Convergenza e comunione, i frutti del Risorto tra noi: gli auguri del Vescovo ai collaboratori di Curia

“Nella disperazione non disperare: lascia che ti prenda tutto, ti prenderà in verità solamente ciò che è finito, ciò che è nulla, per quanto grande e meraviglioso ciò sia stato (…) Tutto ciò che ti sarà tolto, non sarà mai Dio. (…) Dio non ti verrà mai tolto”. E’ con le parole del teologo tedesco Karl Rahner che il Vescovo venerdì 8 aprile ha voluto fare gli auguri per la prossima Pasqua a tutti i direttori, i dipendenti e i collaboratori degli uffici di Curia.
A porgere gli auguri al Vescovo a nome di tutti è stato il vicario generale, mons. Giuliano Brugnotto, che, ricordando quanto alcuni eventi recenti, in particolare la pandemia e la guerra, hanno segnato e interpellato anche la nostra diocesi, ha delineato i tratti della nostra Chiesa diocesana in questo tempo: una Chiesa in ascolto, ospitale, in cammino.
In ascolto, provocati dalla lettera pastorale del Vescovo e in cammino con la Chiesa italiana e universale impegnata nel sinodo dei Vescovi, una Chiesa – ha sottolineato mons. Brugnotto, che “si è fatta compagna di viaggio di tante persone in questo periodo, per ascoltarle e scoprire che cosa si dice di noi” e si è messa in ascolto “dei più piccoli e dei sofferenti avviando il servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, lo scorso dicembre. E’ una Chiesa che dall’ascolto – coordinato dalla Caritas – dei bisogni e delle povertà di tante persone, si è fatta ospitale in questi ultimi tempi con le persone che bussano alle nostre porte, anche aprendo strutture parrocchiali, e che continua ad essere accogliente verso persone e famiglie in difficoltà economiche a causa della pandemia con il progetto “Sta a noi”. Una Chiesa in cammino che “risponde all’appello di papa Francesco espresso nell’esortazione apostolica Querida Amazonia aprendo una nuova presenza missionaria in Brasile, a Roraima, insieme alle diocesi di Padova e di Vicenza”. Una Chiesa in cammino anche nel rinnovamento degli uffici e rispetto ad alcuni cantieri aperti: “Alcuni passi sono stati fatti nella gestione economica dell’Ente diocesi – ha spiegato il Vicario generale -, nello sforzo di ripensare la gestione complessiva, nell’avvio del processo per la certificazione del bilancio diocesano, nella riforma del Consiglio diocesano per gli affari economici, nel progetto di fusione nella piattaforma Unio dell’anagrafica e dell’amministrazione delle parrocchie, nell’attività, in cantiere, a sostegno delle parrocchie per l’offerta formativa delle scuole dell’infanzia”.
Mons. Tomasi ha riconosciuto la bellezza, la ricchezza e la vitalità, oltre che la complessità della nostra diocesi, ringraziando i suoi più stretti collaboratori e tutti i presenti per il loro impegno, per “i tanti piccoli passi che ciascuno fa e molti di voi fanno insieme, in una bella rete di disponibilità reciproca, per pensare al nostro essere Chiesa come un camminare insieme”. Un tempo complesso quello che stiamo vivendo, ha ricordato mons. Tomasi, con novità che nessuno avrebbe pensato possibili, che hanno stravolto programmi e agende, ma “è in questa storia, in questo Venerdì santo che sembra non conoscere tramonto, che siamo chiamati a dare testimonianza della speranza che ci abita, a ‘sperare contro ogni speranza’ come dice san Paolo.
Il Vescovo ha proposto una riflessione per aiutare a “leggere” questo tempo: “Di fronte alle difficoltà del momento, al dubbio, alla solitudine, all’esistenza che grida invocando un’esperienza di Dio che non sia contraddittoria nei confronti dell’umana felicità, ecco un’indicazione preziosa di Karl Rahner: “Lascia con tranquillità, in queste vicende del cuore, che la disperazione apparentemente ti privi di ogni cosa, lascia che colmi profondamente il tuo cuore, tanto che sembri non esserci più via di uscita verso la vita, la pienezza, verso la forma, verso Dio. Nella disperazione non disperare: lascia che ti prenda tutto, ti prenderà in verità solamente ciò che è finito, ciò che è nulla, per quanto grande e meraviglioso ciò sia stato, per quanto sia addirittura tu stesso, tu con i tuoi ideali, tu stesso con i preventivi della tua esistenza, calcolati con grande acume e precisione, tu con la tua immagine di Dio, che è a somiglianza tua piuttosto che dell’Incommensurabile. Lascia che si serrino tutte le vie di uscita, verranno bloccate soltanto le uscite verso il tempo finito, e le vie che sono davvero senza uscita”.
E in un altro passaggio il teologo tedesco rilancia ulteriormente: “Tutto ciò che ti sarà tolto, non sarà mai Dio”. Che significa: Dio non ti verrà mai tolto, e tutto ciò di cui vieni privato, anche se lo ritieni fondamentale, non è Dio. È sempre, solamente e definitivamente: idolo.
A partire da qui, l’esperienza dell’incontro con il Risorto riconduce la frammentazione, la separatezza, la chiusura reciproca che sono conseguenze della sconfitta sulla croce, e le riporta a comunione, a comunità, a relazione, a incontro. La vita del Risorto permette agli amareggiati, ai rancorosi, ai feriti nel profondo del cuore – quelli che a causa del loro tradimento, del loro rinnegamento e della loro fuga non riescono più a stare insieme e a guardarsi negli occhi, prima ancora che a parlare – quella vita permette loro di tornare ad incontrarsi, a guardarsi negli occhi, a reggere la presenza gli uni degli altri: ad essere nuovamente e più profondamente comunione e comunità. Più autenticamente, perché non si basa più sulla loro volontà, capacità, bontà, sulla loro comune idea, ma viene solamente dal dono gratuito della vita del Risorto.
È creazione nuova. È lo stupore di chi guardi la creazione, il fatto semplice ed inaudito di «essere» con gli occhi dell’aurora, affacciato sulla soglia dell’abisso del nulla, ma sostenuto dalla mite forza dell’amore consegnato, e perciò onnipotente, di Dio”.
“Il Risorto – ha sottolineato il Vescovo – mette in moto cammini di convergenza tra i discepoli: le donne al sepolcro; Maria Maddalena, alla quale il maestro comanda ‘non mi trattenere ma va dai miei fratelli e di’ loro che salgo al padre mio e padre vostro’: e Maria andò ed annunciò ai discepoli: Ho visto il Signore; Gesù che raccoglie attorno alla frugale ma calorosa mensa del pesce sulla riva del lago i discepoli che si erano dispersi, tornati delusi al lavoro; i discepoli di Emmaus che, dopo aver riconosciuto il Signore nello spezzare del pane, ritornano a Gerusalemme, città dalla quale se ne andavano delusi e mesti; la comunità degli apostoli che viene ricondotta ad unità nell’attesa del ritorno di Tommaso. Comunione nuova, non più ideologica ma reale, provata nel crogiolo della disillusione e della sconfitta, donata in maniera radicalmente gratuita. E sarà il canto che suggella la storia nell’Apocalisse, la rivelazione del senso della nostra storia, qui ed ora:
“E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. E soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e vere”. E mi disse:
“Ecco, sono compiute!
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio”. (Ap 21, 5-7).
Ecco, allora, l’augurio e l’invito del Vescovo “a non scappare dispersi, rifugiandosi nelle abitudini e nelle sicurezze di fronte alla paura, ma ad accogliere questo tempo e sentirne anche il peso. Accettare che veniamo spogliati di tanto, anche come Chiesa, anche di tutto, consapevoli che quello che ci verrà tolto non sarà mai Dio. E incontreremo il Risorto”.
L’incontro si è concluso con un momento di convivialità.