E’ stata una “prima volta”, da diversi anni a questa parte: Consiglio pastorale diocesano e Consiglio presbiterale riuniti insieme. E’ accaduto lunedì scorso, 10 dicembre, in Seminario vescovile. All’ordine d
el giorno il tema del rapporto tra fedeli laici e sacerdoti: un problema che si lega all’attuale stagione della Chiesa diocesana e in particolare allo sviluppo delle Collaborazioni pastorali. Ma che, se affrontato in profondità, non manca di far gettare lo sguardo al futuro delle nostre comunità cristiane. Lo ha fatto notare lo stesso Vescovo al termine di un incontro definito “un primo passo”, ma anche un’occasione per “guardare avanti”. In precedenza, introducendo l’incontro, mons. Gardin aveva sottolineato due “debiti da onorare”, entrambi riferiti alla costituzione conciliare Lumen Gentium: il vivere la Chiesa come “popolo di Dio” e il “riconoscimento dei fedeli laici”, dato che il Concilio parla di “vera uguaglianza” rispetto alla dignità” di tutti i fedeli. Un’uguaglianza radicale, fondata sul battesimo, ha evidenziato mons. Gardin.
Il Papa ha scritto nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium che i laici costituiscono “l’immensa maggioranza del popolo di Dio” ed è sempre Francesco a denunciare i rischi del clericalismo. “Il più delle volte – ha detto mons. Gardin – si tratta di un clericalismo che io chiamo preterintenzionale: si fa così perché la Chiesa è stata sempre impostata in un certo modo”. Tuttavia, “un nuovo stile di Chiesa”, che fa da sfondo al Cammino Sinodale, passa anche per un rinnovato rapporto tra preti e laici e per la valorizzazione di un laicato oggi spesso “invisibile e irrilevante”, per usare le parole di Paola Bignardi.
Il successivo dibattito in gruppi è stato introdotto da due testimonianze. Patrizia Bellio, insegnante di religione di Mogliano, ha portato la sua esperienza evidenziando l’importanza della conoscenza reciproca tra laici e sacerdoti. E ha riferito riguardo alle attese dei suoi studenti rispetto alla Chiesa e alla figura del sacerdote, al quale si chiede “giovinezza spirituale”, non tanto anagrafica, capacità di ascolto e di tessere relazioni. La seconda testimonianza è venuta da don Giorgio Marcuzzo, già “pioniere” della pastorale giovanile in diocesi, vicario per la Pastorale e parroco della Cattedrale. Don Marcuzzo ha ripercorso le varie stagioni della Chiesa diocesana degli ultimi decenni, richiamando la sua esperienza di continuo dialogo con i laici e l’esigenza di “pensare la pastorale con umiltà”.
Dalla discussione in gruppo, poi riportata in assemblea, sono emersi numerosi spunti: dalla conversione dell’idea di Chiesa all’esigenza di una più matura comunione, dall’esigenza di conoscenza e relazioni alla necessità di affrontare alcuni nodi antichi, come il “funzionalismo” con cui spesso si guarda ai laici. E’ emersa in modo forte un’esigenza di maggiore formazione, anche da effettuare in qualche caso insieme, tra preti e laici. Senza escludere l’emergere di nuove ministerialità.
Bruno Desidera