DA LEGGERE: “Una carezza per tutti – Le mani di Gesù nel Vangelo di Marco” di Roberto Seregni, Ed. Le Ancore

L’autore è prete fidei donum di Como, da dieci anni in Perù,

E’ un libro nato da un incontro con le mani di Maria, un’anziana signora della parrocchia di San Pedro de Carabayllo, periferia nord di Lima. L’incontro risale a quattro o cinque anni fa, quando le figlie dell’anziana donna chiamarono Roberto per l’unzione degli infermi, come lui stesso racconta: “All’alba raggiunsi questa piccola casa di legno e lamiera e mi trovai di fronte un corpo scheletrico, a causa del tumore che la stava divorando. Rimasi a lungo seduto sul letto accanto a lei e ricordo che quando iniziai a recitare il Padre nostro la sua mano improvvisamente afferrò la mia con una forza impressionante. Fu un attimo, ma provai una sensazione talmente forte che, anche ore dopo, una volta tornato a casa e ripresi i quotidiani impegni, continuavo a ripensare a quella stretta di mano e come fosse possibile che in quel corpo scheletrico ci fosse tanta forza. Ho iniziato così a immaginare come si devono essere sentite le persone toccate o prese per mano da Gesù. Ho pensato alla suocera di Pietro, presa per mano e rialzata, o alla bambina che era morta ed è stata alzata e riportata in vita. È stata un’intuizione che
mi ha portato a rileggere i Vangeli cercando i testi dove si parlava delle mani di Gesù”.
L’Autore ha poi concentrato la sua ricerca sul Vangelo di Marco, che più spesso fa riferimento alle mani di Gesù, scegliendo otto brani, in cui l’evangelista racconta di che cosa sono state capaci le mani del Figlio di Dio. Ogni brano è preceduto da altrettanti racconti di vita tra la polvere di Carabayllo. Una scelta narrativa in cui Seregni fa suo l’insegnamento del maestro Bruno Maggioni, noto biblista di Como, che ha insegnato a generazioni di cristiani come funziona davvero la Bibbia. “Sono sempre più convinto – scrive nella prefazione Marco Cairoli, citando proprio Maggioni – che la Parola di Dio si fa appello attraverso un’esistenza concreta, mai senza l’esistenza. È nell’esistenza, scontrandosi con l’esistenza, che la Parola svela il suo vero significato, mostrando anche quella diversità che sovrasta i nostri pensieri” (p. 8).

Nelle intenzioni dell’Autore, il libro si offre a tutti i cristiani, specie a quanti sentono la propria fede offuscata dalla frenesia della vita o, viceversa, un po’ “impolverata” da una religiosità vestita di abitudine. “Normalmente quando scrivo – precisa l’Autore – penso ai fedeli delle nostre parrocchie. A un discepolo di Gesù che magari partecipa alla vita della comunità, anche un po’ stancamente, e che ha bisogno di una parola per tirarsi un po’ su.
Questo libro non è tanto pensato né per chi sta fuori dalla Chiesa (i lontani che aspettano un annuncio), né per gli specialisti, perché è un libro spirituale non un’esegesi. Diciamo che è rivolto a quanti hanno il desiderio di ritagliarsi un tempo durante la giornata di intimità con la Parola”.
La pubblicazione è per l’Autore anche l’occasione per restituire ai propri amici, familiari e alla Chiesa che l’ha inviato, un po’ della ricchezza vissuta in questo decennio dall’altra parte dell’Oceano. «Vorrei, attraverso queste semplici parole – racconta l’Autore – provare a trasmettere qualcosa di questa esperienza missionaria che ho avuto la fortuna di vivere. Perché in fondo la missione ti manda allo sbaraglio: l’idea romantica del missionario che va e aiuta i poveri la si perde dopo sei mesi.
La realtà è che si impara e riceve molto dalla gente semplice.
A me certamente questi dieci anni hanno aiutato a mettere i piedi ben piantati a terra, a relazionarmi con la Parola in maniera più snella, senza tante sovrastrutture. In questi anni ho imparato dalla gente ad essere più semplice anche nei gesti. […]
Qui in particolare i genitori portano i bambini appena nati perché il don dia loro una benedizione.
Allora faccio sulla fronte e sui palmi delle mani il segno della croce dicendo: “Il Signore ti accompagni, che le tue mani possano servire e amare e i tuoi piedi camminare sempre nel Signore”». Perché, come ci ricorda papa Francesco, “Dio si coinvolge, si immischia nelle nostre miserie, si avvicina alle nostre piaghe e le guarisce con le sue mani; e per avere le mani si è fatto uomo”.
Michele Luppi