11.12.20: don Paolo Cargnin e don Lorenzo Tasca dal Paraguay

Chiamati a rinascere nella speranza

“Consolate, consolate il mio popolo… parlate al cuore di Gerusalemme e ditele che il tempo è compiuto…” :risuonano forti in noi queste parole anche qui in Paraguay dentro questa situazione di pandemia che ci sta scuotendo a tutti i livelli.
Da un punto di vista lavorativo, di relazioni familiari, di ritmi di vita… a giovani e a studenti, a lavoratori, per le persone anziane e per tante persone fragili a livello personale… Come desidereremmo avere parole di vera consolazione, poter essere con la nostra presenza “consolazione” per questi fratelli e sorelle con le quali il Signore ci ha chiamati a camminare!
Certamente lo “stare accanto” può essere un segno di consolazione… come pure condividere qualche Parola di luce che ci raggiunge… ancora dentro a situazioni di oscurità ed incertezza aiutarci a “guardare le stelle che brillano e lasciarci da esse guidare” senza cadere in miraggi ottici… imparare cosa significhi prendersi cura di noi stessi, poi gli uni degli altri, e ancora di quanto ci sta intorno, questa nostra casa comune che gratuitamente ci ospita. È tempo questo (di quest’anno e di questo Avvento) per attendere ed imparare la Presenza di questo “Dio che viene”.

Qui da noi, in queste campagne povere ed abbandonate del Paraguay, questo inedito della pandemia crediamo abbia scombinato meno la vita che non in Italia, in particolare il ritmo convulso al quale eravamo abituati e che era quello che pensavamo essere la normalità della vita. Anche qui certo si è rallentato, ma in maniera meno sconcertante. Il livello della vita (potere d’acquisto) della gente semplice certamente è diminuito, anche se finora gli aiuti del governo assistenzialista hanno “ammortizzato i colpi” (non sappiamo cosa succederà nei lunghi tempi?!)… qualcosa dalla povera terra sempre si ricava. Anche qui chi ne sta approfittando sono come sempre quei pochi che già hanno “i granai pieni” e ne vogliono costruire altri… aumenta la forbice delle diseguaglianze e dis-equità. Da un punto di vista religioso ci domandiamo anche noi: che messaggi cogliere da quanto stiamo vivendo, quali strade cercare di aprire in questa situazione (quali processi nuovi cercar di far partire)… certo abbiamo bisogno di guardare il cammino che ci sta davanti con occhi di speranza, con la certezza che Lui, questo “Signore-che-viene”, questo Emmanuele (Dio-con-noi) già sta davanti a noi. Alcune parole risuonano come importanti: bene comune, casa comune, tutti insieme (senza lasciar da parte nessuno), fratellanza, solidarietà e condivisione, cultura dell’incontro…

Ci dice san Marco, cominciando il suo scritto che abbiamo ascoltato nella seconda domenica di questo tempo d’attesa: “Inizio della Buona Notizia di Gesù, Messia, Figlio di Dio”. È LUI, GESU’, il nuovo INIZIO… Con Gesù c’è proprio un ricominciamento, l’avvio di una nuova creazione, il rinnovarsi di nuove avventure… è Lui che siamo chiamati a lasciar crescere in noi, nel nostro quotidiano, seguendo il cammino liturgico che ci accompagnerà verso le tappe fondamentali della vita di questo nostro Maestro, noi tutti discepoli suoi. Un Bambino (e che Bambino! ma sempre bambino) ritorna a proporsi a noi come luce; come proposta, per ciascuno di noi e per il nostro mondo di cui siamo parte, a rinascere in fedeltà alla VITA da scoprire dentro le pieghe anche oscure di quanto stiamo vivendo o per la pandemia o dentro questa casa comune, che abbiamo incamminato verso la distruzione. Può essere il rinascere di una speranza a partire dalla fedeltà di questo nostro Signore che non si è stancato, anzi!, di noi, ma che ritorna a proporsi a noi Bambino perché anche noi possiamo percorrere cammini di rinascita, personale e di popolo, oltre ogni confine nazionale. Alla sua grotta arrivano e trovano accoglienza dai semplici e poveri pastori con le loro greggi ai Magi, presenze di universalità… a tutti Lui tende le sue braccia aperte…quest’anno poi accompagnati in maniera speciale (pur sempre con il suo stile silenzioso e in ombra) dalla figura e dall’intercessione di San Giuseppe, al quale papa Francesco ha dedicato la sua ultima carta apostolica “Patris corde”, che termina con queste parole che desideriamo fare nostre: “Non resta che implorare da San Giuseppe la grazia delle grazie: la nostra conversione”. Nella gioia di questo Natale, per alcuni aspetti diverso dagli anni anteriori, a tutti BUONA AVVENTURA D’INCONTRO con il Dio-con-noi!
don Paolo e don Lorenzo