Con il ricordo commosso del vescovo Pedro Casaldàliga, profeta della chiesa dei poveri, “un airone bianco sulle rive del fiume Araguaia”
Quando sono venuto a sapere della morte del vescovo Pedro Casaldàliga ho pianto con lacrime di emozione, di tristezza e gratitudine…
Qui in Brasile, se mettiamo insieme la crisi politica, la grave disuguaglianza sociale, la crisi del lavoro e adesso anche questa tragedia sanitaria, i prezzi degli alimenti raddoppiati, la disoccupazione… c’è da preoccuparsi! Ma voglio essere ancora realista e pieno di speranza! E lo faccio guardando a ciò che succede attorno a me. Vedo piccole comunità di famiglie contadine che resistono alle minacce e alle persecuzioni dei grandi proprietari e delle imprese; vedo gruppi di giovani che si mantengono in contatto scambiandosi saluti e riflessioni; vedo gli alunni e le alunne della Scuola di Formazione Missionaria che alla sera mi invitano a pregare e cantare l’Ufficio Divino delle Comunità (nella cappella virtuale!); ci sono tanti gesti di solidarietà, di raccolta e distribuzione di alimenti alle persone più vulnerabili come il popolo della strada, gli immigrati venezuelani, i disoccupati e i carcerati che nessuno più visita. I nostri laici e le nostre laiche, operatori della Pastorale della Terra, dopo i primi mesi di confinamento sono già nelle aree visitando famiglie e comunità, soprattutto quelle coinvolte in conflitti agrari; si rischia anche la vita. Mi dà speranza anche il “coletivo delle donne” che seguo nella formazione anche teologica; stanno sviluppando sorprendenti riflessioni a partire dalla loro realtà e visione femminile.
Ma c’è un problema che preoccupa: le donne più impegnate, attente alla vita, ricche di cultura e impegno sociale, di lettura e spiritualità biblica… sentono anche la necessità che nella chiesa si recuperi un compito veramente profetico, sentono l’urgenza di vivere una chiesa più umana, libera dal potere, più fraterna, ecologica e capace di valorizzare la donna… Sappiamo che dopo questa epidemia molti cristiani non ritorneranno più “in chiesa”; hanno già trovato altri spazi di accoglienza, di libertà, di convivenza umana e fraterna…per questo crediamo che sia urgente ripensarci come chiesa, anche i “tempi supplementari” stanno per finire. (d. Erminio Canova)
“Come un airone bianco sulle rive del fiume Araguaia”
Quando sono venuto a sapere della morte del vescovo Pedro Casaldàliga ho pianto con lacrime di emozione, di tristezza e gratitudine…. Tra le lacrime mi sono detto: è finito, con questa sua morte è finito…. Ho la netta sensazione che con la partenza di Pedro… si stia come chiudendo una epoca, quella della chiesa pensata con evangelica lucidità dal padre Josè Comblin e vissuta da questo vescovo profeta; è mia convinzione che, come diceva dom Pedro, resta solo il Dio di Gesù e i poveri che lottano per sopravvivere…
La Chiesa dei poveri fu pensata nei corridoi del Concilio, firmata e affermata nel “patto delle catacombe” della martire Domitilla; è stata poi discussa e definita nei dibattiti di Medellin ed è stata vissuta e testimoniata con fede, con il sudore e il sangue da molti cristiani in questo Continente Latinoamericano. Quella intuizione originale che ha dato vita ad una esperienza di Chiesa di liberazione perché evangelica, non trova spazio nell’Istituzione; è coltivata solo da piccoli gruppi ai margini… E mi sorge l’interrogativo: “e ora?”
Ora devo ritornare, con coraggio e insieme ad altri fratelli e sorelle che condividono questo sentire, là dove Gesù ha cominciato, da dove lui è partito, a custodia e difesa della vita, del pane, della salute, della preghiera, dell’amore fraterno e della giustizia del Regno.
Forse dovremo ritornare alle catacombe.
Della Chiesa sognata e vissuta dal vescovo Pedro solo si salva la vita! Della Chiesa opzione dei poveri, delle Comunità di base, della memoria dei martiri, …restano piccoli gruppi di cristiani, piccole comunità di base, nuclei di persone impegnate con il Vangelo che vivono disperse come minoranze, resti di Israele e che frequentano poco i templi: segni profetici.
Molti dicono che la speranza è il papa Francesco. Lui ha inaugurato un nuovo stile per il papato, ci ha offerto fino ad oggi documenti straordinari, chiede di pensare ad una nuova economia che possa dare vita ai poveri….
Ma restano da avviare ancora le riforme più urgenti nella chiesa: i problemi del clericalismo, del ritualismo, l’assenza delle donne nella guida della Chiesa, sono questioni non risolte e rinviate… La presenza in vita del vescovo Pedro era capace di alimentare la speranza e ci offriva la possibilità di sognare ancora di poter volare alto, come lui: “como uma garça branca na beira do rio Araguaia”.
(don Erminio Canova)