Sul Sinodo per l’Amazzonia

appassionato l’intervento del biblista italo-brasiliano Sandro Galazzi all’incontro tenutosi il 4 ottobre scorso a Camposampiero, presso l’Oasi S. Antonio.

Il 15 ottobre 2017, Papa Francesco ha convocato un Sinodo Speciale per la regione Panamazzonica, indicando che l’obiettivo principale è quello di “trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta “.

Il Sinodo dell’Amazzonia, che si sta celebrando in questi giorni a Roma, è un grande progetto ecclesiale, civile ed ecologico che cerca di superare i confini e ridefinire le linee pastorali, adattandole ai tempi contemporanei.

La Pan-amazzonia è composta da nove paesi su un territorio è di circa 34 milioni di abitanti, di cui oltre tre milioni sono indigeni, appartenenti a più di 390 gruppi etnici. Popoli e culture di ogni tipo, alcuni di discendenza africana, contadini, coloni, che vivono in una relazione vitale con la foresta e le acque dei fiumi. La giustizia sociale ed i diritti di questi popoli sono un’indicazione prioritaria di Papa Francesco che ha ribadito: “Il problema essenziale è come conciliare il diritto allo sviluppo, incluso sociale e culturale, con la protezione delle caratteristiche degli indigeni e dei loro territori “.

Sebbene il Sinodo si riferisca ad una regione specifica, come la Pan-amazzonia, le riflessioni proposte vanno oltre il territorio geografico, poiché coprono l’intera Chiesa e fanno riferimento al futuro del pianeta. In questa porzione di Chiesa si rispecchiano problematiche globali, per la vita del pianeta e della Chiesa: questioni della salvaguardia del creato che presuppongono una ecologia integrale, questioni che toccano il rispetto della vita umana e della dignità di ogni persona, questione legate all’incontro di culture diverse, di religiosità diverse; questioni legati alla mobilità umana, dei rifugiati, scartati, situazioni di ingiustizia e strutture di oppressione, questioni più ecclesiali come alle riorganizzazioni di comunità cristiane con la necessità di un volto proprio, alla scarsità di ministri ordinati, la presenza di nuovi ministeri, del ruolo dei laici e delle donne nella vita ecclesiale etc.

L’intervento del biblista Sandro Galazzi (teologo italo-brasiliano che per molti anni ha accompagnato il cammino delle comunità di base in Brasile) ha allora sottolineato l’importanza per tutta la Chiesa di mettersi in ascolto dei popoli amazzonici a cui il Papa sta dando voce proprio con la celebrazione a Roma di questo evento. Sottolineava ancora  la necessità di considerare come l’esperienza di quella chiesa, segnata dal sangue di tanti martiri, possa indicarci percorsi possibili, nuovi cammini di chiesa che già sono in atto da tempo in tante comunità latinoamericane. Ci ricordava come la diversità sia una ricchezza e che il ruolo di tanti ministeri laicali sia un bene prezioso per tante comunità. Anche il ruolo della donna va recuperato dentro l’esperienza di una chiesa che vinca il clericalismo dove invece che “salire sugli altari” si possa “scendere per sedersi attorno ad una stessa mensa”. Infine la bellezza del rapporto vivo con l’ambiente, il rispetto della madre terra ci insegna ad una giusta relazione con il creato, dono di Dio, che non può essere depredato né violentato da logiche economiche. Una ecologia integrale non si abbina con logiche economiche di sfruttamento e non si tratta neppure di “panteismo”, ma di un giusto equilibrio dove tutta la creazione attende che l’uomo viva la sua vocazione di figlio di Dio: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;  essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.  Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;  essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. (Rm 8,19-23)”