Chiesa, quei giovani in fuga: indagine a cura dell’Osservatorio dell’Istituto Toniolo

Giovani che se ne vanno dalla Chiesa senza alcuna nostalgia e con biglietto di sola andata. Adulti impegnati che li dimenticano, presi dal ritmo frenetico del lavoro e dalle tante attività pastorali. È il quadro poco edificante che emerge quando si analizza il fenomeno dei giovani che “scompaiono” dagli ambienti ecclesiali, magari dopo averli frequentati per anni e aver svolto anche un servizio educativo al loro interno. Si tratta indubbiamente di una delle piaghe della Chiesa del nostro tempo, ma nessuno aveva mai pensato di andare a cercarli e a chiedergli “Perché te ne sei andata/o?”.
Prova a colmare questo vuoto l’ultima indagine promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano, dal titolo “Giovani in fuga. Indagine sui giovani italiani che hanno abbandonato la Chiesa”. Ogni anno l’Osservatorio pubblica un apprezzato “Rapporto giovani” che puntualmente mostra la complessità del rapporto tra il mondo giovanile e la dimensione religiosa. Tale complessità sfugge ai molti stereotipi che caratterizzano la letteratura riguardante la condizione giovanile, troppo spesso sbrigativamente incasellata nella tipologia novecentesca degli “atei”. Oltre al Rapporto, sono diventate dei punti di riferimento alcune pubblicazioni, come il volume “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia” (Vita e Pensiero, 2015).
A distanza di dieci anni da quello studio multidisciplinare, svolto nel 2013, i ricercatori dell’Osservatorio, coordinati ancora una volta da Paola Bignardi e Rita Bichi, sono tornati a intervistare 101 giovani tra i 18 e i 30 anni, maschi e femmine, distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’indagine è stata presentata a Milano il 29 maggio a una trentina di esperti e ricercatori, tra i quali fratel Enzo Biemmi ed Ernesto Diaco. All’incontro era presente anche il vicepresidente della Cei, mons. Erio Castellucci. I risultati e le riflessioni nate da essi verranno raccolti e presentati prossimamente in una pubblicazione per i tipi di Vita e Pensiero che si annuncia particolarmente interessante. Alla ricerca sta collaborando la Facoltà Teologica del Triveneto, insieme al Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sezione S. Tommaso d’Aquino – Napoli) e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini.

Qualche anticipazione
Qui possiamo anticipare solo qualche dato di questa ricerca che già nel suo titolo lancia una provocazione: “In fuga dalla religione. E anche da Dio?”. Le giovani e i giovani che si allontanano non sono i cosiddetti “lontani”, quelli che stanno fuori dai circuiti ecclesiali e parrocchiali. Insomma, gli “altri giovani”. Sono invece quelli che abitualmente vengono confidenzialmente chiamati “i nostri giovani” da parte degli operatori pastorali e dei preti impegnati nella pastorale giovanile. Sono i giovani che, dopo essere cresciuti ed essersi impegnati nelle parrocchie o in servizi diocesani per un certo tempo, si allontanano. E lo fanno per scelta, consapevolmente. Con lucidità. Talvolta persino per rabbia.
La traccia di intervista ha impegnato i giovani interlocutori sulla propria storia religiosa e sulla decisione di allontanarsi dalla Chiesa e dalla pratica religiosa. La quasi totalità degli intervistati è stata avviata alla fede dalla famiglia e ha ricevuto i sacramenti. Il confronto tra i dati di dieci anni fa e quelli attuali è impietoso. Alla domanda: “Credi a qualche tipo di religione o credo filosofico?” nel 2013 il 56% si dichiarava cattolico, oggi appena il 32,7%. Nel 2013 il 15% delle giovani e dei giovani si autodefiniva ateo, oggi è il 31%. Questi dati quantitativi parlano da soli, ma ben più interessante è l’ascolto delle ragioni che stanno dietro a queste prese di posizione. L’ascolto delle loro ragioni rappresenta una forma di doverosa restituzione di attenzione nei confronti di coloro che hanno impiegato passione ed energie a servizio del Vangelo e delle comunità e poi se ne sono andati, senza di fatto aver modo e voglia di spiegare il perché di quella scelta. L’indagine presenta una sorta di tipologia degli abbandoni, raccogliendo le diverse sfumature tra i singoli intervistati.
I risultati che emergono sollevano molte domande, a partire dalla fatica di rintracciare questi giovani, scomparsi dal radar di coloro che sono impegnati negli ambienti pastorali: perché si sono persi i contatti? Nelle comunità cristiane rischiamo forse di concentrarci più sulle iniziative e le attività che sulle persone e sui loro percorsi? Perché i giovani abbandonano le comunità cristiane appena iniziano a entrare nella fase adulta della loro vita?

(don Stefano Didonè, docente di Teologia fondamentale alla Facoltà Teologica del Triveneto – testo tratto dal sito della Facoltà)