La direzione o accompagnamento spirituale è uno strumento, un dono, una relazione stabile particolare che corrisponde alla dinamica della vita spirituale della vocazione-conversione e al modo con cui l’uomo conosce se stesso, ciò che vive e dà senso alla sua vita. E’ un’esperienza dell’amore dove sperimentiamo la cura di Dio, la sua fedeltà, il suo sostegno, la sua gratuità, e per questo, è un’esperienza di verità e di libertà (riconciliazione) che ci genera come figli di Dio.
Di certo non è un obbligo; ci sono tanti cristiani che con semplicità sono cresciuti nella fede senza vivere la direzione spirituale in modo regolare e definito, ma non senza relazioni, non senza una guida (magari vissuta nel riferimento al proprio parroco e/o confessore, ad una comunità, a qualche santo o fratello con cui confrontarsi).
La direzione spirituale è un mezzo prezioso che si cerca e si sceglie una volta scoperta nel proprio cuore l’esigenza di camminare nella vita spirituale suscitata da un’incontro con il Signore e il suo corpo che è la Chiesa (nella Parola, in qualche esperienza particolare o in qualche incontro/proposta). Ci sono incontri ed esperienze provvidenziali che ci hanno consentito di prendere in mano la nostra fede, il senso della nostra vita facendo sorgere le due domande fondamentali della vita spirituale: chi sei o Signore? Che cosa devo fare?
A volte cerchiamo o abbiamo cercato un colloquio con un sacerdote, religioso/a o un adulto nella fede per trovare un aiuto, perché ci ispirava fiducia, per l’accoglienza e la comprensione, magari per sfogarsi o perché ci troviamo bene a confrontarci e chiedere consiglio su alcuni aspetti della vita e della fede. Tale ricerca diventa un accompagnamento spirituale, quando si vuole fare spazio al Signore e al desiderio di seguirlo, al desiderio di imparare a riconoscere «dove abita» (Gv 2,35-39) e scoprire in quello che viviamo la voce dello Spirito e la presenza del Signore Risorto per trovare dove e come ci chiama a seguirlo (la vocazione).
L’obiettivo allora non è prima di tutto quello di stare bene, cercare una relazione sempre consolante o che risolva tutti i nostri problemi, ma è la conversione: rimanere in ricerca del Signore per vivere la vita con Lui.
Si sceglie la direzione spirituale perché si ha intuito che la felicità e il senso della nostra vita sta nel rispondere alla vocazione di essere figli di Dio in Gesù e come Gesù rispondendo ad una vocazione specifica e agli appelli quotidiani e semplici del Signore presente in questa nostra storia.
Ciò che conta non è diventare perfetti, ma diventare progressivamente figli con Gesù animati dalla sua carità, dal suo Spirito.
Il colloquio con il padre o guida spirituale non esaurisce il mio cammino, non si sostituisce al mio compito di scegliere, provare, rispondere agli appelli dello Spirito Santo, alla fatica della fedeltà e dell’ascolto personale del Signore e di ciò che vivo quotidianamente. Io sono chiamato a rispondere al Signore e a scoprire come il suo Spirito mi guida e illumina il mio cammino, il padre spirituale mi aiuta a riconoscere i segni della presenza del Signore e del suo Spirito.