Le dieci principali crisi umanitarie nel mondo – rapporto dell’International Rescue Commitee

Analizzati i venti paesi più a rischio e stabilito una triste classifica
Nel 2023 i Paesi “a maggior rischio di crisi umanitarie” non saranno l’Ucraina, il Myanmar o la Siria, ma la Somalia e l’Etiopia. A sostenerlo è l’ultimo rapporto diffuso dall’International Rescue Committee, una delle più grandi organizzazioni umanitarie
americane. Nei Paesi del Corno d’Africa i mesi da ottobre a dicembre segnano infatti tradizionalmente l’inizio della stagione delle piogge: un momento fondamentale per far germogliare nuova erba nei pascoli, alimentare i pozzi e i corsi d’acqua della regione. Ma anche nei mesi appena trascorsi le attese precipitazioni sono state del tutto insufficienti.
Il rapporto, dunque, pone la lente sui 20 Paesi a maggior rischio di emergenze umanitarie. Questi 20 Paesi ospitano solo il 13% della popolazione mondiale e rappresentano solo l’1,6% del pil mondiale. Eppure, rappresentano il 90% delle persone in difficoltà umanitarie, l’81% delle persone a livello globale che sono sfollate con la forza, l’80% delle persone che soffrono di grave insicurezza alimentare e l’89% delle morti civili legate ai conflitti.
Tre sono le cause principali di queste crisi di lunga data, ma che ne innescano anche di nuove: conflitti armati, cambiamenti climatici e turbolenze economiche.
Inoltre, in tutta l’Africa le principali epidemie di malattie, tra cui morbillo, malaria ed Ebola, continuano a minacciare un sistema sanitario già debole.
I 20 Paesi di questa triste classifica sono distribuiti in tutti i continenti. Tra quelli che sembrano stare “meno peggio” troviamo: Repubblica Centrafricana, Ciad, Libano, Mali, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Sudan e Venezuela. I 10 Stati che probabilmente affronteranno le peggiori crisi umanitarie il prossimo anno secondo l’ong americana sono nell’ordine: Somalia, Etiopia, Afghanistan,
Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Siria, Sud Sudan, Burkina Faso, Haiti e Ucraina.
Due di questi (Congo e Sud Sudan) saranno nelle prossime settimane visitati da papa Francesco. Le dieci aree più a rischio In cima alla lista, per la prima volta, troviamo la Somalia che sta affrontando una crisi di siccità e fame senza precedenti, con decenni di conflitto alle spalle, che hanno reso il Paese dipendente dalle importazioni e dagli aiuti internazionali, non sempre adeguati. La gente ha già perso la vita a causa della fame, e il Paese è sull’orlo della carestia per il sesto anno consecutivo. Tra gli Stati più poveri dell’Africa, con il 61 percento della popolazione che vive con meno di 1,9 dollari al giorno, fin dall’indipendenza la Somalia si è caratterizzata per la grande instabilità politica.
Segue la vicina Etiopia, dove il persistere della siccità e vari conflitti etnici tormentano decine di milioni di persone. Anche se l’accordo di pace del novembre 2022 sembra reggere e offrire la speranza per la fine del conflitto nel Tigray, nel nord dell’Etiopia, 28,6 milioni continuano a necessitare di aiuti umanitari.
Al triste futuro delle due ex-colonie italiane, dove il confine topografico per centinaia di chilometri non c’è ancora, si aggiunge quello dell’Afghanistan, sceso dal primo posto del 2022 – dopo l’abbandono degli occidentali nell’estate 2021 – non perché le condizioni siano migliorate, ma perché la situazione nell’Africa orientale è così grave. A più di un anno dal passaggio al potere, gli afghani restano nel collasso economico, e le condizioni di vita della popolazione stanno peggiorando.
Ritornando in Africa troviamo la Repubblica Democratica del Congo, dove oltre 100 gruppi etnici, con il sostegno anche di Paesi stranieri, combattono per il controllo delle materie prime, alimentando una crisi che dura da decenni. I disordini politici stanno aumentando, mentre ci si prepara alle elezioni. Il Paese è diventato la sede del maggior numero di sfollati al mondo: sono più
di 5 milioni quelli interni, e un altro milione le persone fuggite dal Paese, che hanno trovato rifugio negli Stati confinanti.
Segue, per gravità, la crisi nello Yemen, dove la guerra civile dal 2015 tra gruppi armati e forze governative non trova la parola fine. Nell’ottobre 2022 è fallita la tregua che aveva ridotto i combattimenti per diversi mesi, non riuscendo a mitigare le conseguenze economiche e sanitarie del conflitto. Allo stato attuale, l’80% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà e 2,2 milioni di bambini sono gravemente malnutriti.
A causa della fallita tregua, il conflitto potrebbe riprendere nel 2023. Oltre un decennio di guerra ha distrutto il sistema sanitario in Siria, e ha lasciato il Paese sull’orlo del collasso economico. E un decennio di conflitto nel vicino Libano ha ulteriormente aumentato i prezzi del cibo e la povertà. Attualmente, il 75% dei siriani non è in grado di soddisfare i bisogni più elementari.
Il Sud Sudan si sta ancora riprendendo da una guerra civile conclusasi nel 2018. Mentre il conflitto è diminuito, i combattimenti localizzati rimangono diffusi.
I disastri climatici, tra cui gravi inondazioni e siccità, rendono sempre più difficile per le persone accedere al cibo e alle risorse di base. La situazione in Burkina Faso diventa sempre più grave, mentre i gruppi armati intensificano i loro attacchi e si impadroniscono della terra. Dal 2019, insurrezioni armate, operazioni militari e nuovi gruppi di autodifesa hanno costretto una
persona su 20 a fuggire dalle proprie case. L’insicurezza ha anche creato divisioni etniche, portando a tensioni mai viste prima.
Haiti entra nella “top 10” a causa dell’aumento dell’instabilità politica e della violenza delle bande, in seguito all’assassinio del presidente Jovenel Moise nel 2021. Rapimenti, stupri e omicidi sono tutti in aumento.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la guerra in Ucraina ha scatenato la crisi di sfollamento più rapida al mondo da decenni, portando il Paese del grano a essere tra i più vulnerabili nel 2023. In queste settimane, in pieno inverno, a causa degli attacchi missilistici milioni di ucraini sono senza acqua, elettricità e riscaldamento.
(Enrico Vendrame in “La Vita del popolo del 22 gennaio 2023)