Author: acecchin

Veglia ecumenica diocesana a Fontane il 24 gennaio: in preghiera per l’unità dei cristiani

I giorni che stiamo vivendo fanno parte della settimana tradizionalmente dedicata alla celebrazione di preghiere per l’unità dei cristiani. Questo tempo speciale, che va dal 18 al 25 gennaio, fu proposto nel 1908 da padre Paul Wattson, in quanto compreso tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo, e assume un forte significato simbolico legato a queste due celebrazioni. Dal 1975 la preghiera per l’unità si basa su un testo preparato da un gruppo ecumenico locale, la cui scelta è legata al tema biblico proposto dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani.
Il tema scelto per quest’anno è “Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10, 27) e il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2024 è stato preparato da un Gruppo ecumenico locale del Burkina Faso, coordinato dalla Comunità locale di Chemin Neuf. Il Burkina Faso sta vivendo una grave crisi che mina la sicurezza personale e sociale e che coinvolge tutte le comunità di fede. Le chiese cristiane, in particolare, sono state oggetto di attacchi armati da parte di gruppi estremisti: sacerdoti, pastori e catechisti sono stati uccisi. In questa situazione particolarmente delicata, sta però crescendo una certa solidarietà tra le religioni cristiana, musulmana e tradizionali, i cui leader si stanno impegnando per trovare soluzioni durature a favore della pace, della coesione sociale e della riconciliazione. La domanda che il dottore della Legge, nel brano evangelico scelto per la Settimana, pone a Gesù (“Ma chi è il mio prossimo?”) e l’invito a lavorare insieme per la redazione dei testi per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sfidano le diverse chiese del Burkina Faso a camminare, pregare e lavorare insieme nell’amore reciproco durante questo periodo difficile per il Paese. L’amore di Cristo che unisce tutti i cristiani è più forte delle divisioni e i cristiani del Burkina Faso si impegnano a percorrere la via dell’amore per Dio e per il prossimo.
In questi mesi, in diocesi, ha lavorato una commissione straordinaria locale, composta da alcuni sacerdoti delle parrocchie ortodosse, moldave e rumene presenti in diocesi, i pastori della chiesa battista Agape di Fontane di Villorba e dai membri dell’ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della nostra diocesi, con la collaborazione dell’Azione cattolica e della Comunità di Sant’Egidio. L’obiettivo era preparare la veglia diocesana per l’unità dei cristiani che si svolgerà mercoledì 24 gennaio. Anche grazie al notevole supporto della Collaborazione pastorale di Villorba, la veglia, presieduta dal Vescovo Tomasi, avrà uno svolgimento itinerante, partendo con un primo tempo di preghiera nella chiesa battista Agape di Fontane di Villorba (Largo Molino 36), per poi procedere, processionalmente, verso la chiesa parrocchiale di Fontane dove, dopo un secondo tempo di preghiera, troverà la sua conclusione con un momento di agape fraterno.

Oltre al momento diocesano, ci saranno anche le veglie locali: il 22 gennaio nella chiesa di San Giacomo (20.45) per la Collaborazione pastorale di Castelfranco Veneto e nella cripta del duomo di Montebelluna (20.45) per il vicariato di Montebelluna, il 23 nella chiesa di S. Michele arcangelo a Mirano (20.30), per il vicariato di Mirano e il 25 nella chiesa di Massanzago (20.30) per il vicariato di Camposampiero.

(Stefano Vescovi – da “La Vita del popolo” del 21 gennaio 2024)


Dietro a Cristo, insieme: partecipata veglia diocesana a Fontane

Un clima di comunione e di valorizzazione reciproca: è quello che emergeva lo scorso 24 gennaio, durante la veglia diocesana per l’unità dei cristiani, che si è svolta a Fontane di Villorba. Una sintonia data, probabilmente, anche dal lavoro comune, fatto in questi mesi per pensare e realizzare la celebrazione, da parte dei referenti delle diverse Chiese ortodosse, evangeliche e cattolica presenti nel nostro territorio. La veglia è stata divisa in tre momenti, che riprendevano le tre parti del brano scelto come icona per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Lc 10,25-37): il dialogo tra Gesù e il dottore della Legge su come ereditare la vita eterna, con la parabola del buon samaritano.
L’inizio, ospiti della comunità Battista, con il saluto del vescovo, Michele Tomasi, e il saluto e la preghiera curata dal pastore Alessandro Sanfelici, cui sono seguite la lettura del Vangelo da parte di padre George Mihai, parroco della parrocchia ortodossa romena di Cittadella – Galliera Veneta, e la riflessione di un giovane della comunità Battista. I canti, curati dal coro della Comunità, hanno sottolineato e accompagnato i testi e la preghiera.
La processione verso la chiesa parrocchiale di Fontane ha permesso di riflettere, sulla scorta del brano che descrive l’aggressione dei briganti all’uomo “che scendeva da Gerusalemme a Gerico”, sulle situazioni di sopraffazione e violenza che caratterizzano il nostro tempo, ma anche sulle scelte di carità e di aiuto fraterno, che non mancano nelle nostre comunità. Diverse le realtà sottolineate con preghiere e canti, o con le parole di papa Francesco: dall’attenzione ai fratelli nella stessa fede, alla cura delle persone fragili, a partire dagli anziani; e poi l’impegno di tante persone in servizi pastorali, di evangelizzazione, di educazione, di carità. E ancora, la preghiera per i giovani, per la fraternità e per la pace, per i poveri, i migranti, i rifugiati e le vittime di ogni guerra, affinché si compiano scelte di dialogo e di riconciliazione, e l’invito a percorrere con coraggio vie nuove di evangelizzazione, consapevoli che la prima testimonianza è la nostra vita quotidiana. Prima di entrare in chiesa a Fontane, l’offerta di un the caldo. Il brano del Buon Samaritano è stato, poi, commentato da padre Dusan Djucanovic, della chiesa ortodossa serba di Fiera, che ha riflettuto sul fatto che non si tratta tanto di capire chi è il Buon samaritano, ma di diventare il Buon Samaritano, un impegno per ciascuno, in vista dell’incontro più importante della nostra vita, quello con il Creatore. Il coro delle parrocchie di Lancenigo, Catena e Fontane ha accompagnato la celebrazione. Il Vescovo ha concluso sottolineando che l’invito di Gesù al giovane ricco, “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”, è rivolto anche a noi. “Oggi stiamo facendo un gesto semplice, ma importante: ci stiamo riconoscendo gli uni gli altri come seguaci di Cristo. Questo dà senso, sapore e bellezza alla nostra vita, dà respiro ai fiati corti di questi nostri tempi così faticosi e dolenti”.
Il congedo è stato affidato a un gesto semplice: i diversi ministri hanno unto le mani dei presenti con quell’olio che il Samaritano ha versato sulle piaghe del povero. “Perché possiamo a nostra volta diffondere questo buon profumo – ha detto il Vescovo – e tornare nelle nostre case portando la bellezza dell’amore di Cristo per noi. Lui è il Buon Samaritano che si piega sulle nostre ferite”.

Articolo tratto dalla “Vita del popolo” del 4 febbraio 2024

 


Veglia ecumenica diocesana mercoledì 24 gennaio a Fontane

Si terrà mercoledì 24 gennaio, alle 20.45 a Fontane di Villorba, la veglia ecumenica diocesana. Un momento importante, che si colloca all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio)

Il tema della Settimana quest’anno prende ispirazione dal versetto di Luca: “Amerai il Signore Dio tuo… e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,37). La preparazione dei testi a livello internazionale è stata affidata ad un gruppo ecumenico del Burkina Faso. La situazione politica e sociale di quel Paese è instabile dal 2022. In questo clima la preparazione del Sussidio per la Settimana ha contribuito a far riflettere il gruppo di redazione ecumenico sull’amore di Cristo che unisce tutti i cristiani e a riconoscere che è più forte delle divisioni.

Come fedeli della diocesi di Treviso potremo pregare insieme ai cristiani appartenenti alle diverse Chiese Ortodosse ed Evangeliche presenti nel nostro territorio, che quest’anno tutte insieme hanno pensato la celebrazione del 24 gennaio.

La veglia inizierà con una piccola marcia: partenza dalla sede della Comunità Battista Agape (Largo Molino 36, a Fontane) e arrivo nella chiesa parrocchiale di Fontane.


Papa Francesco: il testo dell’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria

“Un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace”. Così il Papa, in una lettera inviata ai vescovi di tutto il mondo, definisce l’Atto di Consacrazione dell’umanità, “in modo particolare della Russia e dell’Ucraina”, al Cuore Immacolato di Maria della Russia e dell’Ucraina, che avrà luogo il 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione, nel corso della celebrazione penitenziale nella basilica di San Pietro alle 17. Francesco esorta ogni vescovo a unirsi a tale Atto, previsto per le 18.30, “convocando, nella giornata di venerdì 25 marzo, i sacerdoti, i religiosi e gli altri fedeli alla preghiera comunitaria nei luoghi sacri, così che il Popolo santo di Dio faccia salire in modo unanime e accorato la supplica alla sua Madre”. “E’ trascorso quasi un mese dall’inizio della guerra in Ucraina, che sta causando sofferenze ogni giorno più terribili a quella martoriata popolazione, minacciando anche la pace mondiale”, l’esordio della lettera del Papa: “La Chiesa, in quest’ora buia, è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto. Sono grato, in questo senso, a tutti coloro che con grande generosità stanno rispondendo ai miei appelli alla preghiera, al digiuno, alla carità. Ora, accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, desidero affidare in modo speciale alla Madonna le nazioni in conflitto”.

Questo il testo integrale dell’Atto, diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede in ben 35 lingue:

“O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace. Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore! Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza. Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto. Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno. Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica. Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace. Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata. Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria. Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo. Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen”.


“Continuiamo la missione nell’amata Amazzonia”: i nuovi progetti a Roraima dopo la conclusione dell’esperienza a Manaus

Con il saluto alla parrocchia S. Monica di don Claudio Trabacchin e don Roberto Bovolenta si è conclusa la presenza dei nostri missionari “fidei donum” nell’arcidiocesi di Manaus.

Don Roberto e don Claudio durante la mesa di saluto

La collaborazione con la chiesa di Manaus, diocesi inserita in una grande città con più di due milioni di abitanti, è iniziata nel 1996, accogliendo l’appello dei vescovi brasiliani che invitavano a “evangelizzare la città”. Destinati ad alcune aree missionarie della periferia cittadina ben presto la popolazione che lasciava la foresta si diffuse, si riversò quasi in intere zone costruendo piccoli ripari in cartone, sostituiti prima da pareti in legno e successivamente in vere e proprie abitazioni di mattoni. I nostri missionari – preti e laici – si dedicarono alla costituzione di piccole comunità, all’impegno sociale, alla formazione di catechisti e animatori di comunità. Hanno favorito la promozione umana con la difesa dei diritti umani attraverso il “Movimento comunitario Vida e Esperança” sostenuto dal “Gruppone missionario” presente nella nostra Diocesi. Nel tempo non sono mancati anche alcuni coinvolgimenti in servizi diocesani (Caritas, Seminario, Diaconato permanente…).

La Chiesa di Manaus in questi anni si è consolidata con 72 preti diocesani e 120 religiosi. Si tratta di un prete ogni ottomila abitanti (in diocesi di Treviso sono uno ogni 1.500) che a noi potrebbe sembrare molto poco, ma per la realtà dell’Amazzonia è una presenza significativa e preziosa.

Il lungo cammino condiviso con quella realtà diocesana è motivo di gratitudine per l’accoglienza ricevuta e per i legami che sono nati con il desiderio di mantenerli vivi. La nostra riconoscenza va a tutti i missionari e le missionarie che si sono messi a servizio delle persone e delle comunità.

La loro esperienza in Amazzonia ha arricchito anche la Diocesi di Treviso con la storia viva e fedele delle parrocchie in cui essi hanno operato e che stanno riportando all’interno della nostra vita pastorale, riversando l’esperienza della loro fede e del loro amore per Cristo e per la Chiesa, pur in condizioni di vita spesso difficili e precarie.

La messa di saluto ai due sacerdoti, con l’arcivescovo di Manaus, dom Leonardo Steiner e mons. Mario Pasqualotto, vescovo ausiliare emerito di Manaus

Papa Francesco, in seguito al Sinodo sull’Amazzonia ci ha invitati «non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia» (Querida Amazonia n. 90). Per continuare la nostra presenza missionaria è in cantiere una collaborazione di tre diocesi – Padova, Vicenza e Treviso – per inviare dei missionari più a nord di Manaus ai confini con il Venezuela, nella diocesi di Roraima. È un territorio segnato da una forte migrazione dal Venezuela, con i problemi sociali che l’accompagnano. Vi è il desiderio di continuare lo scambio tra Chiese in un contesto culturale e sociale caratterizzato da comunità cristiane piccole, sparse in grandi territori, talora vivaci ma carenti di mezzi.

Con la scelta di inviare ancora dei preti e dei laici alle popolazioni dell’Amazzonia confermiamo l’importanza dell’apertura missionaria della Chiesa di Treviso, della ricchezza e bellezza dello scambio tra Chiese. Potremo essere aiutati a realizzare quella “conversione pastorale e missionaria” necessaria al rinnovamento delle nostre parrocchie. Invito tutti a sostenere i prossimi passi di questo progetto con la preghiera e coltivando un autentico spirito missionario a partire dalla nostra vita quotidiana.

+ Michele, Vescovo


Venerdì 25 marzo due nuovi lettori e un accolito: i ministeri conferiti dal Vescovo

Venerdì 25 marzo, alle 19, nella chiesa Immacolata del Seminario, il Vescovo presiederà la celebrazione eucaristica con il conferimento del ministero del lettorato e dell’accolitato ad alcuni seminaristi del Seminario diocesano. Si tratta di Luca Fecchio, originario della parrocchia di Santa Maria di Sala, e in servizio pastorale a Montebelluna, che riceverà il ministero di lettore; di Matteo Mason, della parrocchia di Loreggia, attualmente in servizio pastorale a Postioma e Porcellengo, che riceverà il ministero di lettore; e di Luca Volpato, originario di Ballò di Mirano, in servizio pastorale a Scorzè, che riceverà dal Vescovo il ministero dell’accolitato. Siamo chiamati ad accompagnare nella preghiera questi giovani e tutti i seminaristi.


La preghiera per la pace: “Si fermi la guerra, sia fatta giustizia, ma non lasciamoci sfigurare dall’odio, viviamo da operatori di pace”

Una celebrazione davvero intensa quella che si è tenuta nel tempio di San Nicolò domenica sera, 13 marzo, la messa, presieduta dal Vescovo, per chiedere il dono della pace insieme a tutte le comunità dei migranti cattolici presenti in diocesi. Una celebrazione proposta proprio dal Consiglio pastorale di queste comunità, che hanno voluto far sentire la loro particolare vicinanza alla comunità ucraina, presente insieme al suo parroco, padre Ivan Ivaniv. A concelebrare anche gli altri sacerdoti che accompagnano spiritualmente le diverse comunità.

Don Bruno Baratto, direttore dell’ufficio per la Pastorale delle migrazioni, ha letto all’inizio della celebrazione il messaggio di vicinanza che tutte le comunità nei giorni scorsi hanno rivolto alla comunità ucraina, così duramente provata.

Il Vescovo Michele, nell’omelia, ha messo in luce il segno di umanità rappresentato dalla presenza di tante persone, “perché in ogni situazione di vita, se fondiamo la vita su Cristo, troviamo la vera amicizia e la vera solidarietà. E in particolare i fratelli e le sorelle che vengono da lontano sanno quanto ci sia bisogno di una presenza, anche silenziosa, e di una preghiera”. Quella preghiera che a tanti potrebbe sembrare inutile, ma che proprio nel Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima si dimostra come il luogo di incontro con il Padre: “Mentre Gesù è in preghiera sul monte, in silenzio, in dialogo con suo Padre – ha ricordato il Vescovo – manifesta la bellezza e la profondità della sua divinità attraverso la sua stupenda umanità. Mentre inizia il suo cammino verso il dono di sé sulla croce, lì manifesta la sua piena divinità, la bellezza della sua vita; è trasfigurato, solo perché sa accettare fino in fondo di essere anche il volto sfigurato, senza splendore né bellezza”. “Il volto dell’uomo è davvero sfigurato – ha aggiunto mons. Tomasi – è sfigurata la  giustizia, è sfigurato l’onore, quando per affrontare questioni politiche si usa la guerra, quando chi paga, per interessi più o meno nascosti o lontani, sono i bambini, gli anziani, i deboli, le famiglie separate, le prospettive di vita, davvero sfigurate”.

“Io non sono un politico – ha sottolineato il Vescovo -, ma so che c’è il peccato nel mondo, quel peccato che ha inchiodato il Signore sulla croce, quel peccato che martoria i popoli attaccati, i poveri dimenticati, i piccoli violati perché molti – san Paolo nella seconda lettura lo dice agli abitanti di Filippi con le lacrime agli occhi, e lo diciamo anche noi oggi – ‘si comportano da nemici della croce di Cristo. Ma la loro sorte finale sarà la perdizione’. Ma viene un giudizio – per me, per noi, per tutti -. E questo giudizio – ha ribadito con forza il Vescovo – è adesso. Lo reclamano l’onore, l’umanità, la giustizia. Io non posso far altro che ripetere il grido di papa Francesco: in nome di Dio, fermate la guerra, le guerre, fermate l’inutile sofferenza che non porta nulla se non altro odio e altra violenza”. Ma ecco il significato profondo della preghiera per la pace: “Adesso essere in preghiera per la pace significa credere che il Signore, il crocifisso, lo sfigurato, ha vinto la morte ed è risorto, e significa credere che la preghiera è potente, ci unisce al Cielo e tra di noi, dona frutti di conversione, può toccare il cuore dei peccatori, il cuore di chi ha in mano le sorti della guerra, e il cuore di tutti noi che abbiamo in mano le sorti della pace, perché siamo chiamati noi a essere operatori di pace, per essere eredi del Regno, perché siamo figli di Dio”. Ecco, allora, l’invito a pregare anche perché, nell’impegno e nella lotta per la giustizia non si lasci spazio all’odio. “Non permettiamo al maligno di sfigurare il nostro volto, la nostra anima, il nostro cuore, con la cicatrice dell’odio – l’appello del Vescovo Michele -. Indignati, certamente, impegnati a chiedere giustizia e ad aiutare chi è nel bisogno e nella prova, certo, ma mai preda dell’odio. Perché Dio è il Dio della pace perché è amore, amore crocifisso, ma amore risorto”. Infine, l’invito del Vescovo, rivolto a ciascuno: “Viviamo la nostra vita come un’offerta gradita al Signore per il dono della pace. Rimaniamo saldi nel Signore, roccia di salvezza, fondamento di vita, e rimaniamo uniti tra di noi, nella solidarietà, operatori e operatrici di pace, tutti, nelle mani di Dio giusto, e perché giusto, misericordioso”.

Insieme al coro ucraino hanno animato la celebrazione anche il coro della parrocchia di San Nicolò e quello della comunità africana francofona.

 


Gli organismi di partecipazione, luoghi di sinodalità: una pubblicazione per accompagnare il rinnovo dei Consigli

Quest’anno la nostra Chiesa diocesana è chiamata a vivere il rinnovo di alcuni organismi di partecipazione e corresponsabilità sia diocesani – il Consiglio pastorale diocesano e il Consiglio diocesano per gli affari economici – sia parrocchiali, e cioè i Consigli pastorali e i Consigli per gli affari economici.

Per favorire e accompagnare questo passaggio, in un momento speciale per la Chiesa, impegnata nel Sinodo, la nostra Diocesi pubblica per le edizioni San Liberale – collana “Strumenti pastorali” – un testo ricco di interventi e documenti sul tema. Si intitola “LUOGHI DI SINODALITÀ. Cammino sinodale e organismi di partecipazione nelle parrocchie e nelle collaborazioni pastorali” (che pubblichiamo in allegato).

“È un tempo non facile per tutti – spiega il Vicario generale, mons. Giuliano Brugnotto nel capitolo “Rinnovare i consigli – Innovare gli organismi” -. Da due anni stiamo vivendo l’esperienza della pandemia, che sta mettendo a dura prova le relazioni, le comunità cristiane, le strutture sanitarie e il mondo della scuola e del lavoro. Il Vescovo, nella sua lettera pastorale, ci ha rivolto un forte invito a riprendere il cammino non considerando la pandemia come un incidente di percorso, bensì reimparando, come fanno i bambini, a fare i primi passi incerti, ma in modo nuovo. La novità ci viene offerta da un’indicazione di papa Francesco. Vogliamo cogliere questa occasione nel tempo propizio del cammino sinodale voluto dal Papa per tutta la Chiesa. Sottolineando l’importanza degli organismi parrocchiali, il Vescovo ha invitato le comunità a non assolvere semplicemente un adempimento burocratico – sottolinea mons. Brugnotto -, piuttosto a concretizzare la «scelta chiave del Cammino sinodale diocesano che chiedeva di avviare “un rinnovamento dei vari Consigli (Consiglio Pastorale Diocesano, Consiglio della Collaborazione Pastorale, Consiglio Pastorale Parrocchiale, Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici), affinché diventassero sempre più luoghi di sinodalità e corresponsabilità, scuole di ascolto e di discernimento, promotori e animatori di comunità che sappiano passare dalla ‘autopreservazione’ all’‘uscita’ (EG 27)”. In una Diocesi grande e complessa come la nostra i rapporti e le relazioni dirette, personali e di vicinato, possono essere vissuti come partecipazione alla vita dell’unica Chiesa solamente se stabiliamo una fitta rete di relazioni fra di noi, una rete che sia anche strutturata in maniera da far arrivare a tutti le comunicazioni importanti, in tutte le direzioni: dal Vescovo ai sacerdoti e ai fedeli, da questi al Vescovo; sarà bene che si intensifichino anche le comunicazioni e gli scambi delle comunità e dei fedeli tra loro. Gli organismi di partecipazione a tutti i livelli sono i nodi di questa grande rete, che non dovrebbe escludere nessuno. Per viverli bene servono disponibilità, capacità di ascolto e dialogo, impegno, costanza, fantasia. Invito quanti più possibile di voi a lasciarsi coinvolgere e a prendervi parte con generosità» (M. Tomasi, … Subito cercammo di partire… (At 16,10), Trevi- so 2022, pp. 32-33)”.

Il Vescovo, nelle prime pagine suggerisce un’icona biblica per comprendere il valore e il senso del “consigliare nella Chiesa”. “Per riflettere sul significato della partecipazione ai Consigli nella Chiesa – scrive mons. Tomasi -, suggerisco la meditazione dell’episodio della chiamata a profeta rivolta a Samuele da parte del Signore. Mi riferisco a questo conosciutissimo brano del primo libro di Samuele, perché in esso possiamo scorgere alcuni tratti e modalità del consigliare, richiesti ai membri degli organismi di partecipazione della Chiesa cattolica e della nostra Diocesi, coinvolti in un più ampio processo di discernimento ecclesiale”.

Un brano esemplare, dal quale “possiamo cogliere quali siano il significato profondo, l’importanza e la grazia associati al ministero del consigliare, e comprendere anche come e perché questo venga considerato un dono dello Spirito Santo – sottolinea il Vescovo -. Lo Spirito di Dio aiuta infatti i fedeli ad orientarsi all’agire, nella comune ricerca delle ragioni a riguardo delle decisioni e degli orientamenti da assumere. La ricerca dei dati relativi alle questioni da affrontare, la loro comprensione ampia quanto possibile, l’identificazione dei valori che nelle situazioni è possibile e desiderabile realizzare, tutto questo si svolge attraverso l’ascolto reciproco, a tutti i livelli, nelle attività dei consigli, da parte di persone disposte a prendersi cura delle situazioni, accogliendole alla luce della Parola di Dio come occasioni di bene possibile, di solidarietà, di fraternità”. Il frutto dell’opera di un consiglio – aggiunge – può essere l’indicazione di un orientamento da seguire per essere fedeli alla missione evangelizzatrice della Chiesa nelle concrete situazioni date di volta in volta”. Cogliamo, allora, quanto sia “preziosa la ricerca comunitaria del consiglio opportuno da dare: difficilmente una persona da sola può assommare in sé tutte queste caratteristiche, che invece possiamo sperare di ritrovare in un gruppo coeso e solidale di persone che dialoghino tra loro”.

Tra i contributi di riflessione sono riportati l’intervista a Paola Bignardi, a cura di Bruno Desidera (“La Chiesa ha bisogno di laici “laici”, sostantivo e aggettivo”) e l’intervento di don Stefano Didonè (“Tempo di reale corresponsabilità – Il lievito dei laici nella Chiesa sinodale”), entrambi apparsi nella “Vita del popolo” lo scorso dicembre. Seguono alcuni capitoli dedicati al significato e al ruolo dei Consigli e alle indicazioni per il loro rinnovo, a cura del Vescovo, del Vicario generale e del Cancelliere vescovile, mons. Fabio Franchetto.

Un capitolo importante è anche quello dedicato al “Tempo di ascolto sinodale dei Consigli parrocchiali”, che inquadra quanto i nostri Consigli, a tutti i livelli, stanno vivendo proprio in questo periodo. Infine, un approfondimento teologico – pastorale, affidato a don Giovanni Giuffrida: “Respirare insieme” – La corresponsabilità ecclesiale nella diversità dei ministeri e dei carismi.

 

 


Messa per la pace delle comunità cattoliche di migranti insieme con il vescovo Michele

Il Consiglio Pastorale diocesano delle Comunità cattoliche di migranti propone, domenica 13 marzo alle 18.30 nel tempio di San Nicolò, una celebrazione eucaristica con il vescovo Michele per continuare a pregare per la pace. E’ un modo per rimanere vicini prima di tutto alla comunità ucraina greco-cattolica di rito bizantino presente da molti anni a Treviso, e per rinnovare la solidarietà anche con tante altre popolazioni coinvolte in conflitti rapidamente “dimenticati” dai media e dalla nostra attenzione. Si è scelto di chiedere ospitalità alla messa domenicale serale della parrocchia di S. Nicolò, luogo di riferimento per la comunità ucraina greco-cattolica, come occasione di coinvolgimento ideale anche di tutte le comunità parrocchiali della Diocesi, molte delle quali si stanno impegnando sia nella preghiera sia nell’accoglienza di profughi ucraini sia di iniziative di solidarietà.

Il Consiglio Pastorale diocesano delle Comunità cattoliche di migranti


Russia – Ucraina, la guerra in Europa. Incontro promosso dal GiaveraFestival

Il GiaveraFestival organizza per sabato 12 marzo alle ore 18 presso villa Wassermann – via della Vittoria 180 a Giavera del Montello (TV) un incontro di informazione e approfondimento dal titolo: Russia – Ucraina, la Guerra in Europa. L’intento è comprendere meglio i motivi del conflitto, le partite geopolitiche, i possibili scenari futuri. Interverrà il giornalista Matteo Zola, direttore del quotidiano online East Journal, collaboratore dell’Osservatorio Balcani Caucaso e di Ispi. Ha curato il volume Revolyutsiya – la crisi ucraina da Maidan alla guerra civile (2015) ed è autore di Interno Pankisi – nel Caucaso dietro la trincea del fondamentalismo islamico (2022). “Rientra nelle finalità del Festival” dichiarano gli organizzatori “l’attenzione a quanto accade nel mondo a livello geopolitico, in quanto ha forti e spesso improvvise conseguenze su persone e popoli e sul nostro quotidiano stile di vita. Abbiamo quindi scelto di impegnarci fin da subito nel favorire una migliore informazione e comprensione della situazione, oltre che attivarci con i contatti che da tempo abbiamo con alcune associazioni ucraine presenti sul territorio, in vista di interventi futuri di sostegno alla popolazione in Ucraina e a coloro che già stanno arrivando da noi”.

L’incontro si terrà in presenza, nel rispetto delle attuali normative sanitarie. Necessaria la prenotazione ai numeri: 340 9296048 / 349 3000242.