La coppia dei nostri fidei donum laici, originaria da Padernello, parla della loro vicinanza a ragazze in difficoltà
Cari amici del Centro Missionario,
siamo tornati dalla “costa” (Muisne, vicino al Pacifico) dopo una permanenza di circa un mese e mezzo. Abbiamo dovuto tornare per sbrigare alcuni impegni, riguardanti soprattutto Maria e sua figlia. Non ricordo se avevo scritto di loro, comunque da circa due mesi vivono con noi in attesa di trasferirsi dalla zia, presumibilmente a settembre. Maria l’avevamo conosciuta alla Fondazione Laura Vicuna nel 2014 quando lei aveva 12 dodici anni.
A quattordici anni, durante una vista domiciliare ai suoi familiari, fu abusata dal cognato e dopo varie vicissitudini, all’età di sedici anni, fu trasferita in una casa di accoglienza per madri minorenni. Noi abbiamo sempre mantenuto i contatti con lei andandola a trovare con regolarità e al compimento del diciottesimo anno di età, l’hogar del Buon Pastore dove era ospite, ci
ha chiesto la disponibilità ad accoglierla con noi per un certo tempo. Noi abbiamo accettato e stiamo approfittando di questo tempo che lei rimarrà con noi per far sì che
impari un lavoro, così che per il futuro possa avere una indipendenza economica che le permetta di non essere succube “dell’hombre (uomo) di turno”; per questo sta svolgendo un apprendistato in un panificio-pasticceria della costa. Le cose stanno andando abbastanza bene, ma undici anni di istituzione e una figlia frutto di abuso non rendono la situazione molto semplice da gestire. Mi riferisco soprattutto all’impatto con il mondo reale e alla parte emozionale ed affettiva.
In tutti gli anni che ha passato nelle varie fondazioni è sì stata protetta, ma non ha mai potuto avere delle esperienze personali che la facessero crescere nell’autonomia, nel sapersi gestire e nella responsabilità. È una ragazza “istituzionalizzata” sotto tutti i punti vista e di conseguenza c’è un gran lavoro da fare.
Per non farci mancare niente, oltre a Maria e sua figlia, sono con noi anche Jimena e Melody rispettivamente di 9 e 12 anni. Con Cristina ci siamo presi l’impegno di insegnar loro a leggere e scrivere, sono figlie di “nessuno” come spesso accade in Ecuador, vivevano con la nonna in mezzo alla selva in una condizione di infanzia negata. Rimarranno con noi fino a quando la loro situazione familiare si stabilizzerà un po’, poi vedremo.
Ecco, negli ultimi tempi ci stiamo occupando soprattutto di questo. Nella comunità di Muisne aiutiamo bambini e adolescenti supportandoli nei loro piani di studio, dal momento che le scuole, specialmente nel “campo”, sono ancora chiuse e i genitori per la maggior parte, o non sono in grado di aiutarli o non gli interessa. Per la maggioranza di loro, seguire una lezione di studio on line e poi
fare i compiti da soli è veramente un’impresa.
Per questa ragione, in Ecuador, in questa epoca di Covid, l’abbandono scolastico sta assumendo numeri veramente preoccupanti e come al solito chi ne fa le spese sono le persone più povere…
Per ora un caro saluto a tutti,
Giorgio e Cristina