> sulla missione triveneta in Thailandia, intervento di Enrico Vendrame

Intervista a don Bruno Soppelsa, prete fidei donum della diocesi di Belluno-Feltre, sulla presenza triveneta in Thailandia
Maggio 2021. Inizia la stagione delle piogge in Thailandia, paese incastonato nella penisola indocinese, culla del buddismo theravada, dove 350 anni fa arrivarono i primi missionari europei.
Un paese dalle forti contraddizioni con una economia in forte crescita, ma fasce crescenti di popolazione che stentano a sopravvivere.
Un paese grande quasi 2 volte l’Italia, con spiagge bianche metà dei turisti occidentali, incremento del settore industriale (in particolare come subfornitore del Giappone), una buona speranza di vita.
I due terzi della popolazione vive ancora in aree rurali dove cospicuo è il potenziale agricolo, che può contare su ampie e fertili pianure:
La ricchezza si concentra nella capitale Bangkok dove si calcola che il reddito medio degli abitanti sia persino di 10 volte superiore a quello di certe aree estremamente periferiche e povere del nord-est, non per nulla teatro di una mai sopita guerriglia, e naturalmente si raccoglie nelle mani di poche ‘grandi famiglie’.
Conosciuto come il Paese del sorriso, pur non avendo retaggi coloniali, la Thailandia – ufficialmente una monarchia costituzionale – è stata per anni al centro di scontri interni ed è governato da una giunta militare. E’ stato teatro nell’autunno 2020 di proteste di piazza del movimento studentesco contro esercito e monarchia.
La presenza cattolica in Thailandia è davvero piccola, da sembrare quasi irrilevante, appena lo 0,5% dell’intera popolazione. Sono solo 400 mila i cattolici su circa 70 milioni di abitanti. Con i protestanti, si arriva a circa l’1 per cento di cristiani, mentre i musulmani – concentrati prevalentemente al Sud, al confine con la Malaysia – sono il 5,3%. La popolazione thai è di tradizione buddista mentre le tribù dei monti vivono una religiosità tradizionale (un tempo definita animista).

LEGGI NELL’ ALLEGATO sotto riportato l’intero articolo del giornalista Enrico Vendrame