“Se ascoltiamo davvero qualcosa cambia”. E’ questa la profonda convinzione espressa dal vescovo Michele, durante l’incontro del Consiglio pastorale diocesano, che si è tenuto lunedì 29 novembre in Casa Toniolo. L’ascolto, infatti, caratterizza questa fase della vita della Chiesa, diocesana, italiana e universale, dentro al Sinodo dei vescovi convocato da papa Francesco (vissuto quest’anno, appunto, a livello di Chiese locali) e dentro il Cammino sinodale della Chiesa italiana.
Marialuisa Furlan e Andrea Pozzobon, referenti dell’équipe sinodale diocesana, hanno spiegato al Consiglio pastorale, il primo soggetto a essere coinvolto assieme al Consiglio presbiterale, le tappe che scandiranno la fase dell’ascolto, che sarà in ogni caso il più possibile diffuso e libero. “Nessuno dovrà chiedere il permesso per partecipare”, è stato detto. Dopo un momento di preparazione, l’ascolto vero e proprio, nelle Collaborazioni pastorali, nelle associazioni e nei soggetti ecclesiali, ma anche in qualche caso della società civile, avverranno nei primi mesi del 2022. Per arrivare a scrivere entro aprile una relazione da inviare a Roma, dove poi il Sinodo proseguirà.
Ma l’ascolto non si esaurirà comunque con il “compito” assegnato, dato che siamo chiamati ad assumere uno “stile permanente”. Esigenza, questa, emersa anche durante il ricco dibattito.
Proprio per questo il Vescovo ha detto chiaramente: “Io non so dove andiamo, ma credo anche che sia ciò che vuole lo Spirito”. Di fatto, la Chiesa è chiamata a riscoprirsi continuamente in cammino e questa è una caratteristica della vita, tanto più in un momento come questo, durante il quale, nel contesto della pandemia, tutta la società è emersa in una sorta di “sinodalità laica”, come ha fatto presente Susanna Agostini, che coordinava la serata.
E in tutto questo si potrà fare tesoro del precedente Cammino sinodale, in qualche modo condizionato dall’arrivo della pandemia.
Ha proseguito mons. Tomasi: “Non si tratta di cose in più da fare, ma di rispondere a una domanda fondamentale: come stiamo vivendo il nostro essere Chiesa?”. Di fatto, dentro a un approfondimento della visione conciliare espressa nella Lumen Gentium, in cui la Chiesa è contemporaneamente “Popolo di Dio” e “Corpo di Cristo”. Proprio da tale visione e dell’approfondimento della Chiesa come Popolo di Dio, arriva la necessità dell’ascolto, poiché “lo Spirito Santo ci sta parlando proprio a partire dal nostro ascoltarci, attraverso la nostra vita, attraverso le persone”.
Nella seconda parte del Consiglio, l’economo dell’Ente Diocesi di Treviso, Sergio Criveller, ha presentato il Bilancio al 31 dicembre 2020.
La Diocesi di Treviso è un Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto e svolge la propria missione attraverso un’organizzazione operativa complessa, declinata in tre principali aree: istituzionale in piazza Duomo, pastorale in Casa Toniolo e Caritas in Casa della Carità.
“Il bilancio chiuso al 31 dicembre 2020 – ha detto l’economo – è redatto nel rispetto dei principi contabili che la Diocesi ha adottato e fornisce una rappresentazione chiara, veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e del conto economico”.
La relazione dell’economo si è basata su un concetto di “bilancio di missione” dove i principi economici sono in funzione all’attività di culto e religione. E’ seguita una comunicazione su un progetto pilota portato avanti dalla parrocchia di Camposampiero per sensibilizzare sull’8 per mille.
“E’ importante – ha concluso il Vescovo – che i Consigli di partecipazione siano coinvolti anche su questi aspetti, in futuro lo faremo sempre di più”. Anche in vista di una partecipazione rispetto al Bilancio preventivo.
(Bruno Desidera – La Vita del popolo)