Vita religiosa – fra Alessandro

La testimonianza di fra Alessandro ofm conv

Uomini di Dio per gli uomini
 
Papa Francesco ha voluto dedicare un anno alla vita consacrata per «riproporre a tutta la Chiesa la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di sequela di Cristo». Egli vede una grande potenzialità in questa forma di vita evangelica e crede che possa ancora svegliare il mondo, illuminandolo con una testimonianza profetica e controcorrente! Non so se tutti i consacrati abbiano la stessa fede del Papa nella loro scelta di vita.
 
I discorsi che negli ultimi decenni popolano molte nostre case religiose, sono un po’ più pessimistici: «Quanti siamo? Quanti novizi abbiamo? Quante case dovremo chiudere?».
 
Come sempre Papa Francesco chiede una conversione del cuore, invita i religiosi ad essere gioiosi, coraggiosi e fraterni.
 
Che bello vedere suore, frati, donne e uomini consacrati, contenti! È la gioia che nasce dalla riconoscenza, dalla gratitudine per il dono ricevuto. È la gioia di appartenere a Gesù Cristo, preferendolo a tante altre cose. È la gioia di vivere nella Chiesa, di offrirsi per lei.
 
Ma Papa Francesco chiede ai religiosi anche coraggio! Ed è forse proprio questo quello che difetta maggiormente, il punto su cui dovremmo tornare a riflettere, perché ci stimola a fidarci maggiormente di Dio e della sua Parola, più che dei nostri calcoli e delle nostre statistiche. È vero, in qualche occasione la stanchezza dovuta all’età o al servizio apostolico, unita a certe consuetudini frenano la profezia, ma la storia della vita consacrata, illuminata dall’esempio di tanti santi che hanno speso tutto per il Signore, dovrebbe rimettere ali di aquila… non solo agli anziani, ma soprattutto ai noi giovani.
 
Il Papa si aspetta ancora, e con lui tanta buona gente, che i consacrati siano uomini di comunione. In questo mondo pieno di tensioni abbiamo urgente bisogno di cristiani esperti di umanità, abituati a esercitarla nelle piccole occasioni della vita quotidiana. Come religiosi dobbiamo impegnarci a vivere relazioni buone, crescendo giorno dopo giorno verso una fraternità reale, aperta al “limite”, attraente per chi vi si affaccia da fuori. Non mancano, per fortuna, esempi promettenti soprattutto fra le nuove fondazioni.
 
C’è bisogno di continuare a formare donne e uomini che sanno ascoltare, perché hanno imparato ad ascoltarsi, che hanno una parola da offrire perché abituati a riceverla nel silenzio della preghiera.
 
Mi pare che un anno dedicato alla vita consacrata fa prima di tutto, un gran bene, ai noi consacrati per rimettere a tema la nostra vocazione e la sua significatività. Cerchiamo di non perdere l’occasione.