Causa restrizioni anti-covid, l’ assemblea NON SI TERRA’ a Treviso, presso la palestra della parrocchia Santa Maria Ausiliatrice-Chiesa Votiva, come inizialmente previsto.
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DONO E GRATITUDINE:
riflessione in vista dell’assemblea
Gli Atti degli Apostoli ricordano come al loro rientro gli inviati raccontavano quanto il Signore aveva compiuto, gioivano e lodavano Dio; così si rafforzavano reciprocamente nella fede (At 15,1-12). Le comunità esprimevano il loro essere in comunione nel mettersi in reciproco ascolto, che consente, donando e accogliendo quanto da Dio gratuitamente ricevuto, di essere continuamente rigenerati dallo Spirito di Gesù. In fondo è riconoscere che c’è un “primato”, che è di Dio, la sua iniziativa che siamo chiamati ad accogliere, il suo Amore che ci viene donato, e sperimentare così la gioia di ridonarlo, perché l’Amore di Dio è per tutti.
Anche papa Francesco ce lo ricorda nel suo messaggio per la giornata missionaria mondiale. Dice: “La comunità ecclesiale mostra la sua bellezza ogni volta che ricorda con gratitudine che il Signore ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4,19). La predilezione amorosa del Signore ci sorprende, e lo stupore, per sua natura, non può essere posseduto né imposto da noi. […] Solo così può fiorire il miracolo della gratuità, del dono gratuito di sé.
Anche il fervore missionario non si può mai ottenere in conseguenza di un ragionamento o un calcolo. Il mettersi «in stato di missione» è un riflesso della gratitudine”.
Richiamarci questi aspetti, come faremo anche nell’Assemblea missionaria diocesana (che si terrà in forma virtuale nel pomeriggio di sabato 29 maggio, dalle ore 15.30, con possibilità di partecipare mediante il canale You Tube della diocesi) aiuta a ricomprendere nuovi paradigmi di una necessaria conversione missionaria.
La missione non è qualcosa che riguarda solo gli altri, per gli altri. Anche se l’annuncio del Regno ha ineluttabilmente i poveri come destinatari privilegiati, ci accorgiamo sempre più che la missione riguarda tutti, anche noi; è il nostro essere continuamente rigenerati dal Dono gratuito di Dio che ci viene con altrettanta gratuità offerto, donato, da altri fratelli e sorelle, da altre Chiese che ci “annunciano” il Dono come anche noi lo annunciamo loro; la missione riguarda anche noi quando, mettendoci in ascolto dei poveri, da loro siamo evangelizzati. Senza la missione la Chiesa soffre, non si rigenera, l’annuncio non risuona con tutta la sua vitalità e forza.
Aprirci dunque all’incontro, all’ascolto delle altre Chiese, alla testimonianza di fede di altre comunità, riconoscere che abbiamo bisogno che ci venga annunciato Gesù perché “nessuno è maestro (Mt 23,9-10)”, ma tutti siamo discepoli e fratelli… è una urgenza irrinunciabile di ogni Chiesa, di ogni comunità, di ogni battezzato.
Grati per i doni scambiati, sorge inevitabile dunque, tra Chiese sorelle, il reciproco ascolto, la reciproca ospitalità, da cui deriva pure un reciproco “scambio di doni”.
Nel riscoprire il valore della missione come connaturale all’essere Chiesa che annuncia e accoglie, ospita e si lascia ospitare, possiamo anche chiederci come abbiamo ascoltato, accolto, ospitato, valorizzato “i doni” che ci sono stati offerti dalle Chiese sorelle, dai fratelli delle Chiese che attraverso i missionari abbiamo incontrato… ma anche da tanti altri fratelli e sorelle che oggi incrociamo e ci parlano, ci comunicano, ci rivelano l’amore di Dio nella concretezza della vita quotidiana, nella società e nel lavoro, nella famiglia o nell’impegno per la vita, la giustizia, nel prendersi cura dei più vulnerabili.
In un recente incontro di fidei donum abbiamo voluto far memoria dei diversi doni che ci sono stati offerti, e, lo riconosciamo, non sempre accolti. Abbiamo ricordato come la missione ci ha donato la possibilità dell’incontro con l’altro, con il diverso. E quindi abbia ridimensionato il nostro pensarci “unici”; non siamo gli unici a credere, non c’è un unico modo di pensare e vivere la fede, non un unico modo di esprimere il nostro essere Chiesa… La missione ci ha donato piuttosto la bellezza del sentirci in comunione, la bellezza
e il desiderio di cercare di camminare insieme nella diversità di idee, di culture, di espressioni di fede, di teologie, di ministeri e carismi.
La missione ha offerto pure alla nostra Chiesa l’occasione di intercettare situazioni a volte inquietanti di povertà, ingiustizia. Ci ha aiutato a comprendere che la povertà ha un volto, dei nomi, si incarna nelle persone e nelle loro storie; ci è stata donata l’occasione di incontrare e condividere la vita di persone, uomini, donne, migranti, vittime del potere; abbiamo mangiato con loro, siamo stati ospitati da loro, abbiamo pregato e meditato la Parola di Dio con loro, abbiamo sognato con loro un mondo diverso, una Chiesa diversa… Siamo stati chiamati anche a confrontarci con cause e “strutture di morte, di peccato, di ingiustizia” che generano esclusioni, generano scarti e abbiamo colto che essere solidali con i poveri va ben oltre il semplice “aiuto economico”, chiede una conversione, un cambio di stili di vita, un impegno a rimuovere le cause di impoverimento ed esclusione… I poveri e la missione hanno detto a noi e alla nostre chiese di cercare l’essenziale, di lasciar perdere il superfluo, di fidarci di Dio, del Dio di Gesù, del suo stile di vita, e dell’uomo; ci hanno detto con
forza che non si può annunciare Gesù con l’oro e l’argento (Mt 10,9-10).
Le chiese sorelle della missione ci hanno fatto anche dono della loro testimonianza di vita, di Chiesa, di fede e fedeltà, a volte anche di martirio e persecuzione. La loro testimonianza di vita e il loro ascolto vitale della Parola di Dio letta, imparata, annunciata, vissuta, celebrata, ci ha arricchiti, ci ha incoraggiati, animati e confermati. Abbiamo infine riconosciuto come l’esperienza missionaria stessa sia un dono ricevuto attraverso cui preti, laici e consacrate, si sono “formati” come a una scuola permanente di vita, di fede.
Così le chiese sorelle ci hanno offerto “sul campo” l’occasione di “formarci” nella vocazione di ciascuno; una formazione esistenziale e permanente che, dobbiamo riconoscerlo, ha cambiato, rinnovato la persona del sacerdote e del laico/a inviato.
Non vorremmo dunque vivere l’Assemblea missionaria come qualcosa per “gli addetti ai lavori”; qualcosa per soli (pochi) “gruppi missionari”. Vorremmo che fosse invece un primo incontro di tutti coloro che con noi desiderano ricomprendere il valore della missione nella nostra Chiesa, rimettersi in gioco per una Chiesa-comunità-popolo di Dio che a partire dalla missione si lasci evangelizzare e rigenerare dal Dono, in una nuova Pentecoste.
Don Gianfranco Pegoraro