VEDI negli allegati a questa pagina il testo degli interventi dei missionari che si sono collegati nel corso dei due incontri del 14 luglio scorsi
Quando qualche tempo fa si cominciava a parlare del Sinodo per l’Amazzonia sorgevano inevitabili attese ed interrogativi. Restava e resta ancora, illuminante l’atteggiamento di papa Francesco, lui, che ha indetto il Sinodo, ha sottolineato in più occasioni e fin da subito che è importante che la Chiesa tutta si metta in ascolto. Il Sinodo è stata una occasione in cui chi “non ha voce” ha fatto sentire il suo grido all’umanità intera, occasione per tutta la Chiesa di mettesi in ascolto delle periferie…
Dal 15 ottobre 2017 quando papa Francesco convoca il Sinodo, il processo sinodale ha già coinvolto più di 87mila persone tra Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese, i Paesi che compongono la Pan amazzonia. Nel corso di 260 eventi tra assemblee locali, forum tematici e riunioni informali, infatti, sono state ascoltate le popolazioni locali. Secondo il documento preparatorio del Sinodo «assemblea speciale per la Pan amazzonia è chiamata a individuare nuovi cammini per far crescere il volto amazzonico della Chiesa e anche per rispondere alle situazioni di ingiustizia della regione» (n.12). Nuovi cammini non significa aggiustare il cammino vecchio, ma appunto discernere percorsi nuovi, avviare nuovi processi…
Il primo obiettivo potremo dire essere stato proprio questo: ascoltare. La chiesa si mette in ascolto. Il Sinodo si è celebrato a Roma, ma è stato vissuto in Amazzonia con migliaia di persone che si sono riunite, confrontate, hanno discusso, hanno pregato, si sono sentite chiesa, hanno preso in mano la loro situazione, hanno parlato e la chiesa ha ascoltato.
A Puerto Maldonato (Perù), nell’incontro con i diversi popoli dell’Amazzonia (19 gennaio 2018) il Papa diceva di essere “…venuto a visitarvi e ascoltarvi, per stare insieme nel cuore della Chiesa, unirci alle vostre sfide e con voi riaffermare un’opzione sincera per la difesa della vita, per la difesa della terra e per la difesa delle culture”
Certamente vi è l’esigenza di metterci in ascolto del “grido dei poveri e della Terra” prendendo coscienza che quanto sta succedendo nell’area amazzonica in un certo senso è paradigma di quanto avviene in tutto il pianeta. Questo tempo di pandemia maggiormente ci ha fatto toccare con mano questa necessità anche se è sempre forte il rischio di rimanere un po’ sordi dinanzi ad una voce che grida nel deserto.
Poi è avvenuto il Sinodo con tante riflessioni, dibattiti, testimonianze, contributi per un ripensamento pastorale, ecologico, sociale, ecclesiale. Un ripensamento a partire dall’esperienza viva e dallo sguardo degli ultimi, degli esclusi, di chi è vittima di sopraffazioni, discriminazioni. Papa Francesco scriveva nell’Esortazione post-sinodale: “Ho ascoltato gli interventi durante il Sinodo e ho letto con interesse i contributi dei circoli minori”.
È importante ascoltare il loro grido, forse questo atteggiamento di ascolto è quanto viene chiesto aggi a tutta la Chiesa; e sembra che il Papa ci suggerisca questa conversione all’ascolto come prioritaria ed importante, forse più ancora che trovare risposte pronte alle nostre attese e domande. Forse era più attesa l’Esortazione Apostolica del Papa che l’intero Sinodo!
Chissà se il Santo Padre non abbia di proposito non risposto alle nostre attese e domande proprio per invitarci invece alla conversione dell’ascolto… E così prima di delineare i “sogni” per la cara Amazzonia, ci invita a tornare al Sinodo, a leggerlo, conoscerlo, ascoltarlo a partire dalle voci, testimonianze, espressioni poetiche e culturali delle persone che lo hanno vissuto, celebrato, desiderato… Così inizia l’Esortazione di Papa Francesco che rinvia al Documento Finale del Sinodo: “voglio presentare ufficialmente quel Documento, che ci offre le conclusioni del Sinodo e a cui hanno collaborato tante persone che conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione. Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente”.
Metterci in ascolto non è facile. Metterci in ascolto degli ultimi, di chi “non ha voce”, ancor più complicato. Eppure, è la via maestra. Ce l’ha indicata Gesù in più occasioni. E lo ha ribadito con forza quando (Mt 11,25-27) ci ricorda che certe cose, quelle del Padre, sono tenute nascoste ai dotti, sapienti, intelligenti… e rivelate ai piccoli. Ascoltare loro è importante giacché a loro si svela, si apre, si comunica il cuore di Dio. Specie in questo tempo di ripensamento globale ed ecclesiale.
Abbiamo così voluto metterci in ascolto, attraverso i nostri missionari/e, di tante esperienze di vita, di sofferenza, di speranza, di fede… vissute dai nostri fratelli e sorelle nel mondo. Molti di loro già di per sé vivono in situazioni di precarietà, di fatica, di abbandono che in questo tempo di “grazia e disgrazia” (come diceva don Erminio Canova) si sono accentuate. Molti già testimoniano la loro fede nel vissuto concreto delle piccole comunità o famiglie spesso irraggiungibili dai pastori, e in questo tempo hanno condiviso con noi quella fede che unisce, che al di là del distanziamento e delle distanze ci accomuna come fratelli e sorelle.
L’incontro (video incontro) dello scorso 14 luglio è stato un po’ un tornare ad “aprire il libro delle missioni” (Convegno missionario di Bellaria 1999). Aprire il libro della missione significa ritrovare una narrazione di storie, esistenze, testimonianze di fede, di volti missionari… non in tono nostalgico, ma con l’intento di alimentarci reciprocamente di nuovo ardore apostolico.
Don Gianfranco P.