CI HA SCRITTO don Mauro Fedato dal Ciad: Una domanda che spesso viene fatta è: “Cosa mangiate lì?” Nutrirsi della preghiera per la missione insieme

Una delle domande spesso rivolta ai missionari, soprattutto dalle mamme, è: “Ma che cosa mangiate lì da voi?” Mi diverto allora a citare i cibi più particolari: il serpente, le cavallette, le termiti, il cane… Anche se, in realtà, quando siamo a casa nostra mangiamo un po’ come in Italia. I missionari di lungo corso raccomandano di mangiare bene, mantenere il corpo in forma aiuta a resistere di fronte a certe malattie e altri problemi fisici.

Tuttavia, è un altro il nutrimento che sto scoprendo essere essenziale per vivere in missione e vivere insieme la missione. Si tratta della preghiera comunitaria.

Favoriti dai ritmi del luogo, noi tre preti di Fianga e Sere possiamo pregare ogni giorno insieme, spesso anche con la comunità delle tre suore senegalesi che condividono con noi il servizio pastorale a Fianga. Tutte le mattine alle sei, tranne il martedì, celebriamo lodi e messa; il martedì (quando la messa è al pomeriggio per i giovani) con la preghiera del mattino facciamo anche un po’ di condivisione sulla parola di Dio della domenica; ogni sera poi, verso le sette, preghiamo i vespri, prima di cena. Con i preti e le religiose della zona pastorale viviamo, inoltre, durante l’anno pastorale, 5 o 6 ritiri, “predicati” a turno da noi.

Quando sono arrivato in Ciad ho trovato questa bella abitudine, presa dai nostri predecessori. Insieme a don Mauro e don Riccardo abbiamo, poi, pensato di aggiungere l’ascolto della Parola.

Ecco, pregare e celebrare insieme è un cibo nutriente! Per ciascuno personalmente, per la vita comunitaria, per la missione.

Stare bene insieme, nella casa comune, è necessario: per ciascuno di noi, trovando un luogo di ristoro, condivisione, accoglienza, sfogo; per “noi insieme”, vincendo le normali fatiche che possono sorgere nella vita ordinaria condivisa; per i cristiani, davanti ai quali le nostre divisioni sarebbero una smentita insuperabile di ogni annuncio, di ogni attività.

Pregare l’uno accanto all’altro sostiene la fraternità! Se entriamo in chiesa con un motivo di divisione, davanti al Signore il cuore ritrova la strada del perdono. Se celebriamo con un pregiudizio nel cuore lo Spirito ci suggerisce la verità. Se preghiamo accanto al nostro fratello, che lo è solo di nome, egli lo diventerà in modo reale, perché è nel Signore che siamo fratelli. Se invochiamo Dio e dimentichiamo le nostre Chiese di Pala e di Treviso, lo Spirito trova il modo di risvegliare la nostra memoria e i nostri affetti.

Se tutto questo non accade, significa che non sto pregando, che non sono davanti al Signore, che sto espletando una formalità con il cuore chiuso.

La nostra vita fraterna è un elemento decisivo, ancor più lì dove siamo. Le relazioni di amicizia con i fratelli e sorelle del Ciad sono belle, ma la distanza di sensibilità e orizzonte culturale rendono lo scambio e la condivisione meno profondi. Per questo l’armonia tra noi è un sostegno di grande importanza anche a livello affettivo.

In questi anni è stata questa una delle scoperte importanti che l’esperienza in Ciad mi ha permesso di fare, un altro dono che il Signore mi ha elargito nel corso del cammino. E riconosco che il bel clima instauratosi tra noi, e con le suore, il gusto di lavorare insieme, come quello di chiacchierare e divertirci insieme, trovano una radice solida e feconda nella preghiera condivisa.

Il detto “mangia, sennò l’Africa ti mangia” usato dai vecchi missionari, è proprio vero! Occorre nutrirsi bene, ai pasti della preghiera, per vivere ovunque la missione come fratelli e sorelle. (don Mauro Fedato)