Da Cima Grappa un appello alla pace, alla fraternità, alla cura del Creato

Un forte appello alla pace, alla fraternità, alla cura reciproca, e anche al rispetto e alla protezione del creato: è quello che è salito dal sacrario militare del Monte Grappa questa mattina, durante la messa per i caduti di tutte le guerre, presieduta dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi. Presenti molte autorità militari e civili, tra cui l’assessore regionale Manuela Lanzarin, il sindaco di Pieve del Grappa Annalisa Rampin e molti altri primi cittadini.

Si è rinnovato anche quest’anno il tradizionale pellegrinaggio a Cima Grappa per commemorare i caduti, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione del sacello dedicato alla Madonna, avvenuta il 4 agosto 1901, ad opera dell’allora patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, poi divenuto papa con il nome di Pio X.

Un appello a diventare, insieme, segni e strumenti di pace, quello che il Vescovo Tomasi, durante l’omelia, ha rivolto anche in tedesco, in un luogo dove riposano, insieme, quasi 23.000 soldati italiani e austroungarici caduti in quel territorio durante la Prima guerra mondiale.

Ci provocano le parole del Signore – nel Vangelo di oggi – che, “con uno sguardo sulla fine dei giorni, dei tempi e della storia, ci interrogano sul senso, sul fine che ha per noi la nostra esistenza: cosa dà significato alla nostra vita? Venire interrogati qui, in questo luogo dalla Parola – ha sottolineato mons. Tomasi – ci colpisce ancora di più, ci provoca ancora più alla radice. La domanda, infatti, è sostenuta dalla richiesta apparentemente muta – che si fa però forte come un grido – che ci rivolgono le decine di migliaia di persone che qui sono sepolte, e che noi oggi onoriamo. Quanta generosa o rassegnata abnegazione in generazioni intere, uccise in lotte insensate tra popoli, in nome di aspirazioni in fondo vane di potenza, o che si sono ribellate di fronte a poteri e regimi che hanno negato la dignità della persona umana. E quale e quanta responsabilità, da parte di tutti coloro che hanno mandato a morire questi caduti”.

Ma anche a noi verrà chiesto molto – ha ricordato il Vescovo, citando il Vangelo di Luca -, perché molto ci è stato dato. “Ci è stato dato un secolo quasi di pace, tanto che avevamo quasi dimenticato il dolore provocato dall’assurdità della guerra, tornata invece a insanguinare anche l’Europa. Ci è stato dato un benessere figlio di tanto impegno ma anche di condizioni storiche e culturali che sono, anche per noi, puro dono. Ci è stato dato un creato di una bellezza che, contemplata, lascia senza respiro, e che abbiamo messo in pericolo, e che continuiamo a non voler ascoltare e proteggere. Ascoltiamo, qui, oggi, il sussurro, il grido, l’appello dei caduti, dei poveri, dei disprezzati e degli esclusi, del creato”.

“I nostri fratelli qui sepolti, caduti su fronti opposti e sepolti nella stessa terra non ci stanno chiedendo fratellanza, cura reciproca, pacificazione vera? E la nostra montagna – ma il creato tutto – imponente, meravigliosa e fragile, casa comune violata da incuria e irresponsabilità, non ci sta chiedendo di cambiare stili di vita, affinché possa essere ancora dimora di molte generazioni a venire, e non solamente un terreno da saccheggiare?”.

“Che bello sarebbe – ha concluso mons. Tomasi – se potessimo venire anche noi riconosciuti “amministratori fidati e prudenti”, dopo che avremo contribuito a fare avere a tutti “la propria razione di cibo a tempo debito”nell’eternità del Regno del Padre germoglieranno sicuramente gli sforzi fatti per far partire navi cariche di grano e non quelli per lanciare altri missili. Così, ci sarà riconsegnato un mondo da amministrare ancora, e saremo detti beati, sin d’ora. Non saremo mai più schiavi della paura, ma fratelli e sorelle, tutti, che si potranno incontrare ogni giorno di nuovo, per tessere sempre nuove relazioni di bene e di pace”.

Al termine della celebrazione, animata dal Coro Edelweiss Ana Montegrappa, il Vescovo ha recitato la preghiera a Maria.

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