Sono Monica, ho 44 anni, sono nata e cresciuta a Maser e ho sempre avuto nel cuore la passione per la missione poi maturata con gli incontri alla Rocca di Cornuda tenuti dalle Suore dell’immacolata, e alcuni viaggi in missione prevalentemente in Africa. È stata nel lontano 2003 la mia prima partenza per la missione di due anni e poi altri sette in Camerun; infine nel 2011 in Repubblica Centrafricana, dove ancora oggi mi trovo. Qui collaboro con le Suore della Provvidenza del Bambin Gesù nel campo educativo, nella formazione dei maestri e gestione delle scuole. In quest’ultimo anno abbiamo anche aperto corsi di alfabetizzazione per adulti che non hanno avuto la possibilità di andare a scuola a causa dei molti anni di conflitto che ha attraversato il Paese.
L’AMORE RICEVUTO È DA RIDONARE E TESTIMONIARE.
Essere in missione per me è contraccambiare quell’amore che ho ricevuto nell’ambito familiare e nella mia comunità cristiana in Italia, dove ho vissuto i valori della solidarietà e dell’impegno per gli altri nel nome di Gesù che per primo ci ha dato l’esempio. Anch’io nel mio piccolo vorrei portare amore e attenzione a quelle persone che magari non hanno avuto la possibilità di avere quello che ho avuto io, solo perché nate nella parte povera del mondo.
La mia attività in Repubblica Centrafricana è iniziata nel 2011 e assieme ad un’equipe di insegnanti abbiamo aperto una scuola di formazione per maestri di scuola materna e primaria, voluta dalla conferenza Episcopale Centrafricana. Nel 2013 durante il colpo di stato ho collaborando con le suore della Provvidenza per accogliere all’interno degli spazi della missione, centinaia e centinaia di profughi interni, che scappavano dai quartieri più insicuri, per ben 2 anni abbiamo gestito uno dei 67 campi profughi presenti nella capitale, che ospitava 1.500 persone. Abbiamo anche organizzato delle scuole di fortuna nei campi profughi, con l’aiuto degli studenti della scuola dei maestri, che sono durate sino a quando sono stati smantellati i campi e le famiglie sono ritornate nei quartieri e hanno ricominciato a ricostruire le loro case distrutte. Queste attività con i bambini erano finalizzate a far uscire il vissuto di guerra e di violenza che i bambini continuavano a vedere durante il conflitto. Ritornata la normalità, siamo ripartiti con ancora più entusiasmo e abbiamo accettato la sfida di riportare a una vita normale i tanti bambini che avevano vissuto questa ennesima guerra e nel 2018 ci siamo concentrati a ricostruire scuole o a riaprile affinché in futuro non si ripeta quello che è accaduto durante il conflitto, cioè che molti giovani senza un’educazione entrino nelle bande armate, perché troppo manipolabili.
LA BUONA NOTIZIA RIGENERA VITA IN NOI e NELLE PERSONE CHE CI STANNO ACCANTO
L’incontro con le suore della Provvidenza, la loro sequela di Gesù e il loro stile missionario mi hanno aiutato a realizzare il mio progetto di vita attraverso il servizio all’altro. Tutto questo, giorno dopo giorno, mi ha cambiata, insegnandomi ad accettare la realtà che ho di fronte e ad attendere il cambiamento anche se spesso in questo Paese è lento. Inoltre il popolo centrafricano mi ha fatto riscoprire l’essenzialità nel mio stile di vita e la semplicità e l’autenticità nei rapporti umani.
Attraverso molti incontri ho anche imparato a conoscere la Chiesa locale, ad esempio collaborando e facendo vita comunitaria con le Suore della Provvidenza, che in questo momento, su richiesta dei vescovi locali, stanno ripensando al loro modo di essere in missione e al modo più proficuo per essere vicine alla popolazione che ogni giorno hanno accanto e che hanno imparato ad amare e aiutare. Perché la missione è anche questo, essere presenza attiva, in una realtà in continuo cambiamento, con esigenze e bisogni sempre nuovi che ti spinge ad accettare e metterti in gioco per sfide sempre diverse.
È proprio qui che mi sento chiamata a portare il mio contributo, attraverso il mio lavoro di insegnante, sempre con la speranza di vedere piccoli frutti di cambiamento, in persone, giovani e meno giovani che a volte non hanno più voglia di sperare, perché ogni volta che ricominciano vedono i loro sforzi annientati dalle guerre ricorrenti.
Rimanere, per crescere con questo popolo che ho imparato ad amare, con il quale abbiamo attraversato momenti belli e momenti meno belli, con il quale ho potuto vedere i piccoli passi verso una vita più libera, radicata nella fede nel Signore. Questo mi dà gioia al cuore e mi motiva sempre di più a stare con loro. Attraverso il mio lavoro educativo vorrei tanto insegnare ai giovani a spendere la propria vita per il Paese dove sono nati e renderli protagonisti del cambiamento, utilizzando anche le conoscenze che acquisiscono nelle nostre scuole, perché il futuro dell’Africa passa anche e soprattutto attraverso l’impegno dei propri giovani, che non saranno più influenzati e prigionieri delle idee che vengono dall’esterno, ma saranno parte attiva di una società aperta al cambiamento e pronti a investirsi per il bene del loro Paese.
ESPERIENZE DI VITA NUOVA
Molte sono state in questi anni le situazioni in cui ho potuto vedere chi mi sta accanto risollevarsi e riprendere vita nuova. Ad esempio penso a quei giovani che dopo il biennio della scuola di formazione per insegnanti riescono a trovare un lavoro che dà loro dignità e la capacità di avere un pensiero critico verso la realtà, in modo da capire che non è solo attraverso la violenza che si può risolvere un problema.
Ho potuto poi vedere donne che dopo aver seguito la formazione per capire il sistema del microcredito e dopo aver costituito delle cooperative di produzione e riflettuto sull’attività da svolgere e aver ricevuto il finanziamento per partire si sono impegnate in lavori come la produzione dell’olio e saponi di Karité, la coltivazione di arachidi, la trasformazione di manioca. Un po’ alla volta il loro lavoro le ha rese parte attiva della vita sociale nei loro villaggi e le ha aiutate a sostenere economicamente la loro famiglia e a mandare i figli a scuola. Proprio attraverso l’apertura delle scuole anche nei piccoli villaggi ho potuto vedere bambine in grado di avere una cultura, invece senza la scuola spesso non avrebbero altro futuro che sposarsi troppo giovani e diventare madri prima del previsto. Inoltre con molte sensibilizzazioni nelle famiglie del villaggio abbiamo potuto vedere bambini che hanno iniziato a frequentare la scuola invece che rimanere solo in casa per provvedere alle faccende domestiche e di sussistenza della famiglia.
Alcuni genitori e dei giovani adulti hanno visto partire la scuola dei bambini e hanno chiesto di poter anche loro imparare a leggere e scrivere, con grande gioia abbiamo accettato la loro richiesta ed è partita la scuola di alfabetizzazione per adulti. Ora alcune di queste persone sono diventate lettori nelle loro comunità cristiane e persone di riferimento per i capi villaggi dove vivono. C’è poi anche un sogno che portiamo nel cuore: è un progetto che con le suore della Provvidenza ci siamo prefissate di realizzare nei prossimi anni, dopo aver visto che le persone che vivono nei villaggi intorno a dove siamo devono andare molto lontano per trovare il primo dispensario farmaceutico, dove magari spesso non trovano né il personale né le medicine che necessitano loro. Costruire un piccolo ospedale con maternità permetterebbe a molti di avere accesso a cure mediche e di avere un centro sanitario con persone specializzate.
Di recente è nata una comunità vocazionale per ragazzi; la sfida e le necessità sono grandi. Ma c’è l’impegno dei giovani e il prossimo anno uno inizierà la propedeutica e altri due l’anno di filosofia, altri entreranno nel noviziato. La vostra vicinanza e aiuto sono importanti nel sostenere la loro formazione e vocazione di seguire Gesù e di servire il loro popolo. Con le suore inoltre accogliamo persone desiderose di fare esperienza di vita in missione, di conoscere questa realtà e di aiutare per le svariate necessità; sarebbe bello iniziare con la Diocesi di Treviso un’esperienza in questo senso.
(Monica Colla)