L’autore: l’Esortazione Apostolica Querida Amazonia (QA) è così chiara e lineare che non sento l’esigenza di commentare il testo ma principalmente di porgere un invito alla lettura perché possa esserci una fruttuosa attuazione pastorale nelle nostre comunità. Bisogna resistere alla tentazione di guardare a quest’ultima fatica del Santo Padre credendola riservata solo ai popoli amazzonici. Sarebbe un vero peccato se le nostre parrocchie, i nostri movimenti e tutte le altre realtà associative ed ecclesiali perdessero l’occasione di verificare e rinfrescare la prassi pastorale prescindendo da questo evento qual è stato il Sinodo.
Il Sinodo dei vescovi che si è svolto a Roma nell’ottobre del 2019 sul tema “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale” è stato un momento di grande importanza per tutta la Chiesa e per la nostra società in quanto ha posto la questione amazzonica come elemento decisivo per il futuro della Terra. Ne è seguita l’Esortazione apostolica Querida Amazonia di papa Francesco che riprende la lezione del Sinodo e ne fa un messaggio al popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà. Querida Amazonia è una lettera d’amore in cui le ferite, il dramma e il mistero di questa terra e dei popoli che la vivono
sono presentati come rilievi che si fanno a una creatura amata perché i suoi sogni di rinascita si possano realizzare.
Dice il Papa: «Imparando dai popoli originari, possiamo contemplare l’Amazzonia e non solo analizzarla, per riconoscere il mistero prezioso che ci supera» (55). E aggiunge: «Risvegliamo il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi e che a volte lasciamo che si atrofizzi» (56). Lo sguardo contemplativo caratterizza quindi l’intero documento, anche quando necessariamente l’analisi si fa cruda. E’ la stessa ottica della Laudato si’ e di san Francesco d’Assisi. Papa Francesco rimette in carreggiata la Chiesa, su una strada che rappresenta un interessante luogo di dialogo con gli uomini del nostro tempo, credenti e non. Chi non ha a cuore il proprio futuro? Chi non si preoccupa della propria salute e di quella dei figli? Chi non vuole costruire la propria casa quando il mondo è inteso come il luogo dell’abitare? Ecco che non può mancare l’annuncio e la riflessione della Chiesa, che porta avanti il nuovo umanesimo. La nuova ecumene è la sfida ecologica specie se non sostiamo solo nel campo delle analisi, delle scoperte, degli allarmi e delle prevenzioni per proteggere la natura, ma soprattutto se ci interessiamo al discorso dell’agire umano, della condivisione equa delle risorse per la cura dei deboli e dei poveri e facciamo nostra la proposta di un’ecologia e di un’economia sostenibili.
La mia esperienza pastorale si è svolta e si svolge in due luoghi che possono essere presi come esempio dei danni che l’uomo ha prodotto con la sua rincorsa dissennata al profitto: il Brasile e la Puglia, in particolare nella mia Taranto. Ho trascorso ventisette anni in Brasile, da Rio a Petrópolis, diocesi latinoamericana della quale sono stato vescovo prima di ritornare in Italia. Ho conosciuto le difficoltà dei campesinos, i piccoli agricoltori costretti a rivendicare il diritto alla terra e a combattere contro le conseguenze delle mutazioni climatiche. Sono poi arrivato a Taranto, la città che più di ogni altra in Italia porta su di sé le ferite dovute alla corsa a un profitto di pochi, a scapito dei valori che i papi negli anni hanno richiamato. Valori ai quali torna con forza a far riferimento Francesco: il rispetto della dignità umana e dell’ambiente di un’intera comunità che oggi tenta di trovare una difficile via di redenzione.
Si tratta in entrambi i casi dell’Amazzonia e di Taranto e di altri siti dell’Italia, di ferite legate a idee di sviluppo superate che hanno relegato la persona umana e il Creato in un ruolo di secondo piano rendendo oggi chiara a tutti e non più eludibile la necessità che essi ritornino a essere gli attori principali del nostro agire politico e sociale. L’eterno conflitto tra salvaguardia dell’ambiente e posti di lavoro, tra sfruttamento delle risorse e progresso non è più tollerabile e ci chiama a una profonda riflessione per riprogettare il nostro futuro.
E’ quindi necessaria una conversione, una presa di coscienza della nostra condizione di abitanti del pianeta Terra; siamo chiamati urgentemente a superare la misera condizione di consumatori, di risorse e di merci, a scapito di una gran parte di esseri umani. Dobbiamo salvarci dalla perversione che ha caratterizzato l’evoluzione dei sistemi produttivi che così tanti guasti hanno provocato. Sono urgenti ponti di dialogo per una conciliazione tra ambiente, salute e lavoro, tacciata da tanti come utopica; quella bonifica delle coscienze, tanto invocata in questi anni; l’evocazione costante del bene comune, non come slogan, ma come polo oggettivo indispensabile di conciliazione; finanche quella dimensione culturale delle proprie radici, come via del riscatto e della rinascita e, non ultima, la meravigliosa riflessione del sogno ecclesiale di papa Francesco possono essere un’occasione unica e nuova di approfondimento che non possiamo sprecare.
L’ecologia integrale della Laudato si’ sviluppa una precisa direzione culturale, scientifica e operativa che è capace di illuminare i diversi aspetti della crisi antropologica contemporanea, componendo quei temi che spesso vengono presentati in maniera conflittuale: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, globale contro locale. Per superare questi dualismi è necessario un punto di vista più alto, capace di abbracciare i vari aspetti che sono contemporaneamente in gioco. Per tale ragione papa Francesco adopera uno sguardo “contemplativo” e allo stesso tempo attivo che imprime alla realtà umana, sociale, politica ed economica una direzione capace di comporre aspetti vitali che da soli si presentano in termini conflittuali.
Al fondo dell’ecologia integrale c’è una visione in cui il bene comune si dilata sino ad abbracciare, oltre che le persone, anche l’ambiente. Il bene è sempre relazionale. Non può esistere un bene per me che sia nocivo nei confronti degli altri e della natura. Questa è la sapienza biblica che insegna come ogni essere umano è creato per amore, fatto a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,26). Questa affermazione ci mostra l’immensa dignità di ogni persona umana, che «non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone» (Ls 65). Attraverso la Laudato si’ e la Querida Amazonia il bene comune, che è un pilastro della questione sociale, abbracciando anche la questione ambientale, diventa «bene comune globale» che va salvaguardato. Questo illumina la terra intera e la nostra “amata Italia”.