Archivi della categoria: Brasile Manaus

BRASILE: a Limoeiro, il 6 febbraio, nel centenario della nascita di don Luigi Cecchin, l’avvio della causa di beatificazione del nostro missionario “fidei donum”

Limoeiro (diocesi di Nazaré da Mata, Pernambuco, Brasile) si avvia a celebrare il centenario della nascita di don Luigi Cecchin, nostro sacerdote fidei donum (1924-2010). A Limoeiro don Luigi ha dato molto del suo ministero sacerdotale, sia come parroco che come fondatore del “Centro di formazione per minori”. Nella parrocchia di San Sebastiano di Limoeiro, don Luigi è ricordato come pastore e fratello nella fede; … Continua a leggere BRASILE: a Limoeiro, il 6 febbraio, nel centenario della nascita di don Luigi Cecchin, l’avvio della causa di beatificazione del nostro missionario “fidei donum” »

LIMOEIRO. Gemellaggio che prosegue negli anni.Pindoba ci è vicino

Pindoba è un piccolo villaggio nella periferia agricola di Limoeiro, una città nel nordest del Brasile dove per anni è stata presente la nostra diocesi trevigiana con diversi sacerdoti, tra cui don Luigi Cecchin e don Olindo Furlanetto. Nel 1992 dalle periferie che rischiavano lo spopolamento è iniziato una sorta di gemellaggio con alcune comunità cristiane di Treviso (Noventa di Piave, Musile di Piave, Montebelluna, … Continua a leggere LIMOEIRO. Gemellaggio che prosegue negli anni.Pindoba ci è vicino »

La testimonianza dei coniugi Margherita Genovese e Gianluca Ficco, del Gruppone missionario, inviati a Manaus, in Brasile

Siamo Margherita (28 anni) e Gianluca (32) e siamo ormai in partenza insieme a nostra figlia Lia (15 mesi) per un’esperienza di tre anni a Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana. Il cammino che ci ha portato a scegliere questa strada parte da lontano, da quando abbiamo conosciuto il Gruppone Missionario una decina di anni fa e per noi si è spalancata una finestra sul mondo.
Grazie al Gruppone e ad altre realtà che tramite questo abbiamo conosciuto, è maturata in noi la consapevolezza che qualunque forma di ingiustizia e disuguaglianza che si verifica nel mondo ci riguarda e che non possiamo e non dobbiamo essere indifferenti, ma vogliamo fare nostro il grande sogno di rendere il mondo più giusto e più umano a partire dal nostro piccolo. Per noi partire è ascoltare la profonda esigenza che sentiamo nel cuore di tentare di uscire dalla comodità dell’abbondanza e del benessere in cui siamo immersi e provare a conoscere un po’ più da vicino le situazioni di ingiustizia e oppressione, che invece la maggior parte della popolazione mondiale si trova a vivere, al fine di abbattere un po’ di più quel muro di indifferenza dietro a cui spesso ci rifugiamo nella nostra quotidianità. Se da un lato questa scelta ci attrae da molto tempo, dall’altro, man mano che la cosa si concretizza, sentiamo la fatica che comporta, che si può riassumere in tre parole: lasciare, lasciare e lasciare. Lasciare le nostre famiglie e i nostri amici, lasciare la casa che ci ha accolti come sposi e come neo-genitori, lasciare tutte le nostre cose (molte ci davano comodità, molte altre hanno un grande valore affettivo), lasciare dei lavori nei quali stavamo crescendo o delle attività che stavamo portando avanti, lasciare le sicurezze culturali e linguistiche tramite le quali leggiamo, interpretiamo e formuliamo il mondo… E se il “lasciare fisico” a un certo punto verrà da sé e sarà diretta conseguenza della partenza, il “lasciare spirituale”, che ci chiama a mettere da parte i nostri preconcetti e le nostre categorie per dare spazio all’Altro, alla diversità che incontreremo e al mondo che questa diversità porta con sé, riusciremo mai ad attuarlo? La parte più difficile sarà il momento in cui dovremo renderci conto di non essere così aperti come credevamo, di agire magari sulla base di pregiudizi, di aspettative o di tornaconti personali, di essere persino razzisti ed egocentrici. Sarà doloroso riconoscerlo e ammetterlo, ma sarà anche il momento in cui forse, finalmente, ci scopriremo poveri, bisognosi degli altri e delle altre per capire e migliorare noi stessi e il mondo. E allora ne sarà veramente valsa la pena e avremo in parte raggiunto il senso più profondo della partenza e della missione. Quindi, pur provando un po’ di paura per le crisi che tutto questo comporterà, non vediamo l’ora di andare, di decostruirci e ricostruirci insieme al popolo brasiliano con cui condivideremo i prossimi tre anni, nell’intima certezza che è nell’incontro con l’altro che si vive la gioia più piena, e che è nella relazione con gli oppressi che ci si avvicina di più a Gesù


LA TESTIMONIANZA di don Edy Savietto, nostro fidei donum inviato nella missione di Roraima, in Brasile

Sono don Edy Savietto e negli ultimi anni sono stato felicemente parroco ad Olmi e Cavriè; a gennaio 2023 partirò per il Brasile come Fidei Donum della diocesi di Treviso.

Quando il 5 luglio scorso il vescovo Michele mi ha chiamato per chiedermi gentilmente la disponibilità di partire per la missione in Brasile, ho avuto la profonda sensazione che qualcosa fosse andato al proprio posto.

Mio papà Antonio (Tony) prima di sposarsi con mia mamma Maria è stato per anni in missione con una associazione francese che curava progetti di sviluppo sociale nella Repubblica Centroafricana. A fronte di questo, assieme ai miei fratelli Oscar e Cristian, abbiamo sempre respirato a casa quest’aria che soffiava mondo, accoglienza, apertura, colori diversi, frati cappuccini, spazi più grandi, voglia di partire, scoprire e servire… Non so come dire, ma quando il vescovo Michele ha pronunciato la parola “Missione” è come se tutto questo avesse ripreso consistenza, sia ritornato in vita, che tutto aveva un senso, una direzione. Per questo la prima reazione è stata di immensa felicità perché non nego che, fin dall’ordinazione sacerdotale, il fatto di partire per la missione è stato sempre un desiderio profondo che ho manifestato più di una volta, ma che per varie ragioni non aveva avuto continuità, tanto che ad un certo punto l’avevo messo via senza tanti patemi. Invece ora mi trovo, a pochi mesi dalla partenza per il Brasile, consapevole di un dono enorme affidatomi dalla Chiesa. Sto per andare in una chiesa (Roraima) di cui non sapevo nemmeno l’esistenza; andrò a condividere la vita con un popolo che conoscevo soprattutto per il nome di alcuni calciatori famosi; sarò chiamato ad inserirmi in un contesto diverso e  carico di sfide e di tensioni, ma, come lascia intendere papa Francesco,  “specchio del nostro mondo” per le dinamiche che si vivono (il fenomeno migratorio specie proveniente dal Venezuela, incontro con i popoli nativi e il pluralismo culturale, le complesse questioni legate alla cura dell’ambiente e della foresta amazzonica con l’urgenza di una ecologia integrale, una evangelizzazione inculturata e il cammino di una chiesa con diversi volti e ministeri…).

Parto con tanta passione, ma soprattutto con la consapevolezza di mettermi alla scuola di chi incontrerò, nell’ascolto di questa cultura millenaria che nelle tribù degli Yanomani ancora parla di connessioni profonde con il creato, con la madre terra. Parto perché inviato con la Parola e la potenza della croce del Risorto. Parto sereno perché sarò assieme a Giorgio e Cristina e con don Mattia, il prete di Padova con cui vivrò, che è già lì da un anno e mi ha molto rassicurato. Sono felice perché avrò la possibilità di collaborare e di vivere con preti e laici di altre diocesi (Padova e Vicenza) nella consapevolezza di poter vivere uno stile di missione che dice “MAI PIU’ DA SOLI”. Per questo ringrazio di cuore la mia classe di ordinazione per le tante esperienze di fraternità vissute in questi anni che hanno allenato profondamente l’attitudine alla collaborazione e alla fraternità al di là delle circostanze.

La seconda reazione alla proposta del vescovo è stata invece opposta, ho subito pensato che avrei dovuto lasciare le parrocchie in cui da anni ho la fortuna enorme di vivere. Tanti volti, storie, esperienze, progetti, fatiche, gioie, di tutto e di più. Non so come ringraziare Dio per quanto ho ricevuto e mi è stato permesso di dare. A Olmi e Cavriè ho cominciato a comprendere cosa voglia dire paternità.  Non è facile lasciare per partire, ma ho sempre detto SI’ alle chiamate che attraverso il vescovo, la Chiesa mi ha proposto e questo mi ha permesso di incontrare meraviglia su meraviglia nella consapevolezza che tutto è Dono.

Parto da questo punto di vista triste per dover lasciare Olmi Cavriè, ma consapevole di aver incontrato due comunità pazzesche, cariche di carismi e di voglia di essere comunità, con i propri difetti e mancanze ma dove abbiamo tentato di vivere il Vangelo dell’Accoglienza e del Servizio. Parto proprio perché sono stato a Cavriè e Olmi e tutto quanto abbiamo condiviso assaporava già di pane e missione in loco.

Sono don Edy Savietto, un privilegiato, e spero di non sprecare questo tesoro di poter partire per la missione e di poterlo condividere con tutto me stesso. Parto per il Brasile ma non partirò da solo, andrò con tutti e tutto ciò che in questi anni di ministero mi è entrato nella carne, nel cuore, nella testa e nell’animo, per questo parto forte ed entusiasta.

(Don Edy)


Il Vescovo invia nella nuova missione interdiocesana di Roraima, in Brasile, i nostri fidei donum don Edy Savietto e i coniugi Giorgio Marino e Cristina Boldrin

VEDI il power point di presentazione della missione di Roraima
https://view.officeapps.live.com/op/view.aspx?src=https%3A%2F%2Fwww.diocesitv.it%2Fcentromissionario%2Fwp-content%2Fuploads%2Fsites%2F30%2F2022%2F09%2FConosciamo-la-Missione-in-Roraima-power-Point.pptx&wdOrigin=BROWSELINK

La celebrazione di invio sarà sabato 15 ottobre, alle ore 19.30 presso la Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice – Chiesa Votiva di Treviso.
Don Edy  è fino ad ora parroco nelle parrocchie di Immacolata V. Maria in Olmi San Floriano e S. Maria Assunta in CavrièVisualizza immagine di origine

La coppia di laici Giorgio e Cristina, originari di Padernello, provengono dalla missione di  Quito, in Ecuador, nelle parrocchie di Quito Sur e Jusfut

In diocesi di Roraima, al nord del Brasile, ai confini con il Venezuala, verso fine anno aprirà la nuova missione interdiocesana frutto della collaborazione tra le diocesi di Treviso e di Padova

Sull’ultimo numero di luglio di “Terre & Missioni”, così ha scritto don Gianfranco, direttore del Cmd, riguardo alla nuova missione interdiocesana in Brasile:

Roraima, stiamo arrivando
Con i contatti che i missionari della Chiesa cattolica hanno avuto con i popoli indigeni, per la difesa della vita, delle loro culture e delle loro terre, Roraima è entrata nel cammino dell’evangelizzazione. Fin dai monaci benedettini e dai missionari della Consolata, la causa della vita dei popoli indigeni è stata assunta come annuncio della dignità umana e, a volte, come denuncia di ciò che negava il Vangelo e i diritti umani. Seguendo Gesù Cristo, continuiamo ad affermare la vita in abbondanza per tutti. «Passare da condizioni meno umane a condizioni più umane» è evangelizzare, ci ricordava san Paolo VI”.
Così iniziava la lettera “al popolo di Dio, agli uomini e donne di buona volontà” del vescovo dom Mário Antônio da Silva, quando, lo scorso 23 aprile, salutava la diocesi di Roraima, trasferendosi a quella di Cuiabá, nel Mato Grosso. E’ stato un accorato appello alla difesa dei popoli originari, delle loro terre, della loro cultura, ma soprattutto della vita e della “vita in abbondanza per tutti” (Gv 10,10).
Ed è stata pure una occasione di denuncia dei soprusi e ingiustizie, di cui molte vite umane sono ancora vittime nella martoriata terra di Amazzonia, di cui Roraima è parte. Leggendo il suo messaggio (riportato nel sito del nostro Centro missionario) cogliamo tutto l’ardore missionario di un pastore e profeta, che ama la sua gente, il suo popolo, ed è consapevole che vivere e annunciare il Vangelo di Gesù implica anche schierarsi per la vita, la giustizia, la verità…
Pochi giorni dopo il suo saluto sono stato accolto nella sua casa, a Boa Vista, insieme ad alcuni fidei donum di Padova e Vicenza. Ha voluto esprimere, seppur nell’imminenza del suo lasciare la diocesi, la profonda gratitudine alla Chiesa di Treviso che ha accolto l’appello di papa Francesco alla preghiera per le vocazioni, ma anche a orientare chi ha la vocazione missionaria verso l’Amazzonia (QA 90).
Sono iniziati così i primi passi del cammino di reciproca conoscenza delle due Chiese, un cammino di dialogo e ascolto che ci porterà a continuare a percorrere insieme ad altri fratelli e sorelle i sentieri dell’evangelizzazione in Amazzonia, con tutte le sue sfide, gioie e speranze, sogni e inquietudini.
Nei giorni scorsi, all’incontro diocesano con i missionari che abbiamo vissuto a Morgano, abbiamo accolto, come in un’unica famiglia, anche don Lucio Nicoletto, amministratore diocesano di Roraima e il fidei donum don Mattia Bezze, pure padovano, che condividerà con noi l’esperienza missionaria in Roraima, ai confini con il Venezuela.
Don Gianfranco Pegoraro

Ci diamo appuntamento per sabato sera, alle ore 19.30, presso la Chiesa Votiva – S. Maria Ausiliatrice di Treviso
per la celebrazione dell’ottobre missionario, anche con l’invio dei nostri fidei donum a Roraima.


 I vescovi di Manaus dom Leonardo, dom Tadeu e dom Jose, dopo la recente visita ad limina dal Papa, sono in visita anche alla nostra diocesi.

É espressione di fraternità tra chiese e di gratitudine per la collaborazione vissuta da lunghi anni di incontro e scambio. Nei giorni 25, 26 e 27 giugno saranno ospiti presso il nostro seminario, incontreranno il vescovo Michele e visiteranno alcune realtà pastorali della nostra chiesa. Il nostro legame fraterno con la Chiesa di Manaus continua con la reciproca accoglienza e preghiera. Nei giorni successivi incontreranno … Continua a leggere  I vescovi di Manaus dom Leonardo, dom Tadeu e dom Jose, dopo la recente visita ad limina dal Papa, sono in visita anche alla nostra diocesi. »