Pindoba è un piccolo villaggio nella periferia agricola di Limoeiro, una città nel nordest del Brasile dove per anni è stata presente la nostra diocesi trevigiana con diversi sacerdoti, tra cui don Luigi Cecchin e don Olindo Furlanetto.
Nel 1992 dalle periferie che rischiavano lo spopolamento è iniziato una sorta di gemellaggio con alcune comunità cristiane di Treviso (Noventa di Piave, Musile di Piave, Montebelluna, Scorzè, Noale, …) per aiutare le famiglie di questo piccolo villaggio a costruirsi delle cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e sostenere così la loro sopravvivenza in anni di grande siccità.
Da questo scambio si sono coltivate amicizie, contatti, relazioni e progressivamente è cresciuto il desiderio di dare
stabilità e solidità a questa relazione tra comunità così lontane, ma con la voglia di condividere un progetto di sviluppo.
Il “Sostegno a distanza”, oltre all’aiuto economico, dava la possibilità di tenere i contatti epistolari con una bambina o bambino della comunità di Pindoba, costruendo così una relazione personale tra famiglie. Nei primi 20 anni molte cose sono state fatte: l’ampliamento della scuola, un “Posto di Salute”, la Chiesa, un pozzo, un laboratorio per i giovani, ma la cosa più significativa e importante è la relazione personale che è continuata anche quando è terminata la missione diocesana a Limoeiro.
Il progetto di sostegno a Pindoba è, infatti, continuato con un gruppo di laici che periodicamente visitano Pindoba e con Ceu (Maria José) che restituisce la visita in Italia. Questo rapporto diretto con molte famiglie arricchite dall’esperienza di incontri e visita a Pindoba, hanno determinato una relazione forte e consolidata che porta continui e nuovi frutti anche a distanza di 30 anni.
Giuseppe (referente del progetto in Italia): “Fin dall’inizio abbiamo lavorato con il coinvolgimento delle Istituzioni locali perché lo sviluppo di questo villaggio fosse anche sostenuto dalle economie del posto e circa 5-6 anni fa il progetto ha cominciato a lavorare per una sempre maggiore autonomia economica dall’Italia e così ora il sostegno si limita all’aiuto alimentare alle famiglie più povere o l’acquisto di materiale scolastico, manutenzione dello stabile e supplemento alimentare”.
Anche Pinuccia che da anni ci aiuta a vendere i prodotti di tessuto che le ragazze di Pindoba confezionano, ha visitato la comunità di Pindoba: “Agli occhi del capitalismo i poveri sono sempre una perdita, una minaccia. A Pindoba ho visto e sperimentato il contrario: persone gioiose, solidali, creative, accoglienti e grate. Un Paese ricco di bambini e che dei bambini conosce la semplicità la voglia di futuro e guardare oltre. Che esperienza forte incontrare tanti poveri, quanta solidarietà e quanta condivisione per aiutarsi l’uno con l’altro, una vera eucaristia”.
Duilio ha conosciuto il progetto Pindoba tramite alcune amicizie che hanno fatto sorgere in lui il desiderio di un coinvolgimento maggiore: “Con Wilson José G.S. ho iniziato una corrispondenza con notizie personali o inerenti alla vita della comunità. In questi anni ho conosciuto Maria José (Ceu) la referente locale che comunicava informazioni su come procedeva il progetto. Appreso della visita di Anita e Pinuccia a Pindoba ho deciso di unirmi a loro. All’ arrivo il mio primo pensiero è stato quello di sentirmi inadeguato allo stile di vita locale, ma grazie alla calorosa accoglienza di Ceu, delle famiglie locali e la collaborazione delle compagne di viaggio mi sono sentito bene. Durante questa visita ho constatato il cammino della comunità, ma anche come certe sacche di povertà tuttora persistano”.
Abitare proprio a Pindoba, accolti dalla speciale famiglia di Ceu, permette di vivere un’esperienza dove impari a non dare tutto per scontato, come i trasporti, l’acqua potabile o l’acqua calda (a Pindoba ci si lava con l’acqua piovana filtrata). Il silenzio e la sensazione del tempo possono farti vivere emozioni contrapposte che vanno dall’inquietudine alla pace profonda.
Gli incontri con le famiglie, camminando a piedi per le “piste” rosse di Pindoba ti portano a contatto con realtà che ti sembrano incomprensibili e contemporaneamente nasce una grande ammirazione per la naturalezza della solidarietà e della semplicità che governano le loro vite. Ceu e la comunità di Pindoba sono sempre entusiasti di ospitare gli amici italiani. Basta un po’ di spirito di adattamento e il coraggio di lasciarsi destabilizzare da un’esperienza che ti mette a contatto con diverse fatiche, ma anche con emozioni sorprendenti per quel che vedi e vivi.
Nella vita le cose che viviamo con intensa profondità lasciano il segno e un po’ ti cambiano. (Anita Perissinotto)
*articolo pubblicato su Terre & Missioni del 21 maggio)