglia, a Treviso, ci sia “solo” Silvana ha fatto risuonare in me una frase del Vangelo di Luca “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta”. Il mantello bianco ricevuto nella notte di Pasqua e che Silvana terrà con sé fino a Pentecoste, sarà segno tangibile che è nata a vita nuova e si è rivestita della luce di Cristo! A noi non resta che accoglierla a braccia aperte nella nostra comunità. Il Signore proprio non si stanca di stupirci e di chiamare nuovi testimoni”.

(A cura del Servizio diocesano per il Catecumenato)

 


Il tempo della mistagogia

Una semplice spiegazione e alcuni suggerimenti

Il tempo della mistagogia prende avvio con la celebrazione dei sacramenti iniziatici e si conclude con la fine del tempo Pasquale. L’obbiettivo di questo tempo è di accompagnare i primi passi dei neofiti nell’avventura della loro vita, illuminata dalla Grazia di Cristo.

Nel File qui sotto, sono offerti, oltre ad una semlice spiegazione del “tempo della mistagogia”, alcuni suggerimenti per accompagnare i neofiti nei loro primi passi nella comunità cristiana. 

 

Infine, è offerto un semplice suggerimento per vivere il rito di desposizione della veste battesimale, da celebrare nella Solennità di Pentecoste.

Cliccando QUI è possibile accedere a del materiale ulteriore per comprendere e vivere il tempo della mistagogia.

FILE: MISTAGOGIA_spiegazione e suggerimenti


L’Amore che fa rinascere a vita nuova

Nella veglia pasquale dello scorso 16 aprile, 11 fratelli e sorelle hanno celebrato il battesimo, la confermazione e si sono accostati per la prima volta alla comunione eucaristica

Rinascere a vita nuova! È questa l’esperienza che l’incontro con l’amore del Signore permette di fare a chi si lascia avvolgere da Lui, che è misericordia. La vita riprende vigore, le ferite sono guarite e sanate, la libertà si apre alla carità.

Questa esperienza profondamente umana, e per ciò profondamente spirituale, è donata in maniera speciale durante la celebrazione dei sacramenti, nella Chiesa. Sono segni e parole che significano la Grazia di Dio, che la rendono presente nel qui ed ora della storia degli uomini. L’amore del Cristo, già consegnato una volta per tutte nella sua passione, morte, risurrezione, è celebrato, vissuto, reso presente e accolto ogni volta che la Chiesa invoca il Padre, nel Figlio, per mezzo dello Spirito Santo.

Cuore dell’incontro sacramentale con la Grazia è propriamente la Veglia Pasquale, durante la quale la Chiesa, comunità dei salvati, celebra il mistero dell’amore del Signore.

In cattedrale a Treviso, in questa Pasqua, undici fratelli e sorelle provenienti dalle comunità della nostra diocesi, vivranno questa esperienza di rinnovamento e saranno incorporati in Cristo, diventando cristiani.

Undici storie diverse, undici cammini differenti che scelgono liberamente di consentire allo Spirito di soffiare nelle loro vite, di dare vigore alle loro scelte, per rinascere a vita nuova.

Il loro cammino di riscoperta della bellezza della fede in Cristo Gesù è iniziato molto tempo addietro. Hanno condiviso con le loro comunità l’entusiasmo della scoperta, la fatica della fedeltà, l’inquietudine della ricerca. Sono stati accompagnati dalla preghiera di tanti fratelli e sorelle che li hanno continuamente affidati al Signore.

All’inizio della quaresima, sono stati eletti per celebrare i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Nel tempo della purificazione hanno celebrato gli scrutini e hanno precisato e purificato il loro cuore e i loro desideri. Durante la Veglia Pasquale, in comunione con tutta la Chiesa, celebrano il Battesimo, la Confermazione e si accostano per la prima volta alla Comunione Eucaristica.

Se da un lato la loro iniziazione è compiuta, perché entrano a pieno titolo nella comunità dei salvati, dall’altro lato la loro vita cristiana inizia. Rinnovati dalla grazia di Dio, sono chiamati e chiamate a rientrare nel quotidiano delle loro vite facendo fiorire attorno a loro il giardino di Pasqua.

Ogni battezzato e ogni comunità, nel momento in cui lascia operare lo Spirito del Risorto e collabora liberamente alla sua azione, rinasce a vita nuova e diventa capace di trasformare il mondo, sotto il segno della Carità di Cristo.

Che questa Pasqua sia per tutta la Chiesa diocesana l’occasione per rinascere come Chiesa del Risorto. Celebrando il cuore della carità di Dio, le nostre comunità possano rinascere a vita nuova per essere capaci di continuare nel mondo a far fiorire la vita e la carità.

L’itinerario catecumenale di questi unici neofiti sia per tutta la Diocesi ispirazione e stimolo a riprendere con vigore la sua missione e a ricentrare la sua azione sull’unica cosa necessaria: far fiorire il Vangelo tra le pieghe della storia.

Don Marco Piovesan
Responsabile per il servizio diocesano per il catecumenato


L’omelia del Vescovo nella messa di Pasqua: “Se Cristo è davvero risorto, allora possiamo sperare”

Omelia del vescovo Michele Tomasi nella messa del giorno di Pasqua – cattedrale di Treviso – 17 aprile 2022:

Cari fratelli e sorelle in Cristo: «Buona Pasqua»!

Anche oggi siamo riuniti insieme per celebrare la vittoria sulla morte, la Risurrezione di Cristo, il Vangelo di una tomba vuota che sconvolge tutto ciò che siamo pronti ad accogliere e a credere.

È alla durezza e all’inevitabilità apparente del male, infatti, che nel concreto siamo abituati e disposti a credere. Vediamo il male, ne percepiamo la forza brutale, l’inesorabile presenza nella nostra vita.

Soprattutto in questi nostri tempi inquieti e dolorosi, non reggono più le sicurezze che ci eravamo costruiti, la fede ingenua in una bontà conquistata dall’umanità, nell’impossibilità del ritorno, anche nella nostra pacifica Europa, alla barbarie della guerra. Invece, ecco di nuovo irrompere la ragione irragionevole della forza bruta che porta all’arbitrio del più forte, la lotta di tutti contro tutti, e ancora risuonare la triste profezia come unica parola di apparente saggezza: «homo homini lupus»: l’uomo è lupo per l’altro uomo.

È doloroso, ma non ci sorprende: la guerra in Europa è solo l’ultima di una serie che continua ad insanguinare ogni parte del mondo; la violenza e la sopraffazione sono all’ordine del giorno a tantissimi livelli, la precarietà e la fragilità della vita ci sono ormai quotidianamente presenti attraverso le vicende della pandemia, la diseguaglianza sembra essere inevitabile corollario di ogni attività umana.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

Ma ecco, ancora una volta, si ripresenta l’annuncio di una tomba vuota. Anche i tentativi di darsi una spiegazione plausibile, come il trafugamento del corpo, una prima teoria del complotto. E ci sono corse avanti e indietro tra il sepolcro ed il cenacolo, annunci non creduti, testimonianze ritenute poco attendibili, sguardi che non riescono a rendersi conto del senso di quanto stanno vedendo.

Ma quel sepolcro vuoto è lì.

Nulla nella storia sino ad ora è riuscito a cancellarne la presenza.

Il dato di fatto di un sepolcro vuoto.

E la testimonianza delle donne, degli apostoli, dei testimoni. Sono stati costretti ad accogliere l’impossibile, a credere l’incredibile e a darne testimonianza, con le parole e con il cambiamento di vita.

I testimoni hanno rimesso in gioco la loro vita non per un’invenzione, non per una teoria o una riflessione teologica, non perché incapaci di accettare la durezza della vita. Essi testimoniano perché hanno incontrato il Risorto:

E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10, 39-41).

Noi siamo qui ora perché siamo in una tradizione ininterrotta di persone che hanno creduto a questo annuncio, e che vivendo a partire da esso hanno incontrato a loro volta il Signore: nella Parola, nei Sacramenti, nella comunità, nei poveri, nei piccoli e nei fragili, nelle vicende della vita.

Il nostro augurio di “buona Pasqua” diventa, allora, l’atto più forte e rivoluzionario che possiamo compiere, se è animato e mosso dalla fede nella vittoria di Cristo sul male e sulla morte.

Se Cristo è davvero risorto, allora possiamo sperare.

Allora c’è una forza di vita nella nostra esistenza, allora la speranza non è un’illusione. Allora ci si può impegnare a favore del bene, allora vince la vita. Anche se non sembra. Anche al cospetto di chi pensa di costruire, in un delirio di onnipotenza, la vita su lutti e macerie: anche se la violenza sembra forte, essa è sconfitta da se stessa, perché genera solamente atti di morte.

Il vero realismo diventa allora la fede nella vita, il perdono reciproco, la fraternità vissuta come dono e benedizione, l’impegno per prendersi cura gli uni degli altri, la fatica di rimanere fedeli nell’amore, il continuo sforzo di disarmare i cuori, le menti, le coscienze. La fiducia nella costruzione di un’Europa autentica casa di pace.

L’uomo non rimane allora nemico, non più avversario, ma amico, compagno di strada, fratello e sorella da accogliere e da amare.

«Homo homini amicus, frater”.

Conversione dello sguardo, della mente, del cuore, della vita.

Grazie alla forza donata da Dio.

Grazie alla Risurrezione di Cristo.

Grazie alla presenza qui, tra noi, del vivente, amante della vita.

 


Celebrata in cattedrale la solenne Veglia pasquale presieduta dal Vescovo

“Il dono della Pasqua è accettare il dono di Dio: diventare ogni giorno «nuovi», più luminosi e belli, più vivi”

“La proclamazione della Pasqua, che celebriamo in questa santa Notte, nella «madre di tutte le veglie» è davvero il centro di tutta la nostra fede, il fondamento di ogni nostra speranza, ed è il cuore che genera e sostanzia ogni nostro atto di amore”:  nella solenne Veglia pasquale in cattedrale, questa sera, il Vescovo ha iniziato così l’omelia, dopo la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, all’esterno, e dopo la Liturgia della Parola che ha ripercorso e fatto rivivere le tappe della storia della salvezza. Nel corso della celebrazione undici catecumeni hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana.

“Tutta la vita della Chiesa è un continuo celebrare la Pasqua, meditarne il senso e il significato, approfondirne il valore – ha ricordato mons. Tomasi -. Tutta l’esistenza della Chiesa e dei discepoli di Cristo è una celebrazione della vita nuova ricevuta in Cristo, risorto e vivo in mezzo a noi”.

E l’ingresso in questa vita nuova ci è donato nel Battesimo, nel quale siamo immersi in Lui, “nel dono di amore che è la sua morte, e siamo resi capaci di una “novità di vita”. Proclamare oggi la nostra fede nella Risurrezione di Cristo – ha sottolineato il Vescovo -, significa tornare alle sorgenti della vita nuova che ci è stata donata. Il cammino della nostra vita sarà allora un continuo ritorno a questa origine, disponibilità quotidiana a rinunciare al potere della morte, del sospetto, della paura”.

“Cari fratelli e sorelle in Cristo, e soprattutto voi, cari catecumeni che ora sarete inseriti in Cristo mediante il battesimo, questo è il dono della Pasqua: accettare il dono di Dio, diventare ogni giorno «nuovi», più luminosi e belli, più vivi. La continua conversione a ciò che il Risorto ci dona nel battesimo è quanto possiamo fare di più potente per il bene del mondo: credere in Dio, cercare la nostra guida soltanto in Cristo e rimanere saldi con Lui contro il male, la morte, la guerra, la violenza. Condividere la vita vera da Figli di Dio, fratelli e sorelle, tutti”.

 

L’omelia integrale del Vescovo:

Veglia pasquale – 16 aprile 2022

Cattedrale di Treviso

La proclamazione della Pasqua, che celebriamo in questa santa Notte, nella «madre di tutte le veglie» è davvero il centro di tutta la nostra fede, il fondamento di ogni nostra speranza, ed è il cuore che genera e sostanzia ogni nostro atto di amore.

Tutta la vita della Chiesa è un continuo celebrare la Pasqua, meditarne il senso e il significato, approfondirne il valore. Tutta l’esistenza della Chiesa e dei discepoli di Cristo è una celebrazione della vita nuova ricevuta in Cristo, risorto e vivo in mezzo a noi.

L’ingresso in questa vita ci è donato nel battesimo, esso “sancisce l’appartenenza dei cristiani a Cristo vivente” (Pino Stancari). Dobbiamo continuare a meditarlo e poi dobbiamo davvero continuare a crederlo: Cristo risorto, il principio della vita nuova è il Cristo crocifisso e morto sulla croce.

Dobbiamo ricordarlo sempre, perché come ci insegna San Paolo – e ci viene annunciato ogni anno, in questa liturgia della notte – se siamo battezzati in Gesù “siamo battezzati nella sua morte”, “siamo stati sepolti insieme a lui nella morte”.

Nel battesimo è morto ciò che siamo in quanto figli di Adamo, ciò che siamo come eredi di Caino, inizia una vita nuova, in Cristo.

Muore tutto ciò che ci fa mettere noi stessi al centro dell’esistenza, muore la nostra pretesa di essere noi stessi il dio della nostra esistenza, muore l’uomo vecchio che cerca con affanno di vincere la morte con le sue sole forze. E così non fa altro che continuare a generare morte.

E come la morte non ha più potere su Cristo Gesù, risorto dai morti, così anche noi, se lasciamo inchiodare l’uomo vecchio sulla croce, saremo “viventi per Dio, in Cristo Gesù”.

Non veniamo liberati dalla nostra condizione mortale, né dalla sofferenza, e nemmeno dalle prove. Dovremo essere sottoposti a prove, subiremo sofferenze, dovremo morire.  Ma non saremo più schiavi, non saremo più guidati dalla paura della morte. Il peccato non ci domina, la mortalità non ci contiene: siamo grandi della stessa vita di Dio, che ci è donata, completamente donata e mai costruita da noi stessi o conquistata dalla volontà o dalla forza.

La nostra vita è tutta racchiusa in questa tensione: tra l’essere morti, liberati dal potere della morte e ancora mortali, liberi dal male perché inseriti realmente in Cristo e ancora in un cammino che fa rivivere l’uomo vecchio, che vive cioè ancora il sospetto primordiale di Adamo verso Dio e la scelta omicida di Caino verso il fratello.

Ma il dono di Dio è irrevocabile: nel battesimo siamo immersi in Lui, nel dono di amore che è la sua morte, e siamo resi capaci di una “novità di vita”.

Proclamare oggi la nostra fede nella Risurrezione di Cristo, significa tornare alle sorgenti della vita nuova che ci è stata donata.

Il cammino della nostra vita sarà allora un continuo ritorno a questa origine, disponibilità quotidiana a rinunciare al potere della morte, del sospetto, della paura.

Ascoltiamo un padre della Chiesa a questo proposito:  “Non pensare che il rinnovamento della vita, che si dice avvenuto una sola volta, sia sufficiente; ma continuamente ogni giorno bisogna fare nuova, se si può dire, la stessa novità. Come infatti l’uomo vecchio continua ad invecchiare e di giorno in giorno si fa più senescente, così anche questo nuovo continua a rinnovarsi e non c’è mai un tempo in cui il suo rinnovamento non si accresca. Camminiamo in novità di vita, mostrandoci ogni giorno nuovi a colui che ci risuscitò con Cristo, e per così dire più belli, cercando in Cristo come in uno specchio la bellezza del nostro volto e, contemplandovi la gloria del Signore, trasformiamoci nella sua stessa immagine, poiché Cristo risorgendo dai morti dalle bassezze terrene è asceso alla gloria della maestà del Padre” (Origene).

Cari fratelli e sorelle in Cristo, e soprattutto voi, cari catecumeni che ora sarete inseriti in Cristo mediante il battesimo, questo è il dono della Pasqua: accettare il dono di Dio, diventare ogni giorno «nuovi», più luminosi e belli, più vivi.

La continua conversione a ciò che il Risorto ci dona nel battesimo è quanto possiamo fare di più potente per il bene del mondo: credere in Dio, cercare la nostra guida soltanto in Cristo e rimanere saldi con Lui contro il male, la morte, la guerra, la violenza.

Condividere la vita vera da Figli di Dio, fratelli e sorelle, tutti.

 

 


L’amore che fa rinascere: undici battezzati giovani e adulti nella veglia pasquale

Rinascere a vita nuova! E’ questa l’esperienza che l’incontro con l’amore del Signore permette di fare a chi si lascia avvolgere da Lui, che è misericordia. La vita riprende vigore, le ferite sono guarite e sanate, la libertà si apre alla carità. Questa esperienza profondamente umana, e per ciò profondamente spirituale, è donata in maniera speciale durante la celebrazione dei sacramenti, nella Chiesa. Sono segni e parole che significano la Grazia di Dio, che la rendono presente nel qui ed ora della storia degli uomini. L’amore del Cristo, già consegnato una volta per tutte nella sua passione, morte, risurrezione, è celebrato, vissuto, reso presente e accolto ogni volta che la Chiesa invoca il Padre, nel Figlio, per mezzo dello Spirito Santo.
Cuore dell’incontro sacramentale con la Grazia è la Veglia pasquale, durante la quale la Chiesa, comunità dei salvati, celebra il mistero dell’amore del Signore. In cattedrale a Treviso, in questa Pasqua, undici fratelli e sorelle provenienti dalle comunità della nostra diocesi, vivranno questa esperienza di rinnovamento e saranno incorporati in Cristo, diventando cristiani. Undici storie diverse, 11 cammini differenti che scelgono liberamente di consentire allo Spirito di soffiare nelle loro vite, di dare vigore alle loro scelte, per rinascere a vita nuova. Il loro cammino di riscoperta della bellezza della fede in Cristo Gesù è iniziato molto tempo addietro. Hanno condiviso con le loro comunità l’entusiasmo della scoperta, la fatica della fedeltà, l’inquietudine della ricerca. Sono stati accompagnati dalla preghiera di tanti fratelli e sorelle che li hanno continuamente affidati al Signore.
All’inizio della Quaresima, sono stati eletti per celebrare i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Nel tempo della purificazione hanno celebrato gli scrutini e hanno precisato e purificato il loro cuore e i loro desideri. Durante la Veglia pasquale, in comunione con tutta la Chiesa, celebrano il Battesimo, la Confermazione e si accostano per la prima volta alla Comunione eucaristica. Se da un lato la loro iniziazione è compiuta, perché entrano a pieno titolo nella comunità dei salvati, dall’altro la loro vita cristiana inizia. Rinnovati dalla Grazia, sono chiamati a rientrare nel quotidiano delle proprie vite facendo fiorire attorno a loro il giardino di Pasqua.
Ogni battezzato e ogni comunità, nel momento in cui lascia operare lo Spirito del Risorto e collabora alla sua azione, rinasce a vita nuova e diventa capace di trasformare il mondo, sotto il segno della Carità di Cristo. Che questa Pasqua sia per tutta la Chiesa diocesana l’occasione per rinascere come Chiesa del Risorto. Celebrando il cuore della carità di Dio, le nostre comunità possano rinascere a vita nuova per essere capaci di continuare nel mondo a far fiorire la vita e la carità. L’itinerario catecumenale di questi neofiti sia per tutta la Diocesi ispirazione a riprendere con vigore la sua missione e a ricentrare la sua azione sull’unica cosa necessaria: far fiorire il Vangelo tra le pieghe della storia.

(don Marco Piovesan)


RITO di ELEZIONE – 6 MARZO 2022

12 catecumeni sono stati eletti per celebrare i sacramenti dell'Iniziazione Cristiana nella prossima Veglia Pasquale

Dodici: numero dallo squisito sapore biblico. Sono proprio dodici i catecumeni che, nella nostra diocesi, celebreranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella prossima veglia pasquale, la notte del 16 aprile prossimo. Dodici cammini diversi, dodici traiettorie personali che si ritrovano accumunate dal desiderio di diventare cristiani.

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