Un clima di comunione e di valorizzazione reciproca: è quello che emergeva lo scorso 24 gennaio, durante la veglia diocesana per l’unità dei cristiani, che si è svolta a Fontane di Villorba. Una sintonia data, probabilmente, anche dal lavoro comune, fatto in questi mesi per pensare e realizzare la celebrazione, da parte dei referenti delle diverse Chiese ortodosse, evangeliche e cattolica presenti nel nostro territorio. La veglia è stata divisa in tre momenti, che riprendevano le tre parti del brano scelto come icona per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Lc 10,25-37): il dialogo tra Gesù e il dottore della Legge su come ereditare la vita eterna, con la parabola del buon samaritano.
L’inizio, ospiti della comunità Battista, con il saluto del vescovo, Michele Tomasi, e il saluto e la preghiera curata dal pastore Alessandro Sanfelici, cui sono seguite la lettura del Vangelo da parte di padre George Mihai, parroco della parrocchia ortodossa romena di Cittadella – Galliera Veneta, e la riflessione di un giovane della comunità Battista. I canti, curati dal coro della Comunità, hanno sottolineato e accompagnato i testi e la preghiera.
La processione verso la chiesa parrocchiale di Fontane ha permesso di riflettere, sulla scorta del brano che descrive l’aggressione dei briganti all’uomo “che scendeva da Gerusalemme a Gerico”, sulle situazioni di sopraffazione e violenza che caratterizzano il nostro tempo, ma anche sulle scelte di carità e di aiuto fraterno, che non mancano nelle nostre comunità. Diverse le realtà sottolineate con preghiere e canti, o con le parole di papa Francesco: dall’attenzione ai fratelli nella stessa fede, alla cura delle persone fragili, a partire dagli anziani; e poi l’impegno di tante persone in servizi pastorali, di evangelizzazione, di educazione, di carità. E ancora, la preghiera per i giovani, per la fraternità e per la pace, per i poveri, i migranti, i rifugiati e le vittime di ogni guerra, affinché si compiano scelte di dialogo e di riconciliazione, e l’invito a percorrere con coraggio vie nuove di evangelizzazione, consapevoli che la prima testimonianza è la nostra vita quotidiana. Prima di entrare in chiesa a Fontane, l’offerta di un the caldo. Il brano del Buon Samaritano è stato, poi, commentato da padre Dusan Djucanovic, della chiesa ortodossa serba di Fiera, che ha riflettuto sul fatto che non si tratta tanto di capire chi è il Buon samaritano, ma di diventare il Buon Samaritano, un impegno per ciascuno, in vista dell’incontro più importante della nostra vita, quello con il Creatore. Il coro delle parrocchie di Lancenigo, Catena e Fontane ha accompagnato la celebrazione. Il Vescovo ha concluso sottolineando che l’invito di Gesù al giovane ricco, “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”, è rivolto anche a noi. “Oggi stiamo facendo un gesto semplice, ma importante: ci stiamo riconoscendo gli uni gli altri come seguaci di Cristo. Questo dà senso, sapore e bellezza alla nostra vita, dà respiro ai fiati corti di questi nostri tempi così faticosi e dolenti”.
Il congedo è stato affidato a un gesto semplice: i diversi ministri hanno unto le mani dei presenti con quell’olio che il Samaritano ha versato sulle piaghe del povero. “Perché possiamo a nostra volta diffondere questo buon profumo – ha detto il Vescovo – e tornare nelle nostre case portando la bellezza dell’amore di Cristo per noi. Lui è il Buon Samaritano che si piega sulle nostre ferite”.
Articolo tratto dalla “Vita del popolo” del 4 febbraio 2024