Il periodo estivo è terminato; un periodo ricco di persone, di giovani che sono stati nostri compagni di viaggio. Prima le due Chiare, arrivate con il progetto del Centro missionario diocesano di Treviso, e, poi, i cinque amici del Gruppone. Sono stati giorni molto intensi, impegnativi, a volte anche faticosi, ma ci auguriamo che tutti e sette alla fine si siano portati a casa un’esperienza che abbia lasciato qualcosa, qualche domanda, qualche dubbio, qualche sogno, magari anche qualche rammarico, qualche angoscia, qualche dolore.
Quest’anno don Giuliano, Bepi Tonello e altri ci hanno aiutato in questo compito con una presentazione dell’America Latina e dell’Ecuador, della sua storia, della sua realtà. Delle piccole chiavi di lettura dell’ambiente, della realtà dove si sono trovati a vivere, anche se per breve tempo; è stata fondamentale per dare una veduta amplia e un peso considerevole agli incontri, in particolare con Bepi che, grazie alla sua conoscenza della realtà latino americana e dell’Ecuador ci ha dato la possibilità di vedere anche oltre, oltre le ombre, oltre le nebbie che cercano di offuscare la realtà, e con don Giuliano, che ha espresso in ogni momento la sua voglia di starci in mezzo e di conoscere i giovani e il mondo in cui sono attualmente immersi. Dopo, i giovani ci hanno inondati di domande, personali, riguardanti le nostre scelte di vita, su Salinas e sui processi che l’hanno portata a essere quello che è, sull’Ecuador e sulla sua realtà attuale.
Sette ragazzi, sette realtà, sette mondi differenti, ognuno con un suo vissuto, tutti in cerca di qualcosa, risposte, vie nuove da percorrere. Abbiamo conosciuto giovani che si sono messi in discussione, che per un breve tempo hanno condiviso alcuni passi con “los de más” (gli altri), con i lontani, in molti casi gli ultimi, gli esclusi del mondo, condiviso alcuni passi, fianco a fianco, ascoltando le voci, annusando gli odori, condividendo le fatiche, i sogni, guardandosi occhi negli occhi… Ascoltarli, ci farà riflettere un po’.
Nel frattempo la situazione in Ecuador non è cambiata, non è certamente migliorata, gli omicidi continuano, la maggior parte legati al narcotraffico, ma anche alla situazione politica. Delinquere sta diventando un fatto normale e i giovani sono attratti dai soldi facili, le armi girano con estrema facilità.
Cresce il numero di chi emigra, anche qui di Salinas; sempre più si sente di persone che non riescono a raggiungere la meta, alcuni vengono incarcerati, alcuni restano ostaggio dei “coyoteros” (trafficanti di persone), altri, molti, concludono tragicamente il loro viaggio. Parlando con i loro familiari, ascoltiamo questi racconti, che suonano alle nostre orecchie come assurdi. Sentiamo, però, che non ci si può permettere giudizi. Noi siamo qui, ma quando le scarpe ci risulteranno troppo strette, avremo sempre la libertà di ritornare, loro, la stragrande maggioranza, dovrà continuare a camminare per questi sentieri, qualsiasi sia la taglia di scarpe che indossa. (Emanuele Confortin e Anna Ferronato)
da “Terre & Missioni” di ottobre