I quaderni del primo Catechismo scritto a mano da Pio X

Gli originali sono conservati a Salzano e sono diventati una edizione anastatica numerata

 
Il “Catechismo di Salzano” è un documento preziosissimo, anche se si tratta solo di due quaderni a righe, come quelli che adoperano i nostri ragazzi di scuola elementare: sono vergati dall’autore con una calligrafia nitida e densa, con pochissimi pentimenti e rare correzioni, e sembrano scritti come di getto, nella scrittura nota e caratteristica del santo parroco di Salzano.
I due quaderni, che si trovavano nell’Archivio Vescovile di Treviso, dal 2005 sono conservati nel Museo San Pio X di Salzano, grazie alla “concessione in comodato d’uso a titolo gratuito e a tempo indeterminato”, firmata da mons. Andrea Bruno Mazzocato a Treviso il 16 novembre 2005, 121° anniversario della elezione di mons. Giuseppe Sarto a Vescovo di Mantova (Prot. N.111/05): “Vista la lettera in data 28 agosto 2005 di mons. Giuseppe Vardanega, parroco della parrocchia di S. Bartolomeo Ap. in Salzano, con il sostegno dell’Associazione Culturale “Tempo e Memoria”, rappresentata da Quirino Bortolato, con il presente Atto viene stipulato il contratto di Comodato d’uso del manoscritto di San Pio X, in due quaderni, intitolato «Catechismo di don Giuseppe Sarto arciprete di Salzano»”.
Per la motivazione della concessione, le parole testuali del vescovo sono state: “È questo il Catechismo dell’Arciprete di Salzano, don Giuseppe Sarto. Catechismo scritto da Lui, Catechismo che doveva essere adoperato da Lui e, forse, passato, perché ne usassero, magari ricopiandolo, ai suoi Cooperatori. Questa usanza, e cioè che i parroci più zelanti scrivessero essi di proprio pugno le formule del Catechismo era frequente a quel tempo, e si conservò ancora per molto nella diocesi di Treviso”.
Un ruolo importante nella vicenda fu svolto, oltre che dalle persone citate, da tutti i membri dell’Associazione Culturale “Tempo e Memoria”, da mons. Severo Dalle Fratte, Cancelliere Vescovile e da mons. Corrado Pizziolo, Vicario Generale della diocesi di Treviso, attuale vescovo di Vittorio Veneto.
Anche un altro sacerdote, don Giovanni Bottio (Riese, 20 gennaio 1848- Veternigo, 13 dicembre 1930), che fu parroco per tanti anni nella limitrofa parrocchia di Veternigo, cugino di don Giuseppe Sarto, adoperò egli stesso il medesimo sistema fino a quando non furono introdotti nella nostra Diocesi i primi quattro testi della Dottrina Cristiana di Pio X, divisi per classi, come frutto del I Congresso Catechistico Diocesano, tenuto nel settembre del 1922, sotto la guida e l’impulso del beato mons. Andrea Giacinto Longhin (1863-1936).
 
Mons. Francesco Tonolo (1890-1954)
 
Ci sono persone che vivono giusto il tempo per compiere una missione straordinaria, e poi vengono dimenticate.
Una di questi è mons. Francesco Tonolo, nato a Mirano 1890 e morto a San Giuseppe di Treviso nel 1954, per incidente stradale.
Un autentico pioniere, un profeta della Chiesa contemporanea: liturgista, catecheta, catechista di fama, scrittore apprezzato in Italia ed all’estero.
Il suo nome è legato a Salzano perché è stato l’autore, 58 anni fa, della scoperta del cosiddetto “Catechismo di Salzano”, scritto da don Giuseppe Sarto quando era parroco di quella nostra comunità parrocchiale, in una data imprecisata fra il 1867 ed il 1875.
Fu per opera sua che nell’agosto 1954, per la prima volta nella storia, sulla rivista salesiana “Catechesi”, nel numero n. 6-7-8, alle pagine 367-376, fu annunciato al mondo che la parrocchia di Salzano era stata resa degna di una primizia assolutamente singolare: quella di avere avuto la possibilità, veramente straordinaria e provvidenziale, di essere il campo di sperimentazione di un nuovo modo di fare catechesi, quello di Giuseppe Sarto, cioè quello di istillare e di distillare in ogni persona le conoscenze fondamentali della nostra religione, con parole ed esempi tratti dalla Bibbia e dalle vicende quotidiane e col metodo (non originale) della domanda e della risposta.
 
Una catechesi con un linguaggio semplice ed immediato
 
Don Giuseppe Sarto, scrisse in lingua facile, con un frasario accessibile alle menti anche dei più rozzi, a domanda e risposta, un riassunto di tutto ciò che un buon cristiano deve sapere per salvarsi e questo era il testo che adoperava lui e che dovevano adoperare i suoi cappellani.
Nel 2005 è stato recuperato presso i Missionari del S. Cuore il Catechismo manoscritto di don Giuseppe Menegazzi (1840-1917), cooperatore del Sarto e suo immediato successore come parroco di Salzano tra il 1876 ed il 1885: anche se le domande sono in numero minore, la sostanza del contenuto è abbastanza simile.
Allo stesso modo si comportò il Bottio: forse questo fu il frutto dell’esempio offerto dal suo illustre cugino, di cui conosceva l’ardente passione che lo infiammava per la causa del Catechismo, e che costituiva una prassi diffusa e consolidata fra il clero migliore di quel tempo.
Certo si è che questi «Saggi» di catechesi parrocchiale ai piccoli, ed anche ai non piccoli, meriterebbero uno studio particolareggiato perché essi ci fornirebbero elementi preziosissimi per scoprire, al di là dello zelo apostolico che animava tante umili anime di pastori, per quali vie questi ottimi sacerdoti arrivavano a comunicare ai loro fedeli la verità rivelata, con quali mezzi offerti dalla Tradizione ecclesiale e dai metodi del tempo essi giungevano ad imprimere saldamente la fede, quella fede massiccia e solidamente radicata tra le nostre popolazioni.
È un Catechismo che ha fatto epoca ed è stato la madre di tutti i catechismi del XX secolo, prima del Concilio Vaticano II.
Esso non cessa di ritornare, citato direttamente o indirettamente, anche nel XXI secolo.
“Spe salvi” è la seconda enciclica di Benedetto XVI: in essa il papa richiama come esempio suor Bakhita (1869?-1947) perché la sua vicenda è, ad un tempo, incredibile e meravigliosa. Lei citava Dio come “el Parón”: «quelo che vole el Parón», e in questo concetto sembra proprio debitrice del “Catechismo di Salzano” di don Giuseppe Sarto, ampiamente assimilato forse per la mediazione di Illuminato Antonio Checchini, giornalista de La Vita del Popolo (1840-1906), che la rese libera di rimanere in Italia e di abbracciare la fede cattolica nella Congregazione delle suore canossiane, auspice il card. Giuseppe Sarto: si veda la domanda n. 4 – Chi è Dio? Il creatore, il padrone del cielo e della terra.
 
Salzano, teatro di una catechesi d’avanguardia fra 1867 e 1875
 
Ma, tornando al «Saggio catechistico » del parroco di Salzano, il Tonolo si domanda “fino a qual punto esso tenga conto dei Catechismi, che in quel tempo andavano per la maggiore in Italia, quali quello di San Roberto Bellarmino (1542-1621), nella loro triplice divisione Dottrina Cristiana breve, Breve istruzione sui Sacramenti e Dichiarazione più copiosa della Dottrina Cristiana”.
E conclude: “Possiamo rispondere che tanto nel complesso dell’impostazione dottrinale, quanto nella forma non appare evidente alcuna derivazione, al punto che saranno indotti a dover dichiarare che la stesura di questo Catechismo ci sembra tutta personale originalissima”.
Anche un confronto col Catechismo di mons. Federico Maria Zinelli (1805-1879), vescovo di Treviso dal 1861 al 1879, allora in uso nella sua diocesi dal 1872, ci induce a dedurre la medesima conclusione.
 
L’aspetto “esteriore” del “Catechismo di Salzano”
 
Come si presenta questo singolare elaborato dello zelantissimo parroco di Salzano?
Tanto per cominciare, non ha alcun titolo, se si eccettua quello del suo nome e cognome.
Non ha divisioni di materia, né numerazione di domande. La ragione è che esso non era destinato alla pubblicità.
Era una «cosa» sua, tutta sua, come qualche cosa di intimo, un suo «tesoro», nel senso che davano a questa parola tanti antichi scrittori di ascetica.
Potremmo anzi dire che fin da quella prima prosa giovanile si delinea già netta, precisa, gigantesca e geniale non solo la figura del “parroco del Catechismo”, ma anche quella del “vescovo del Catechismo”, del “patriarca del Catechismo” e, soprattutto, del “papa del Catechismo”.
Mons. Tonolo osserva: “È ancora un’alba timida che appare, appena segnata nel roseo dell’aurora nascente, ma già dall’alba si conosce il giorno”.
 
L’aspetto “interiore” del “Catechismo di Salzano”
 
Questo primo Catechismo di Giuseppe Sarto, articolato in 577 domande e risposte, ha già molti elementi che preludono al definitivo “Catechismo di Pio X” che, compilato per suo ordine, fu composto sotto la diretta sorveglianza del pontefice.
Secondo mons. Tonolo, “In primo luogo è la stessa impostazione organica della materia che fa capolino: Fede, Morale e Grazia, che si distacca da quella del Catechismo ai Parroci del Concilio di Trento: Fede o Simbolo, Sacramenti, Comandamenti e Orazione.
Ecco qui espresso, ed in forma incisiva e sicura, il concetto che il cristianesimo è vita: non si tratta di una adesione a teorie o a principi astratti, ma di orientare la propria condotta a quelle norme offerte dai principi che le abbracciano, in modo che la nostra vita diventi una sola cosa con la volontà e la vita stessa di Dio: una «Vita secondo Dio».
 
Considerazioni di mons. Tonolo sul “Catechismo di Salzano”
 
“Ed è questo pure il filo d’oro che lega fra loro le formule brevi del Catechismo dell’Arciprete Sarto, lo spirito animatore di questa originale rielaborazione della dottrina catechistica.
Un osservatore attento del prezioso manoscritto sarebbe portato senza altro, a trovare in ciò la ragione per la quale l’Autore non si preoccupò minimamente di apporvi titoli e sottotitoli. La verità rivelata si deve presentare al popolo cristiano come un blocco monolitico, il semplice fedele e più ancora il fanciullo non bada affatto ai vari capitoli e alle divisioni; egli impara, assimila, crede e poi vive ciò che ha imparato e creduto. Quello che importa è questa immediatezza tra la fede e la vita, è questo programma di concretezza pastorale”.
 
Quesiti riguardanti modalità e tempi di stesura
 
A quale periodo del ministero pastorale a Salzano risale la compilazione del manoscritto, visto che il manoscritto non reca alcuna data?
Forse esso risale al primo tempo, quando don Sarto delineò come suo primo e principale campo di lavoro il Catechismo e stabilì come centro di azione apostolica l’insegnamento.
Mons. Angelo Marchesan affermò: «Persuaso che un popolo senza il Catechismo isterilisce e muore, come senza acqua isterilisce e muore la semente nei solchi, le insistenze e le raccomandazioni su questo punto non finivano mai».
Forse però l’elaborato riflette un’epoca di maggiore maturità pastorale: può corrispondere a quel tempo in cui, cessato il colera dopo il 1873, che mieté vittime e costò sacrifici allo zelantissimo pastore fino a ridurlo “tutto pelle ed ossa”. Invece che imporsi un periodo di meritato e necessario sollievo, l’infaticabile apostolo della parrocchia di Salzano, accortosi che nel periodo dell’epidemia anche lo spirito dei suoi figlioli ne aveva avuto una scossa, si diede con nuovo vigore a riordinare le scuole di Catechismo: “le vigilò e le curò con rinnovato ardore, intraprendendo speciali lezioni di religione e di morale non solo pei piccoli, ma anche pei maggiori. Raccolse in quel tempo, il sacerdote realizzatore, congregazioni di padri di famiglia, perché i superstiti, dopo tanta desolazione, provvedessero a migliorare le famiglie nella vita religiosa e nella vita sociale”.
Fatte queste constatazioni originali, mons. Tonolo tornò alla vita quotidiana della sua parrocchia.
Poi un incidente stradale stroncò la sua vita operosa ed autentica.
Ebbe però il provvidenziale privilegio di scrivere un articolo catechistico su un prete della sua terra trevigiana, giusto in tempo per pubblicare il saggio sul “Catechismo di Salzano”, pietra miliare degli studi sulla catechesi di Giuseppe Sarto ai vari livelli e sul modo di fare catechesi prima del Concilio Vaticano II.
Il Catechismo di Salzano è in Internet, presso il sito del Museo San Pio X di Salzano, al seguente indirizzo:
http://www.museosanpiox.it/sanpiox/catechismo.html
 
1954-2014, 60 anni dopo: conclusioni
 
Per tutti questi motivi il Parroco del Catechismo non poté non essere il Papa del Catechismo.
Nel 2014 cadrà il Centenario della morte del papa Pio X, che alla fine del 1912 (o inizio del 1913), dopo un esperimento limitato alla diocesi di Roma, consegnò alla Chiesa universale un catechismo unico.
Tutto ebbe inizio però da quei due quaderni salzanesi.
Alla distanza di quasi 150 anni, essi conservano una “loro freschezza nativa, semplice e pura”: anche se rappresentano un monumento del passato, ne conservano magari qualche difetto architettonico, ma anche soprattutto le linee armoniche costituiscono ancora un godimento dell’occhio e dell’anima: riflettono ancora la concezione geniale dell’artista che le ideò e le condusse a termine.
Ciò richiederebbe un’ansia catechistica nuova, adeguata ai nostri tempi ed all’altezza di questo inizio del Terzo Millennio, sulla linea del Concilio e del recente Sinodo diocesano di Treviso.
La conclusione non può prescindere dalla ricerca del Tonolo: parafrasando ancora la sua ricerca, si può concludere che anche a coloro che, soprattutto oggi, prevedono per la catechesi postconciliare vie nuove di penetrazione pedagogica, “non dispiacerà di scoprire nel saggio catechistico di don Giuseppe Sarto una geniale intuizione d’avanguardia nell’uso del racconto storico, nell’indovinare la parola adatta che renda la formula assimilabile e più che tutto nello sforzo costante e nella preoccupazione intima del Maestro di accostare l’istruzione alla vita, secondo una frase assai cara a Pio X: «Il fine dell’insegnare è sempre la riforma della vita»”.             
 
In occasione della visita del Beato Giovanni Paolo II a Riese Pio X e Treviso nel 1985, é stata fatta una foto stampa anastatica del manoscritto a copie numerate; quanti fossero interessati lo richiedano direttamente al Cancelliere vescovile di Treviso inviandogli una mail con la richiesta (cancelliere@diocesitv.it).