Arrivato a Manila ha inviato al Gruppo missionario e alla Comunità cristiana di Paese, la lettera che di seguito riportiamo:
Carissimi amici di Paese,
sento il dovere di rivolgervi quel saluto e ringraziamento che non ho potuto (voluto) lasciarvi prima della mia ri-partenza, quasi improvvisa. Penso che tutti voi sappiate che erano ormai 9 mesi che aspettavo questo momento per poter ritornare dove ero stato assegnato già 22 anni fa, le Filippine. Il Covid ha stravolto molti progetti umani dimostrando concretamente la nostra fragilità sia fisica come pure umana, di relazioni e progetti. Anche questa è una ragione per cui non ho detto a nessuno quando sarei partito: l’incertezza e precarietà della partenza stessa, rinviata molte volte, anche all’ultimo minuto, mi hanno consigliato di non dire nulla e per questo me ne scuso con ognuno di voi.
Senza entrare in una riflessione dettagliata su questa pandemia, nella quale non siamo purtroppo ancora fuori, vi condivido alcuni pensieri che hanno coinvolto la mia esperienza personale, soprattutto questa mia permanenza prolungata tra voi. È la prima volta infatti, in più di 30 anni, che non mi capitava di rimanere a “casa” cosi a lungo. Riconosco tutto il dolore, la sofferenza, i disagi, lo sconvolgimento di progetti e programmi a tutti i livelli che questa pandemia ha portato nel mondo. Personalmente mi ha procurato frustrazione, delusione, tristezza, sconforto ma nello stesso tempo ho cercato di leggere questo tempo come una grande opportunità, non cercata ma subita. Ho cercato di leggere questo tempo evidenziando le positività che inevitabilmente porta con se. Se qualcuno vede solo il negativo significa che uscirà da questa esperienza peggiorato rispetto a quando vi è entrato.
Personalmente ho avuto “tempo” per conoscere esperienze nuove, riscoprire e valorizzare le relazioni di vecchia data, soprattutto vivere in famiglia, dove tante cose sono cambiate rispetto a 30 anni fa. Questa pandemia mi ha aiutato a rallentare la frenesia e lo stress della vita quotidiana. Fare attenzione alle cose piccole, a quelle che sembrano sempre “secondarie” ma che portano in se un significato profondo. Questa pandemia, paradossalmente, dovrebbe aiutare a riscoprire il gusto della vita, non solo quando “tutto va bene”, ma e soprattutto quando si presentano le inevitabili difficoltà e le sofferenze, proprie della condizione umana. Ecco allora il mio grazie a questo tempo di chiusura, distanziamento, isolamento, caos, perché possiamo ritrovare un nuovo inizio, nuove aperture, nuovi avvicinamenti, non più isolamento, nuovo ordine e soprattutto disciplina personale. Solo così potremo dire “andrà tutto bene”, altrimenti rimane una frase puramente consolatoria e di circostanza.
Molte persone mi chiedevano se mi avrebbe fatto piacere rimanere invece di ripartire, soprattutto in questa particolare fase di caos globale. Essere rimasto, anche più a lungo del solito, l’ho apprezzato davvero tanto, mi sono trovato bene tra voi, ho riscoperto esperienze vecchie e nuove che mi hanno edificato e rafforzato nella mia vocazione missionaria. Ecco perché a tutti rispondevo che il mio desiderio era sempre quello di ritornare nella missione e tra il popolo Filippino. Di lavoro per un sacerdote ce n’è davvero tanto in ogni luogo in cui si trova a donare la vita, quindi anche in Italia, ma a mio modesto parere, ci sono ancora realtà dove c’è una necessità maggiore e le Filippine sono uno di questi paesi.
Vi ringrazio comunque della vostra considerazione, sperando che nel tempo in cui ci siamo visti e sentiti, la mia presenza possa aver contribuito a risvegliare in voi la sensibilità missionaria, l’apertura al prossimo (chiunque esso sia), l’amore a Cristo e alla Chiesa (al papa!); spero di aver aiutato a riscoprire in ognuno di voi l’appartenenza ad una comunità viva, più ampia della propria famiglia, saper guardare oltre le proprie necessità, saper cambiare il proprio stile di vita sempre più secondo il Vangelo. Prego e spero, che nel mio piccolo di aver contribuito a tutto questo.
Ho ripetuto spesso in questi mesi che sarebbe davvero importante fare una riflessione personale e comunitaria sul tempo che ci è dato di vivere, saper leggere i segni di questo tempo, farlo diventare tempo di grazia e maturazione. Ci sono tanti modi anche personalizzati per introdursi in questa riflessione. Qualora si volesse ascoltare il pensiero di altri che possono sempre aiutare, non si perda l’occasione offerta da questo forzato rallentamento. Molti, grazie a Dio, hanno saputo esprimere le loro esperienze pubblicando scritti davvero interessanti. Questo è il tempo di alimentare non solo il corpo ma anche e soprattutto l’anima.
Ora, un tempo nuovo si apre per me. Una esperienza nuova. Non so cosa il Signore mi riserva. Continuo ad avere quella fiducia, in Dio e nei superiori, che mi ha accompagnato fin dall’inizio di questa avventura. In questi anni ho sempre sentito, in tutto ciò che ho vissuto, la vostra presenza, la vostra preghiera, la vostra “partecipazione” alla missione, il vostro affetto. È tutto quello che continuo a chiedervi per questa mia nuova esperienza che il Signore mi chiede di vivere tra questa gente. Nulla di più. Pregando e sperando che mentre saremo “uniti a distanza”, possiamo voi ed io, essere sempre più coerenti testimoni di quella buona notizia che è Gesù Cristo, farlo amare soprattutto dalle nuove generazioni. In questa linea chiediamo al Signore, il padrone della messe, di mandare ancora e sempre sante vocazioni al servizio della Chiesa e nella vita matrimoniale. Da parte mia vi assicuro che vi porto sempre nel mio cuore, (c’è posto per tutti!), nella mia messa quotidiana e nella mia preghiera. Ricordo in particolare quelle esperienze difficili che mi è stata data la grazia di conoscere in questi mesi.
Grazie quindi della vostra presenza, del vostro affetto, del vostro amore per la missione. Spero di poter continuare a condividere con voi la mia vita anche attraverso qualche scritto. I mezzi di comunicazione oggi non mancano di sicuro. Dio vi benedica tutti.
Buon cammino. La missione continua!
Riconoscente a Dio e a voi,
Giovanni Vettoretto
gvettoretto68@gmail.com