> Elsa e Roberto Carnera, rientrati dall’esperienza del diaconato del figlio Gabriele in Perù

Natale 2021 – Da qualche giorno siamo tornati dal Perù. Gli occhi, la mente, il cuore, sono carichi di un’esperienza così intensa da desiderare di essere donata.
Il dono vissuto del diaconato di Gabriele e dei suoi fratelli di comunità Daniel, (Costa d’Avorio) Emanuel (Brasile) è stato una gioia davvero grande. Abbiamo accompagnato i primi passi di Gabriele da diacono: i battesimi, la celebrazione della liturgia della parola, le varie benedizioni che le persone richiedono per trovare la forza di vivere la difficile quotidianità fatta di tante privazioni e difficoltà, ci hanno coinvolto facendoci commuovere di gioia nel vedere come Dio trasforma la vita delle persone che rispondono alla sua chiamata.

Ci siamo portati a casa in particolare la gioia delle persone che hanno accompagnato Gabriele negli anni di preparazione a questo momento; è stata un’esplosione di affetto e di abbracci. C’erano tutti, gente semplice, umile, povera, come i pastori nella grotta. C’erano tutti con i loro vestiti senza preoccuparsi se erano adatti oppure no, felici di lodare per la vita offerta nelle mani di Dio, di tre giovani in una terra straniera. C’erano tutti sentendosi chiamati a unirsi a questo momento speciale, per loro venivano ordinati tre giovani come segno della presenza consolatrice di Dio in mezzo a loro.

Non potevamo esimerci dal ricevere tanto affetto e accoglienza dalle persone che con noi hanno vissuto questa gioia. Eravamo famiglia insieme in questa terra straniera, di nome, non di fatto, uniti nella lode. Volti di persone che vivono in una terra dove il sole si vede solo pochi momenti all’anno e che raramente contemplano la luna e le stelle. Dove non piove mai (se piovesse sarebbe un disastro per le innumerevoli baracche sorte da invasioni nel Serro) la polvere sollevata dal solo camminare si appoggia ovunque, anche nei sacchi di immondizia lasciati in un angolo di strada poiché non ci sono cassonetti per deporli. La raccolta differenziata viene fatta dalle persone che per sopravvivere cercano i resti di cibo fra le immondizie, e per racimolare qualche “sol” dividono la plastica, il vetro, e la carta. Era un pugno giornaliero nello stomaco ogni volta che il nostro sguardo si posava su queste vite. Puoi comprendere la sofferenza dei poveri solo quando ti lasci interrogare da loro che trovano la forza per non arrendersi mai.  Ma come diceva Gioi una giovane “non c’è scarto che non possa fiorire”, abbiamo visto fiorire la solidarietà fra i poveri. Tanta gente ha perso anche quel minimo lavoro informale che aveva ha causa della pandemia, riducendosi così alla fame.

Alcune donne allora si sono attivate e unite per cucinare quello che arriva dalla Provvidenza attraverso la CMV. In un luogo impervio con strutture non utilizzabili a causa della mancanza dei soldi necessari per acquistare le bombole di gas, cucinano facendo fuoco con legna recuperata preparando il pranzo ogni giorno per 120/130 persone, che non avrebbero di che nutrirsi. Cucinando con loro abbiamo condiviso lacrime, gioia per la vita e speranze.

Un altro “miracolo” a cui abbiamo assistito nella comunità è stato vedere attivati dei corsi di organizzazione del lavoro, per far crescere le mamme del pueblo perché imparassero le tecniche per vendere i loro prodotti in modalità casalinghe.  La luce di speranza incontrata negli occhi di quelle mamme è ancora accesa nei nostri. Davvero “non c’è scarto che non possa fiorire!”

C’eravamo tutti, e con loro noi e voi ad accogliere quei doni di Dio.

Desideriamo augurare a tutti noi di saper essere semplici, bisognosi, accoglienti, come il popolo peruano, in questo santo Natale per accorgersi, che Dio rinnova e compie il suo miracolo d’amore anche oggi, donandoci suo figlio Gesù.

 

 

Buon Natale a tutti