“Di fronte al mistero della vita e della morte scopriamoci abitati dall’amore di Dio, ricchi della speranza che non delude”: celebrazione per i defunti in cattedrale

Fratelli, sorelle, la speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). “Di fronte al mistero della vita e della morte, poche parole riescono come questa ad essere punto fermo, una roccia salda, l’apertura di una contemplazione che si fa consolazione e motivo di saldezza nella vita e nell’amore reciproco”: nell’omelia della celebrazione eucaristica del 2 novembre, in cattedrale, il Vescovo ha commentato in modo particolare il passaggio della Lettera di San Paolo ai Romani sulla speranza che non delude. “Nei versetti immediatamente precedenti l’Apostolo Paolo – ha spiegato – ci aveva assicurato che la fede nel Signore Crocifisso e Risorto ci rende saldi nella speranza, ci dona la grazia di affidarci a Lui che riconosciamo Signore, perché si è donato a noi ed ha vinto la morte. Se riconosciamo la verità della Risurrezione di Cristo, potremo percorrere strade che ci permettono di affrontare le vicende della vita affrontandole con fortezza”.
“Se nelle tribolazioni crediamo che il Risorto è con noi – la riflessione del Vescovo -, impariamo a sopportare le prove e a vederle come un’occasione di maggiore amore, acquisendo così un’attitudine al bene – la virtù provata – che non si perde d’animo, e che riesce a guidare comportamenti e scelte, quelle quotidiane e quelle d’orientamento della vita. Questo allarga poi il nostro orizzonte, dona quella speranza che è lo sguardo di chi sa guardare alle vicende, soprattutto quelle nuove, impreviste, che portano incognite e difficoltà senza temere il dominio del male e della morte: ne riconosce certo la presenza, ma ne relativizza il potere e la presa su coloro che si affidano a Dio”.

Non una consolazione vuota, però, o una speranza troppo fragile per contrastare le tempeste dell’esistenza. “L’Apostolo continua nel suo argomentare ed afferma che la speranza non delude, perché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Ecco che il ragionamento lascia spazio all’esperienza. Esperienza viva, personale, che non può essere costruita o imposta. Esperienza che Dio stesso, il suo Spirito, l’amore eterno e infinito viene riversato nei nostri cuori. L’amore stesso di Dio ci abita, si manifesta a noi, entra in noi, e subito: “la speranza non delude”. È una dimensione necessariamente «mistica» della nostra vita. Niente di strano o di lontano dalla vita, tutt’altro. È piuttosto l’esperienza del rapporto con Dio come di un «innamoramento»”.

“Oggi, pensando ai nostri cari defunti, ricordandoli anche nel vuoto che essi lasciano nella nostra vita, chiediamo il dono di rinnovare questa esperienza fondamentale, e affidiamoci poi alla verità dell’esperienza che lo Spirito ci dona – l’invito -. È nel momento in cui la morte ci si oppone con tutta la sua forza che ci riconosciamo al cospetto di Dio come «innamorati», come già abitati dal suo amore, già caduti in esso, ora e per sempre. Ci riconosciamo visti con amore – ha concluso il Vescovo -, pieni di amore, di un amore che trabocca e si trasmette agli altri, un amore che supera ogni confine nello spazio e nel tempo. Un amore che non delude. Come la speranza”.

In cattedrale hanno concelebrato i Canonici del Capitolo e il vescovo emerito, Paolo Magnani. Al termine della messa il Vescovo e i canonici sono scesi nella cripta, per una preghiera sulle tombe dei Vescovi defunti.