Sicuramente e prima di tutto sento una gioia e una gratitudine grandi per questa nuova strada che il Signore mi ha aperto, una strada inaspettata perché fino a poco tempo fa non l’avrei mai considerata adatta per me, probabilmente perché mi chiedeva di mettermi in gioco ancora di più e questo mi spaventava.
Il desiderio di una maggiore condivisione con i poveri è nato in me con l’inizio della pandemia. Il servizio svolto in quel periodo in Caritas diocesana mi ha fatto incontrare Gesù proprio nella condivisione semplice con ognuna di quelle persone che in quel momento abitavano la Casa della Carità perché segnate da fatiche e da povertà.
All’inizio pensavo di trovarmi là perché io potevo aiutarle, perché io potevo dar loro quello che non avevano; poi, invece, mi sono ritrovata ad essere io quella aiutata, quella bisognosa di ricevere dagli altri. E così ha iniziato ad accompagnarmi il brano della lavanda dei piedi ed in particolare questi versetti: “Gesù venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”.
Attraverso ciascuna delle persone incontrate in Caritas in quei mesi di inizio pandemia ho incontrato Gesù che si chinava su di me per lavarmi i piedi: per lavare via alcune mie paure, alcune mie false o superficiali sicurezze, alcuni miei pregiudizi nei confronti dei poveri e degli stranieri, si chinava per iniziare a liberarmi da ciò che non mi permetteva di vivere pienamente, di essere me stessa e di poterlo incontrare sempre di più. E dopo aver sperimentato un incontro così travolgente non ho potuto far altro che cercare il modo per continuare a condividere parte della mia quotidianità con i poveri; diversamente avrei perso qualcosa di importante.
E una delle possibilità era, appunto, la missione che la nostra diocesi ha in Paraguay.
Più la partenza si avvicina e più riconosco e sono certa che l’andare in missione non è perché io potrò fare ed aiutare chi è meno fortunato di me, ma il partire è un dono grande che il Signore mi fa per continuare a camminare insieme a Lui, per crescere come persona e come cristiana.
(Paola Favretto – Cooperatrice Pastorale Diocesana)