Cari amici e amiche, ieri si è realizzato il ballottaggio delle elezioni presidenziali ecuadoriane. Ha vinto Guillermo Lasso, padrone della seconda banca più grande dell’Ecuador. Noi avevamo la speranza che vincesse il candidato che proponeva una miglior distribuzione della ricchezza nazionale, condizione indispensabile per mantenere la pace sociale. Ci aspettiamo invece una maggior concentrazione della ricchezza in poche mani, la privatizzazione di vari beni e servizi dello stato, il licenziamento di molti lavoratori, lo sfruttamento delle risorse naturali senza criteri ambientali, un’adesione incondizionata alle politiche degli Stati Uniti verso l’America Latina, l’abbandono dei poveri, la liquidazione delle cooperative più piccole. ecc.
Come GSFEPP rinnoviamo la nostra volontà di servire le comunità più povere delle campagne e dei quartieri emarginati delle grandi città. Staremo a fianco degli indigeni, dei campesinos e degli emigranti con i nostri servizi per la formazione professionale, l’organizzazione delle comunità, l’aumento della produzione e della produttività, la generazione di nuovi posti di lavoro specialmente per i giovani e le donne, la commercializzazione comunitaria, la dotazione di acqua potabile, i servizi finanziari alle cooperative, la protezione della natura, ecc.
Il processo per arrivare a un maggior livello di sviluppo equo, inclusivo e sostenibile sarà un po’ più lento e più difficile, ma la nostra gente è capace di soffrire e lottare, quindi arriveremo alla metà di costruire un Ecuador bello, giusto e pacifico.
Saluti cordiali
Bepi
* Bepi Tonello, missionario laico trevigiano di Operazione Mato Grosso
VEDI la bella intervista del Tg3 a Bepi Tonello https://www.youtube.com/watch?v=d-UWTAUNEI4
nota di redazione (da Sky – 13 aprile)
Guillermo Lasso il vincitore del ballottaggio delle elezioni presidenziali in Ecuador. L’uomo d’affari e banchiere ha recuperato lo svantaggio accumulato nel primo turno del 7 febbraio scorso nei confronti del leader progressista Andrés Arauz (Unes), e a maggio succederà a Lenin Moreno nel palazzo di Carondelet. Sulla base dello scrutinio ufficiale realizzato dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) del 97,97% dei voti, Lasso ha ottenuto il 52,48% mentre Arauz, che ha forse scontato l’eredità politica pesante del suo sponsor, l’ex presidente Rafael Correa, si è fermato al 47,52%.
Un Congresso impegnativo
Lasso, al suo terzo tentativo come candidato alla presidenza, ha guadagnato molti voti che due mesi fa erano andati ad altri candidati, soprattutto Yaku Pérez e Xavier Hervas. Una volta alla guida del Paese, dovrà fare i conti con un Congresso unicamerale di 137 membri, all’interno del quale può contare su appena 31 seggi della sua coalizione Creo-Psc, mentre Arauz guiderà un gruppo di 49 parlamentari. Dovrà negoziare spesso con gli altri partiti, come Pachakutik del candidato Yaku Pérez (27 seggi) e Izquierda democratica di Xavier Hervas (18), e con 13 altri parlamentari.
Lasso: “Un nuovo corso”
Dopo aver ricevuto una telefonata di Arauz che ha riconosciuto la sua vittoria, Lasso ha dichiarato che “la democrazia ha trionfato”, aggiungendo: “Questo è un giorno storico, è un giorno in cui tutti gli ecuadoriani hanno deciso il loro futuro. Li ringrazio per la loro fiducia”. Secondo gli analisti il presidente eletto manterrà sostanzialmente i cardini del modello neoliberale introdotto da Moreno nell’ultimo quadriennio, ma Lasso ha annunciato che la sua gestione sarà “un nuovo corso molto diverso da quello degli ultimi 14 anni in Ecuador. Dal 24 maggio assumeremo con responsabilità la sfida di cambiare il destino della nostra Patria e realizzare in Ecuador le opportunità e la prosperità a cui tutti aneliamo”.
Arauz: “Nessuna sconfitta politica o morale”
Riconoscendo la sconfitta, Arauz ha descritto la giornata come “un infortunio elettorale, ma in nessun modo una sconfitta politica o morale”. “Perché – ha assicurato – il nostro progetto riguarda la vita. È un impegno per un percorso di organizzazione e costruzione di un futuro più giusto e solidale per tutti gli ecuadoriani. Questa è la nostra lotta”.