STORIA
Appunti per una storia del Diaconato permanente nella diocesi di Treviso (di Franco Filiputti)
A 25 anni dalle ordinazioni dei primi diaconi permanenti, avvenute il 21 maggio 1983,abbiamo ritenuto opportuno ripercorrere le tappe che hanno segnato il cammino. Dalla consistente documentazione sul diaconato conservata in curia e presso i diaconi, abbiamo cercato di ricostruire con ordine una cronologia. La cronistoria rinvia certamente a ulteriori ricerche ed approfondimenti. C’è una domanda che è doveroso porci preventivamente: «Da che cosa è nato il diaconato nella nostra diocesi?». Primariamente da una nuova visione di Chiesa emersa dal Concilio Vaticano II: una Chiesa, popolo di Dio, «tutta ministeriale», dove dal comune battesimo che ci rende sacerdoti, profeti e re, si sviluppano compiti e responsabilità diverse. Il diaconato nasce ed è proposto in Diocesi nell’orizzonte di una Chiesa «comunione». A questo proposito è illuminante la formula usata nella Lumen Gentium per descrivere il ministero dei diaconi: «Essi sono a servizio del popolo di Dio in comunione col Vescovo e con il suo presbiterio» (LG 29). Nel 1975, nei primi incontri della Scuola di teologia per i laici, circolavano immagini nuove, suggestive, di una Chiesa presentata come «un’orchestra» dove ognuno suonava il suo strumento, anche piccolo, ma indispensabile nella «sinfonia» comune. Anche il sacramento dell’Ordine veniva riscoperto in una dimensione molto più ricca. Si diceva che: «Se l’esercizio del ministero della Parola e della liturgia è compito del Vescovo e dei presbiteri, è frutto anche dell’impegno dei diaconi che con la loro collaborazione lo rendono possibile». Nasceva allora un’immagine di Vescovo e di prete capace di riconoscere nel diacono colui che accompagna alla Parola e alla liturgia i vicini, ma soprattutto i lontani, alimentato dalla grazia del comune sacramento ricevuto. Tra le immagini più ripetute c’era quella del ministero della soglia (accoglienza, attenzione ai lontani, cura dei poveri…). I diaconi venivano presentati come «laici che, con l’imposizione delle mani, portavano all’interno del ministero ordinato la realtà dello stato matrimoniale, professionale e sociale». Tutto questo in una diocesi come la nostra, dove si stavano sviluppando le scuole per i catechisti e gli animatori, al centro e in periferia, la formazione teologica dei laici e altre iniziative che vedevano il laicato impegnato nella pastorale parrocchiale, diocesana e nei vari ambienti di vita.
ALLE ORIGINI
Diaconi martiri alle origini della Chiesa che è in Treviso (di Carlo Stecca)
La Chiesa trevigiana può vantare come suoi protettori, fin dagli inizi della sua storia, anche un santo diacono martire, Tàbra, e un santo suddiacono martire, Tabràta. Il suddiaconato, fino alla riforma di Paolo VI nel 1972, costituiva un ordine minore, che precedeva il diaconato, cui era legato l’impegno del celibato; ora è stato soppresso. Il loro culto, come il loro martirio, è unito a quello del vescovo Teonisto, al servizio del quale esercitavano il loro ministero e che accompagnavano negli itinerari di evangelizzazione. Correva l’anno 380 dell’era cristiana, le nostre terre erano interessate dalla presenza dell’arianesimo; eresia cristiana del IV secolo che prese il nome da Ario, sacerdote alessandrino che negò la natura divina di Gesù Cristo. L’arianesimo fu condannato nel 325 dal Concilio ecumenico di Nicea, tuttavia sopravvisse per altri due secoli. Il vescovo ariano Ulfila o Wulfila (311-383), della Cappadocia, era considerato il vescovo dei Goti cristiani, evangelizzò popoli germanici e il nord della nostra penisola; la predicazione di Ulfila è testimoniata e tramandata dal vescovo ariano Massimino contro Ambrogio di Milano. Nel IV secolo le lotte fra i seguaci dell’arianesimo e i cristiani fedeli al Papa e ai principi cattolici raggiunsero forme violente come l’occupazione delle Chiese a Milano e forme cruente, testimoniate dal sangue dei martiri. Documenti medievali tramandano che il vescovo Teonisto, fedele a Nicea e al Papa, originario dell’isola di Namsis e già vescovo di Filippi, città della Macedonia greca, sarebbe giunto con i compagni Albano, Urso, Tàbra e Tabràta in Gallia, probabilmente inviati come missionari da Sant’Ambrogio di Milano. Urso perse la vita, martire ad Augusta (Aosta); giunti a Magonza, anche Albano morì vittima dei Vandali. Gli altri passarono presso i Goti, dai quali furono abbandonati su una nave difettosa che, dopo un lungo e peregrinoso viaggio, li portò presso la laguna veneta. Fissarono la loro dimora presso Altino dove si diedero alla predicazione cattolica. Dopo qualche tempo furono presi, flagellati, percossi a morte e decollati per mano degli ariani a testimonianza della fede cristiana cattolica, presso le rive del fiume Sile, sulponte di pietra a Musestre di Roncade, non lontano da Altino, dove a quel tempo era vescovo San Eliodoro che morì nel 410. I tre martiri subirono il martirio a causa della fede il 30 ottobre del 380. Teonisto divenne più tardi patrono della diocesi di Treviso; le sue reliquie e quelle dei compagni diaconi, sono conservate in Cattedrale. Il culto era assai diffuso nella zona, e tuttora San Teonisto, associato sempre ai compagni San Tàbra e San Tabràta, è titolare di numerose parrocchie. La città di Treviso gli dedicò l’omonima chiesa, un tempo parte del complesso monastico delle Benedettine, cessato a causa delle soppressioni napoleoniche degli inizi del secolo XIX, poi passata al Demanio e ora sconsacrata, adiacente al Seminario vescovile e vicina al tempio di San Nicolò. I Santi sono raffigurati a Campocroce sul Terraglio in una pala d’altare di scuola palmesca, in cui S. Teonisto è insieme ai due diaconi Tàbra e Tabràta. Sul gran soffitto della parrocchiale è raffigurato il martirio, opera di G. B. Canal (1802). Nella parrocchiale di Casier vi è una pala che raffigura la Vergine con il Bambino, il Vescovo Teonisto e i due Leviti assistenti. Al fianco destro del Santo, il diacono Tàbra; al fianco sinistro il suddiacono Tabràta. I tre Santi sono titolari della chiesa parrocchiale, a ricordo del primo monastero trevigiano ad essi dedicato di cui si ha notizia, colà esistente e documentato fin dal 710. Un affresco dei Santi Teonisto Vescovo, Tàbra e Tabràta, diaconi, si trova dipinto sulla facciata della chiesa di Trevignano in Campagna, di cui sono pure titolari. Nella Cattedrale di Treviso vi è l’urna in marmo bianco e nero dei Santi Teonisto, Tàbra e Tabràta, dello scultore Pietro Lombardo. Il Vescovo Zanetto (1476-1486) la commissionò nel 1485, ma risulta compiuta nel 1506. Spostata al centro del presbiterio per fare posto all’organo donato da papa Pio X, dopo la dedicazione del nuovo altare, avvenuta nel 1999, e l’inaugurazione del nuovo organo, è stata ricollocata sopra l’altare in fondo all’abside. Il Breviarium Romanum (Liturgia delle Ore), ed. 1954, faceva memoria il 30 ottobre dei Ss. Theonisti Episcopi, Tabræ et Tabratæ Martyrum, Patronorum minus Princ. Civitatis ac Dioecesis, con liturgia propria.