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12-27 Gennaio: viaggio del Vescovo Michele e del direttore del Cmd, in Brasile per avvio nuova missione interdiocesana in Roraima – VEDI PRIMA SERIE FOTO

Il viaggio proseguirà in Paraguay per la visita della nostra missione diocesana in diocesi di Misiones y Neembucu VEDI informazioni sul viaggio nel link che segue: https://www.lavitadelpopolo.it/Chiesa/Inizia-la-visita-del-vescovo-Michele-nelle-missioni-diocesane-dell-America-Latina Di seguito, le foto dei primi giorni di visita, attività ed incontri a Boa Vista e dintorni  

Il manifesto dei giovani del Paraguay di cui si parla nel numero dicembre di Terre & Missioni

In allegato il testo integrale del manifesto e su Gallery alcune belle foto di manifestazioni dei giovani
LEGGI  l’articolo che segue che presenta il contesto del protagonismo giovanile da cui è sorto il documento:

 


Una pubblicazione fotografica curata dal nostro fidei donum Giorgio Marino sulla sua esperienza missionaria di questi anni in Ecuador. Tutto il ricavato della vendita del libro sarà destinato a favore dei bambini e ragazze presenti nelle foto

Equador infinito è un progetto a sostegno della missione in Equador e precisamente per il sostegno di bambini e ragazze in situazione di rischio e che devono essere accolti in case famiglia a Quito e Muisne.

Con la donazione di 18 euro si può richiedere il testo “Equador Infinito”: Sono una serie di scatti effettuate nelle più disparate situazioni nel tentativo di descrivere alcuni frammenti della realtà sociale e geografica della realtà ecuadoriana. Le più disparate situazioni privilegiando il fascino che esercitano regioni ancore monde da ogni modernismo e in cui perdurano costumi e valori ancestrali. L’uomo odierno si trova a dover affrontare una enorme sfida: realizzare l’armonia interiore, a immagine delle comunità tradizionali, pur approfittando degli apporti del mondo attuale.

Responsabile del progetto: Centro Missionario Diocesano – Giorgio Marino

Per Donazioni: IbanIT43Z0306912080100000002506

CausaleProgetto Ecuador Infinito

Beneficiario: Diocesi di Treviso – Centro Miss. Dioc. – Piazza Duomo, 2 – 31100 Treviso
Intesa San Paolo – via S. Margherita, 1 – Treviso

 


MISSIONE IN AMAZZONIA: la nostra Diocesi si appresta a iniziare il cammino in Roraima

Frutto maturo di una lunga storia e risposta agli appelli del Sinodo e del Papa. E’ stato celebrato l’invio missionario lo scorso ottobre e con ciò è iniziata anche la collaborazione e lo scambio con la Chiesa di Roraima nel cuore dell’Amazzonia; Si è scelto di entrare piano piano, quasi in punta di piedi, in questa realtà. E’ una nuova esperienza missionaria che si colloca, … Continua a leggere MISSIONE IN AMAZZONIA: la nostra Diocesi si appresta a iniziare il cammino in Roraima »

La testimonianza dei coniugi Margherita Genovese e Gianluca Ficco, del Gruppone missionario, inviati a Manaus, in Brasile

Siamo Margherita (28 anni) e Gianluca (32) e siamo ormai in partenza insieme a nostra figlia Lia (15 mesi) per un’esperienza di tre anni a Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana. Il cammino che ci ha portato a scegliere questa strada parte da lontano, da quando abbiamo conosciuto il Gruppone Missionario una decina di anni fa e per noi si è spalancata una finestra sul mondo.
Grazie al Gruppone e ad altre realtà che tramite questo abbiamo conosciuto, è maturata in noi la consapevolezza che qualunque forma di ingiustizia e disuguaglianza che si verifica nel mondo ci riguarda e che non possiamo e non dobbiamo essere indifferenti, ma vogliamo fare nostro il grande sogno di rendere il mondo più giusto e più umano a partire dal nostro piccolo. Per noi partire è ascoltare la profonda esigenza che sentiamo nel cuore di tentare di uscire dalla comodità dell’abbondanza e del benessere in cui siamo immersi e provare a conoscere un po’ più da vicino le situazioni di ingiustizia e oppressione, che invece la maggior parte della popolazione mondiale si trova a vivere, al fine di abbattere un po’ di più quel muro di indifferenza dietro a cui spesso ci rifugiamo nella nostra quotidianità. Se da un lato questa scelta ci attrae da molto tempo, dall’altro, man mano che la cosa si concretizza, sentiamo la fatica che comporta, che si può riassumere in tre parole: lasciare, lasciare e lasciare. Lasciare le nostre famiglie e i nostri amici, lasciare la casa che ci ha accolti come sposi e come neo-genitori, lasciare tutte le nostre cose (molte ci davano comodità, molte altre hanno un grande valore affettivo), lasciare dei lavori nei quali stavamo crescendo o delle attività che stavamo portando avanti, lasciare le sicurezze culturali e linguistiche tramite le quali leggiamo, interpretiamo e formuliamo il mondo… E se il “lasciare fisico” a un certo punto verrà da sé e sarà diretta conseguenza della partenza, il “lasciare spirituale”, che ci chiama a mettere da parte i nostri preconcetti e le nostre categorie per dare spazio all’Altro, alla diversità che incontreremo e al mondo che questa diversità porta con sé, riusciremo mai ad attuarlo? La parte più difficile sarà il momento in cui dovremo renderci conto di non essere così aperti come credevamo, di agire magari sulla base di pregiudizi, di aspettative o di tornaconti personali, di essere persino razzisti ed egocentrici. Sarà doloroso riconoscerlo e ammetterlo, ma sarà anche il momento in cui forse, finalmente, ci scopriremo poveri, bisognosi degli altri e delle altre per capire e migliorare noi stessi e il mondo. E allora ne sarà veramente valsa la pena e avremo in parte raggiunto il senso più profondo della partenza e della missione. Quindi, pur provando un po’ di paura per le crisi che tutto questo comporterà, non vediamo l’ora di andare, di decostruirci e ricostruirci insieme al popolo brasiliano con cui condivideremo i prossimi tre anni, nell’intima certezza che è nell’incontro con l’altro che si vive la gioia più piena, e che è nella relazione con gli oppressi che ci si avvicina di più a Gesù


La testimonianza di PAOLA FAVRETTO, cooperatrice pastorale, inviata come Fidei Donum alla chiesa di Misiones y Ňeembucu nel Paraguay.

Sicuramente e prima di tutto sento una gioia e una gratitudine grandi per questa nuova strada che il Signore mi ha aperto, una strada inaspettata perché fino a poco tempo fa non l’avrei mai considerata adatta per me, probabilmente perché mi chiedeva di mettermi in gioco ancora di più e questo mi spaventava.

Il desiderio di una maggiore condivisione con i poveri è nato in me con l’inizio della pandemia. Il servizio svolto in quel periodo in Caritas diocesana mi ha fatto incontrare Gesù proprio nella condivisione semplice con ognuna di quelle persone che in quel momento abitavano la Casa della Carità perché segnate da fatiche e da povertà.

All’inizio pensavo di trovarmi là perché io potevo aiutarle, perché io potevo dar loro quello che non avevano; poi, invece, mi sono ritrovata ad essere io quella aiutata, quella bisognosa di ricevere dagli altri. E così ha iniziato ad accompagnarmi il brano della lavanda dei piedi ed in particolare questi versetti: “Gesù venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. 

Attraverso ciascuna delle persone incontrate in Caritas in quei mesi di inizio pandemia ho incontrato Gesù che si chinava su di me per lavarmi i piedi: per lavare via alcune mie paure, alcune mie false o superficiali sicurezze, alcuni miei pregiudizi nei confronti dei poveri e degli stranieri, si chinava per iniziare a liberarmi da ciò che non mi permetteva di vivere pienamente, di essere me stessa e di poterlo incontrare sempre di più. E dopo aver sperimentato un incontro così travolgente non ho potuto far altro che cercare il modo per continuare a condividere parte della mia quotidianità con i poveri; diversamente avrei perso qualcosa di importante.

E una delle possibilità era, appunto, la missione che la nostra diocesi ha in Paraguay.

Più la partenza si avvicina e più riconosco e sono certa che l’andare in missione non è perché io potrò fare ed aiutare chi è meno fortunato di me, ma il partire è un dono grande che il Signore mi fa per continuare a camminare insieme a Lui, per crescere come persona e come cristiana.

(Paola Favretto – Cooperatrice Pastorale Diocesana)


LA TESTIMONIANZA di don Edy Savietto, nostro fidei donum inviato nella missione di Roraima, in Brasile

Sono don Edy Savietto e negli ultimi anni sono stato felicemente parroco ad Olmi e Cavriè; a gennaio 2023 partirò per il Brasile come Fidei Donum della diocesi di Treviso.

Quando il 5 luglio scorso il vescovo Michele mi ha chiamato per chiedermi gentilmente la disponibilità di partire per la missione in Brasile, ho avuto la profonda sensazione che qualcosa fosse andato al proprio posto.

Mio papà Antonio (Tony) prima di sposarsi con mia mamma Maria è stato per anni in missione con una associazione francese che curava progetti di sviluppo sociale nella Repubblica Centroafricana. A fronte di questo, assieme ai miei fratelli Oscar e Cristian, abbiamo sempre respirato a casa quest’aria che soffiava mondo, accoglienza, apertura, colori diversi, frati cappuccini, spazi più grandi, voglia di partire, scoprire e servire… Non so come dire, ma quando il vescovo Michele ha pronunciato la parola “Missione” è come se tutto questo avesse ripreso consistenza, sia ritornato in vita, che tutto aveva un senso, una direzione. Per questo la prima reazione è stata di immensa felicità perché non nego che, fin dall’ordinazione sacerdotale, il fatto di partire per la missione è stato sempre un desiderio profondo che ho manifestato più di una volta, ma che per varie ragioni non aveva avuto continuità, tanto che ad un certo punto l’avevo messo via senza tanti patemi. Invece ora mi trovo, a pochi mesi dalla partenza per il Brasile, consapevole di un dono enorme affidatomi dalla Chiesa. Sto per andare in una chiesa (Roraima) di cui non sapevo nemmeno l’esistenza; andrò a condividere la vita con un popolo che conoscevo soprattutto per il nome di alcuni calciatori famosi; sarò chiamato ad inserirmi in un contesto diverso e  carico di sfide e di tensioni, ma, come lascia intendere papa Francesco,  “specchio del nostro mondo” per le dinamiche che si vivono (il fenomeno migratorio specie proveniente dal Venezuela, incontro con i popoli nativi e il pluralismo culturale, le complesse questioni legate alla cura dell’ambiente e della foresta amazzonica con l’urgenza di una ecologia integrale, una evangelizzazione inculturata e il cammino di una chiesa con diversi volti e ministeri…).

Parto con tanta passione, ma soprattutto con la consapevolezza di mettermi alla scuola di chi incontrerò, nell’ascolto di questa cultura millenaria che nelle tribù degli Yanomani ancora parla di connessioni profonde con il creato, con la madre terra. Parto perché inviato con la Parola e la potenza della croce del Risorto. Parto sereno perché sarò assieme a Giorgio e Cristina e con don Mattia, il prete di Padova con cui vivrò, che è già lì da un anno e mi ha molto rassicurato. Sono felice perché avrò la possibilità di collaborare e di vivere con preti e laici di altre diocesi (Padova e Vicenza) nella consapevolezza di poter vivere uno stile di missione che dice “MAI PIU’ DA SOLI”. Per questo ringrazio di cuore la mia classe di ordinazione per le tante esperienze di fraternità vissute in questi anni che hanno allenato profondamente l’attitudine alla collaborazione e alla fraternità al di là delle circostanze.

La seconda reazione alla proposta del vescovo è stata invece opposta, ho subito pensato che avrei dovuto lasciare le parrocchie in cui da anni ho la fortuna enorme di vivere. Tanti volti, storie, esperienze, progetti, fatiche, gioie, di tutto e di più. Non so come ringraziare Dio per quanto ho ricevuto e mi è stato permesso di dare. A Olmi e Cavriè ho cominciato a comprendere cosa voglia dire paternità.  Non è facile lasciare per partire, ma ho sempre detto SI’ alle chiamate che attraverso il vescovo, la Chiesa mi ha proposto e questo mi ha permesso di incontrare meraviglia su meraviglia nella consapevolezza che tutto è Dono.

Parto da questo punto di vista triste per dover lasciare Olmi Cavriè, ma consapevole di aver incontrato due comunità pazzesche, cariche di carismi e di voglia di essere comunità, con i propri difetti e mancanze ma dove abbiamo tentato di vivere il Vangelo dell’Accoglienza e del Servizio. Parto proprio perché sono stato a Cavriè e Olmi e tutto quanto abbiamo condiviso assaporava già di pane e missione in loco.

Sono don Edy Savietto, un privilegiato, e spero di non sprecare questo tesoro di poter partire per la missione e di poterlo condividere con tutto me stesso. Parto per il Brasile ma non partirò da solo, andrò con tutti e tutto ciò che in questi anni di ministero mi è entrato nella carne, nel cuore, nella testa e nell’animo, per questo parto forte ed entusiasta.

(Don Edy)