In questa chiesa cattedrale nella veglia pasquale del 1996 un giovane ventenne, studente universitario un po’ inquieto, animatore alle prime armi nella sua parrocchia, seduto tra questi banchi e venuto qui alla ricerca di un incontro, di un’esperienza di Dio totalmente libera e gratuita, fuori dall’ambiente consueto e lontano da volti conosciuti, è stato raggiunto da una Parola di luce, da una chiamata alla vita, da un appello alla speranza e all’amore più forte di ogni paura, di ogni morte, di ogni separazione… un annuncio capace di far risuonare tutta la sua vita.
Oggi quel giovane si trova ancora qui, per rendervi questa testimonianza… da sacerdote e parroco.
Mi chiamo Mario, provengo da una famiglia come tante, di piccoli commercianti dalle origini rurali, abitavo in una frazione di Monastier, chiamata Pralongo. Una contrada di campagna nella quale con altri giovani e ragazzi negli anni 80 e 90 ci ritrovavamo nel mese di maggio per la preghiera del rosario e preparavamo alcuni canti per l’unica santa Messa celebrata la domenica…
In me emergeva il desiderio di una fede vera, dell’incontro e della comunione con l’altro fondata su solide basi e grandi ideali… fin da bambino colorare le nazioni che stavano unendosi a formare l’Unione Europea e poi nei viaggi studio in Inghilterra e Germani fin dai quattordici anni mi facevano sognare un mondo senza muri, oltre i confini dettati dalle ideologie del 900…
Al liceo amicizie stimolanti e profonde hanno alimentato in me questa ricerca di vita e fatto condividere ulteriormente le domande della fede nei periodici ritiri proposti dalle Madri Canossiane dell’Istituto Madonna del Grappa, cui ero approdato dopo le medie quasi per esclusione…
Il viaggio post-maturità a Berlino con alcuni compagni di studio nel 1994, a pochi anni dalla caduta del Muro e mentre le macerie delle tragedie passate venivano ripulite, ha rafforzato in me il desiderio di camminare su strade di speranza, di unità, di fraternità.
L’esplosione dei sentimenti tipica dell’adolescenza e della prima giovinezza, la confusione in alcune relazioni, l’incertezza nella prosecuzione degli studi, alcuni brevi e deludenti assaggi nell’orizzonte della politica locale e l’esperienza del lutto per la perdita del mio caro nonno paterno, hanno segnato un tempo di ulteriori domande, di oscurità e di nuovi orizzonti possibili.
Ecco allora che il servizio come catechista in parrocchia, da animatore al Grest e in Azione Cattolica, l’attività nella musica per la liturgia, la relazione d’amicizia con alcuni seminaristi dei paesi vicini o conosciuti a scuola, sono stati echi di una melodia che stava per manifestarsi, ma che non immaginavo potesse essere scritta proprio per me.
Così la sera di quel 6 aprile 1996, la luce del Cero Pasquale che avanzava nel buio di questa Cattedrale, l’annuncio della Pasqua e le parole del Vangelo “Non abbiate paura” e “E’ risorto e vi precede in Galilea” sottolineate poi dall’omelia del Vescovo Paolo, insieme alla presenza nella liturgia di quei seminaristi che continuavano il loro percorso di formazione hanno acceso in me una gioia immensa… La proposta di una partitura che avrebbe potuto far suonare pienamente la mia vita.
Nei giorni successivi mi sono subito chiesto quanto fosse vero, se questo sogno fosse un’illusione o un’autentica promessa… Ho cercato e incontrato amici seminaristi, testato le reazioni di chi più in confidenza mi conosceva e godeva la mia fiducia… fino ad approdare a don Sandro e don Livio, a quel tempo sacerdoti impegnati nella cura e nel discernimento delle vocazioni giovanili e adulte per il nostro Seminario. Anche la reazione inizialmente non positiva dei miei genitori mi è stata d’aiuto nella verifica della verità di quanto stava accadendo.
Ho potuto riconoscere il desiderio che Gesù Risorto aveva acceso in me proprio qui nella notte di Pasqua. E come le dita di un pianista principiante ho cominciato ad esercitarmi, a studiare, a leggere quelle pagine che nei primi vent’anni di vita già presentavano i segni del tema principale… Ho riconosciuto la vicinanza del Signore che già parlava al mio cuore fin dall’infanzia come nei ritiri al liceo, nell’esperienza ad Assisi coi cresimandi e nei campiscuola parrocchiali e vicariali…
Quei primi vent’anni sono stati come il preludio di un corale… Ogni vocazione suona bene solo insieme alla vocazione dei fratelli e delle sorelle… come un corale, una polifonia di sogni e desideri che diventano storia, dono di vita, esperienza di bene e di gioia gli uni per gli altri. Questa coralità per me è la Chiesa, nella quale la melodia della mia vita ritrova di giorno in giorno tutto il suo significato.
Testimonianza di d. Mario
Veglia per le vocazioni 2021
