Author: ecumenismo

VEGLIA DIOCESANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

Mercoledì 24 gennaio ore 20.45

Lasciandoci guidare dal versetto di Luca “Amerai il Signore Dio tuo… e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,37), partiremo dalla Comunità Battista Agape (Largo Molino, 36 – Fontane) e arriveremo presso la Chiesa parrocchiale di Fontane, pregando insieme per l’unità dei Cristiani e per la pace nel mondo.

In allegato la locandina della veglia con informazioni aggiuntive sulla veglia diocesana e sulle veglie zonali che si terranno in alcune parrocchie della nostra diocesi durante la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

LOCANDINA_DEFINITIVA

 

Geolocalizzazione comunità Battista Agape:

https://maps.app.goo.gl/ShWQqbCETu3nKJC18

 


LA PACE, “ANELITO PROFONDO DEGLI ESSERI UMANI DI TUTTI I TEMPI”

4 MAGGIO 2023 CONVEGNO - FACOLTA' TEOLOGICA DEL TRIVENETO E ISTITUTO DI STUDI ECUMENICI "SAN BERNARDINO"

Giovedì 4 maggio 2023 la Facoltà Teologica del Triveneto e l’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” di Venezia, promuovono un Convegno a 60 anni dell’enciclica “Pacem in Terris”, esplorandone le prospettive di pace con gli apporti di “esperti di teologia ecumenica, morale sociale e fondamentale, storia, interculturalità e inter-religiosità”.

 


Memoria dei martiri verso la Pasqua 2023

In preparazione alla Pasqua la Comunità di Sant’Egidio insieme all’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso promuovono una veglia di preghiera ecumenica in memoria dei nuovi martiri venerdì 31 marzo alle ore 20,45 a Treviso nella Chiesa di San Martino. La veglia sarà presieduta dal vescovo Michele.

 

Quando Giovanni Paolo II indisse il grande giubileo del 2000 volle creare una commissione “Nuovi Martiri”, che avrebbe dovuto indagare sui martiri cristiani del Ventesimo secolo. La commissione lavorò due anni nei locali della Basilica di San Bartolomeo, raccogliendo circa 12.000 dossier di martiri e testimoni della fede giunti da diocesi di tutto il mondo. Tra i frutti di questo lavoro vi fu anche la preghiera ecumenica svoltasi presso il Colosseo, alla presenza del Papa e di rappresentanti di tutte le principali Chiese cristiane. In quella occasione venne sottolineato come il gran numero di cristiani uccisi o perseguitati nel Novecento fosse un continente ancora da esplorare, un patrimonio condiviso da ogni confessione cristiana.

Il papa si era reso conto che nel sentire comune quando si pensa ai martiri, a coloro che hanno perso la vita per la loro fede in Gesù, si pensa ai primi secoli della chiesa, all’epoca in cui i cristiani non erano liberi di esprimere la loro fede e celebravano nelle catacombe. In realtà forse mai come nel secolo scorso il martirio è stato così attuale.

La Comunità di Sant’Egidio da allora tiene viva la memoria di tanti cristiani che hanno dato la vita per il Vangelo, nei secoli XX e XXI fino ai giorni nostri.

Perché noi di Sant’Egidio abbiamo sentito il fascino per questa memoria? Non perché siamo degli eroi; siamo gente normale, siamo gente anche paurosa; ma perché ci sembra, che in questo tempo senza visioni o con poche visioni, ricordare queste figure è una grande forza.

La memoria è una grande forza; è una forza molto particolare, è una forza debole, ma una forza. Allora pensiamo che ricordare queste figure, studiarle, approfondirle sia un modo per provare a ricostruire un nuovo umanesimo nel nuovo secolo.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di testimoni, di uomini e donne che con la loro vita, la loro passione evangelica ci aiutino ad orientarci, ci aiutino a vivere da cristiani oggi, accendano anche in noi l’entusiasmo evangelico, quell’amore evangelico, che spesso è come assopito nella vita di ogni giorno.

I testimoni non sono degli eroi, personaggi diversi da noi, dal nostro tempo, differenti da noi che siamo così incerti, fragili, agitati dalla nostra vita. Il martire non è un uomo che sceglie di morire, il martire non è un uomo sicuro, il martire o il testimone non è un uomo senza paura. Il cristiano è colui che vuole vivere e che lotta per la vita.

Alcune storie ci insegnano che il martire della fede è anche un piccolo uomo, una piccola donna che non scappa davanti alle sue responsabilità, per amore, per umanità, per giustizia, per fede, perché non vuole lasciare le persone che gli sono affidate.

Pensiamo alla figura di Romero. Mons. Oscar Arnulfo Romero è una figura che è diventata anche simbolica. Ma Romero è un uomo che non ha abbandonato la sua gente, malgrado le minacce di morte. Il card. Neves racconta che, durante l’ultima visita a Roma, Romero gli telefonò e gli disse: “Io torno a San Salvador, ma lì mi ammazzano!”. Ecco il testimone: è uno che è tornato, è uno che non se n’è andato.

Un’altro esempio è quello di frère Christian de Chergé. Trappista nell’Algeria degli anni Novanta, ostaggio della violenza, anche lui resta. E i suoi scritti ci dicono la paura che di notte arrivassero gli uomini della guerriglia, l’ascolto dei passi. Viene portato via, viene rapito, assieme ad altri monaci: per 50 giorni è prigioniero. Ed è interessantissima la documentazione della prigionia che è stata ritrovata, perché si vede come Christian de Chergé lottasse con i suoi carcerieri affinché lui e i suoi fratelli continuassero a vivere; discute e spiega loro e dice: “Guardate che se mi ammazzate è un errore per voi”.

Il martire è uno che vuole salvare la sua vita, ma non s’inginocchia. Il martire è qualcuno che non è disposto a rinunciare alla sua umanità, per salvare ad ogni costo la sua vita. C’è in questo una radice profonda di umanesimo che porta a resistere al male.

Vorrei ricordare anche un nostro amico, un ragazzo della Sant’Egidio che viveva in Kivu, in Congo: un paese che ha vissuto dal 1998 al 2002 una guerra terribile che ha causato 5 milioni di morti, una guerra che ha insanguinato in profondità la vita del paese, lasciando un’eredità terribile. Floribert faceva la scuola della pace ai bambini. Era felice di essere stato assunto a 28 anni come direttore della dogana. Era contento di aver trovato lavoro, cosa non facile, e si doveva sposare. Gli venne proposto di far entrare nel paese dal Ruanda, un carico di riso avariato, come avevano sempre accettato di fare tutti i suoi predecessori. Lui, con una naturalezza istintiva, disse di no. Una serie di pressioni, offerte finanziarie importanti: questo ragazzo, con una ingenuità incredibile, resiste finché lo rapiscono e lo uccidono.

Questa vicenda ci parla di persone che nella loro piccolezza, in un angolo di mondo, giovani, esprimono una forza morale incredibile.

I nuovi martiri del XX e XXI secolo dicono che questo è un tempo ancora di martirio, di lotta. In questo nostro tempo, per resistere al male e per resistere alla violenza, possiamo trovare in noi stessi, nella fede, nell’amore, poveri come siamo, uomini comuni come siamo, le energie per resistere.

I martiri sono gente comune. Sono uomini e donne, come noi, spesso della nostra stessa generazione, che non hanno cercato la morte, o si sono buttati in avventure spericolate, mettendo a rischio la vita in maniera avventata. Piuttosto hanno seguito le vie della carità, dell’umanità, dell’amicizia.

Pensiamo a Shabbaz Batthi in Pakistan che, anche da ministro per le minoranze, si adoperava per i più poveri e per i diritti di tutti, non solo dei cristiani. Fu assassinato il 2 marzo del 2011. Aveva scritto: “Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo”.

Ma possiamo pensare anche ai “martiri della carità”, come le Suore Poverelle di Bergamo, contagiate dal virus Ebola mentre assistevano i malati o come don Roberto Malgesini, ucciso a Como da un uomo con problemi psichici, mentre si apprestava a distribuire il cibo ai poveri di cui era amico.

Qual è la testimonianza di questi uomini e donne? La forza prima di tutto. Spesso il nostro è un cristianesimo senza forza. San Paolo al termine della prima lettera ai Corinti dice: “Vigilate, siate saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti”. Cioè il cristianesimo non è una fiacca debolezza; è la religione degli umili, è la comunità dei deboli, dei poveri, ma c’è una forza.

I “nuovi martiri”, queste donne e uomini, innamorati del Vangelo, costituiscono una bussola spirituale per ognuno di noi e per le nostre comunità, ci indicano una strada. Mons. Romero, nell’omelia al funerale di un suo prete ucciso dagli squadroni della morte, diceva: “Il Concilio Vaticano II chiede a tutti i cristiani di essere martiri, ossia di dare la propria vita per i fratelli, ad alcuni lo chiede sino all’effusione del sangue, a tutti con la testimonianza dell’amore”. Noi cristiani abbiamo una missione nel mondo: testimoniare l’amore di Cristo, nella nostra debolezza, nella fragilità della nostra vita, nelle difficoltà ma anche nelle possibilità del nostro tempo. Il nostro è un tempo di piccole passioni e tante volte senza speranza. Non ci sono molti profeti nel nostro tempo così segnato dal conformismo. La nostra vita di cristiani non è esposta a grandi pericoli o minacce nel nostro Paese. Ma in questo tempo materialista o si è spirituali, uomini e donne di preghiera, frequentatori delle Scritture, amanti dei poveri, di quei piccoli che sono anche nelle nostre città, o il cristianesimo è destinato a seccarsi, a essere irrilevante. Non ci sono molti profeti nel nostro tempo, ma ci sono queste donne e uomini, i “nuovi martiri” che ci indicano la via dell’amore cristiano.

(Paola Brugnotto
Comunità S. Egidio di Treviso)

In Allegato la locandina dell’evento


Dono da invocare e da accogliere

Mercoledì 18 gennaio a Musile di Piave si è celebrata la veglia ecumenica diocesana in apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ispirata dal monito del profeta Isaia “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1,17). La celebrazione è stata introdotta dal delegato diocesano per l’ecumenismo, don Luca Pertile, che ne ha precisato il senso e lo spirito: “Siamo qui innanzitutto … Continua a leggere Dono da invocare e da accogliere »

Un video per accompagnare la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani

Un video per raccontare il senso e le prospettive della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, anche attraverso i social media. È la novità che accompagna quest’anno l’iniziativa internazionale di preghiera ecumenica cristiana in programma dal 18 al 25 gennaio, con l’obiettivo di favorire la comunicazione e la promozione nei territori.
Curato dall’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, con la regia di Maria Amata Calò e la supervisione dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, il video colloca la Settimana all’interno del Cammino sinodale e ne sottolinea l’attualità, in un momento storico di grandi conflittualità.
“I cristiani stanno in questa società per continuare a dire che vale la pena costruire un mondo più giusto, anche quando si vedono ingiustizie, fallimenti e ferite come quella della guerra”, afferma Mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo e Presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, evidenziando che “questa Settimana aiuterà a lavorare sulla serietà della costruzione di relazioni”.
“Le Chiese cristiane possono stare insieme, possono collaborare e alzare la voce contro le ingiustizie che subiscono donne, bambini, e dare una comune testimonianza che tutti, come discepoli di Cristo, nonostante le nostre differenze, possiamo testimoniare lo stesso Cristo e lo stesso Vangelo”, sottolinea Dionisios di Kotyeon, Vescovo ausiliare del Metropolita ortodosso d’Italia Polykarpos.
“La tentazione è quella di pensare che l’ecumenismo sia soppesare bene ciò che abbiamo in comune e ciò che ci differenzia e per una settimana enfatizzare gli elementi comuni facendo finta che gli altri non esistano”, osserva il Pastore Daniele Garrone, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), per il quale il motto di quest’anno – “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1,17) – invita ciascuno “a guardare se stesso, ad imparare e ad imboccare insieme la strada della conversione”.
(dal sito ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana)

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Giornata per il dialogo ebraico-cattolico

Stelle in una notte buia

In occasione della celebrazione della Giornata per il dialogo ebraico-cattolico, martedì 17 gennaio 2023, in Casa Toniolo (Treviso) alle ore 20.45 si terrà l’incontro “Stelle in una notte buia. La Chiesa cattolica e la deportazione degli ebrei in Italia (1943)”.

L’evento potrà essere seguito anche in streaming sul canale YouTube della Diocesi di Treviso, di seguito il link:
https://www.youtube.com/watch?v=cyVUGLE2xiI

Nell’anno, in cui si fa memoria dell’80° anniversario dell’inizio della deportazione degli ebrei dall’Italia, a Roma come in tante altri città e paesi, il tema della conoscenza di una pagina tanto drammatica della storia recente dell’Italia assume una valenza del tutto nuova, anche alla luce delle conoscenze che stanno emergendo dall’apertura degli Archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XII; queste conoscenze hanno confermato quanto la Chiesa Cattolica fece, non sempre riuscendovi, per salvare gli ebrei italiani dalla deportazione, con la mobilitazione di uomini e donne che non vollero più volgere lo sguardo altrove, come era accaduto, solo per fare un esempio, nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali da parte del governo di Mussolini con le quali gli ebrei italiani erano stati espulsi dalla società, mentre gli altri, quelli che avevano trovato riparo in Italia, dalla Germania e dall’Austria, in fuga dalla persecuzione hitleriana, furono costretti a lasciare l’Italia.

L’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo (UEDI) della diocesi di Treviso ha deciso di dedicare la Giornata per la conoscenza del popolo ebraico proprio al tema della memoria; questa Giornata, istituita dalla Conferenza Episcopale Italiana nell’autunno 1989, da vivere ogni anno il 17 gennaio, alla vigilia dell’apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), proprio per mettere in evidenza la radice ebraica del dialogo ecumenico, sarà animata da una riflessione su come la Chiesa Cattolica ha costruito i rapporti con gli ebrei nel XX secolo, anche prima del dibattito che portò alla promulgazione della dichiarazione Nostra Aetate (28 ottobre 1965) nel Concilio Vaticano II. Sul tema interverrà il prof. Riccardo Burigana, storico e collaboratore dell’UEDI nell’incontro, previsto per martedì 17 gennaio, alle ore 20.45, a Casa Toniolo. La serata ha inoltre l’intento di proseguire il cammino per una sempre migliore conoscenza di chi, a Treviso, proprio negli anni della Seconda Guerra Mondiale seppe farsi carico della sorte, materiale e spirituale, degli ebrei, in particolare di coloro sono stati riconosciuti Giusti delle Nazioni. In questo sarà prezioso l’intervento del prof. don Stefano Chioatto, docente di Storia della Chiesa presso lo Studio Teologico Interdiocesano. Si tratta così di condividere una memoria di «stelle nel buio della notte», sulla quale, spesso, anche di recente, si è scritto e si detto molto che niente ha a che vedere con la storia, per sostenere una cultura dell’accoglienza, arricchita da un comune patrimonio spirituale che cristiani e ebrei devono vivere per farsi costruttori di pace.
(Riccardo Burigana).

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In Allegato la locandina dell’evento

 


Imparate a fare il bene, cercate la giustizia

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 2023

Dal 18 al 25 gennaio ricorre la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani: tempo di grazia nel quale le Confessioni cristiane pregano e rendono testimonianza del percorso finora compiuto verso l’unità, e lo rilanciano alla luce dialogo e dell’attualità. La Settimana, iniziata poco più di un secolo fa, con momenti di preghiera distinti per ciascuna Confessione, dal 1968 la sua preparazione e realizzazione è diventata oggetto di collaborazione sistematica tra la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese e all’allora Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Dal 1975, si è cominciato ad affidare la progettazione dell’iniziativa ad una realtà ecumenica locale sempre diversa. Quest’anno la scelta è caduta sul Consiglio delle Chiese del Minnesota (USA). Il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, che cura l’introduzione dell’edizione italiana del Sussidio per la celebrazione della Settimana (online sul sito diocesano e inviato a tutte le parrocchie) spiega così la scelta dell’organismo statunitense di farsi guidare dalle parole del profeta Isaia: Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove (Is 1,17). «Riprendendo il monito del profeta Isaia, i fratelli e le sorelle del Minnesota, [mentre] riconoscono le pietre d’inciampo dell’ingiustizia sociale, le accompagnano con la richiesta di perdono nell’umiltà di fragili figli. Fare memoria è un atto di giustizia che permette di scoprire prospettive inedite per rinnovare insieme le forme dell’annuncio dell’evangelo che redime e genera fraternità». 

Interpretando per la nostra realtà diocesana quanto il Sussidio nazionale propone, l’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso ha organizzato in apertura della Settimana, mercoledì 18 gennaio 2023 alle ore 20.45, la Veglia ecumenica diocesana nella chiesa parrocchiale di Musile di Piave (VE). Alla celebrazione parteciperanno le Confessioni cristiane presenti in diocesi che vi hanno aderito: Ortodossi romeni e moldavi, la Chiesa Battista Agape. La scelta di celebrare la Veglia nel Sandonatese è data dalla significatività di quel territorio dal punto di vista ecumenico: vi è infatti una grande comunità ortodossa romena, ma anche di due vive comunità greco-cattoliche una romena e ucraina, che parteciperanno alla Veglia, quest’ultima portando la sua testimonianza di come si è fatta accogliente per tutti gli Ucraini in fuga dalla guerra. La Veglia di quest’anno, infatti, porrà al centro la condivisione di alcune testimonianze di accoglienza e solidarietà vissute dalle Chiese in nome della comune fede in Cristo, oltre all’intervento dei ministri delle diverse confessioni e alla presentazione della Comunità Metodista Ghanese affidata al pastore valdese di Venezia Fabio Traversari. L’evento reso possibile anche dalla generosa collaborazione della parrocchia di Musile, verrà trasmesso in streaming sul canale YouTube della Diocesi di Treviso (https://www.youtube.com/watch?v=ziMcctNUCJE) e sarà accessibile anche ai non udenti che vi parteciperanno grazie all’impegno della pastorale diocesana per i sordi. 

Alla Veglia diocesana si affiancheranno le veglie zonali, patrocinate dall’ufficio, le cui date sono qui sotto riportate:

  • Giovedì 19 gennaio per la Collaborazione di Cornuda (TV) nella Chiesa parrocchiale di Cornuda alle ore 20.30  
  • Venerdì 20 gennaio per il Vicariato di Camposampiero (PD) nella Parrocchia Ortodossa Romena di Loreggia alle ore 20.30 
  • Lunedì 23 gennaio per la Collaborazione di Collaborazione di Castelfranco Veneto (TV) nella Chiesa di San Giacomo alle ore 20.30, curata dalla Comunità delle Figlie della Chiesa di Castelfranco  
  • Mercoledì 25 gennaio per il Vicariato di Mirano nel Duomo di Mirano alle ore 20.30 

In Allegato è possibile trovare:

  • La locandina della Veglia Diocesana, contenente anche le date e gli orari delle veglie zonali e le indicazioni relative all’Incontro “Stelle in una notte Buia – La Chiesa cattolica e la deportazione degli ebrei in Italia (1943)” pensato in occasione della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra ebrei e cattolici (17 gennaio 2023).
  • Il Sussidio con i testi pensati per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 2023.
  • La proposta di struttura e di organizzazione della Veglia Diocesana.
  • La lettera inviata dal Direttore dell’UEDI alle parrocchie in occasione della Settimana di Preghiera 2023.

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Bari, 5 - 6 novembre 2022

VII INCONTRO PER IL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI MESSIANICI

"Verso la piena restaurazione dell'Una Ecclesia di Yeshuah HaMashiach" (Rm 11)

La Comunità di Gesù è lieta d’invitarvi al VII Incontro per il Dialogo tra Cattolici ed Ebrei Messianici presso il CENTRO COMUNITARIO in Via San Tommaso D’Aquino, 10/0 loc. 4, I – 70124 BARI.
L’incontro v’introdurrà al mistero della Sposa di Cristo, la Chiesa, negli ultimi tempi e la riconciliazione tra Ebrei e Gentili in Gesù il Messia d’Israele.
Da questo dialogo ci aspettiamo un forte messaggio di speranza e di fede per tutta la Chiesa, sorretti da una limpida certezza: la Sposa va incontro a Gesù che ritorna (cfr. Ap 22:20).

CHI SONO GLI EBREI MESSIANICI?

Fin dai tempi di Gesù, gran parte del popolo ebraico non ha accettato il Nazareno come il Salvatore e il Messia atteso e profetizzato. Nei tempi passati, un ebreo che credeva in Gesù doveva rinnegare la propria origine ebraica, allontanarsi dalla sua famiglia e cancellare il suo passato. Pertanto, nel mondo giudaico un ebreo che crede in Gesù non è più ebreo. Ma, come lo erano Gesù, i suoi discepoli e gli Apostoli, così ci sono sempre stati, attraverso quasi duemila anni, degli ebrei che hanno accettato Yeshuah (“Gesù”) come il Santo e il Redentore atteso da Israele.

Dio che è pieno di compassione per il Suo popolo e fedele alle Sue irrevocabili promesse ha in questo tempo illuminato tantissimi ebrei circa la messianicità di Gesù di Nazareth, pur rimanendo ebrei osservanti. Essi conservano le tradizioni, i comandamenti e tutte le festività ebraiche che Dio stesso ha ordinato nella Torah al Suo popolo. Quindi, rispettano la Legge, le preghiere nelle sinagoghe, la liturgia ebraica, la circoncisione, indossano il tallit, il kipah e i tefillim; rispettano il giorno di Sabath (“sabato”) come giorno di riposo comandato; osservano la Kasherut, la dieta prescritta nella Scrittura ed altre usanze. A queste osservanze si aggiunge la fede nelle Sacre Scritture del Nuovo Testamento e una fede personale in Gesù Cristo come Messia e Salvatore. Questi ebrei si denominano “Ebrei Messianici” e s’identificano con diverse correnti del cosiddetto “Movimento messianico”.

David H. Stern, nel suo libro Messianic Jewish Manifesto, definisce un ebreo messianico «una persona nata ebrea o convertita al giudaismo, un genuino credente in Yeshua (Gesù) e che riconosce la sua ebraicità» (Ideologia, teologia e il programma per il Giudaismo Messianico, Jewish New Testament Publications, 1991, p. 20). John Fieldsend parla anche di «un movimento dello Spirito Santo in mezzo al popolo ebraico, nato autonomamente, che riconosce Gesù come il Messia atteso, che riconosce sé stesso come parte del Corpo del Messia, che è unito nella fede con i fratelli e le sorelle “gentili” (non ebrei) che credono in Gesù, ma che conserva la sua autonomia e la sua indipendenza» (cfr. Prefazione in Messianic Jews, Monarch Publications, 1993).

Questo movimento dello Spirito si è sviluppato negli ultimi cinquant’anni tra il popolo di Dio, in quasi tutti i Paesi del mondo. Attualmente, solo in Israele si contano più di cento comunità messianiche. A livello mondiale, si è costituito un dialogo per la riconciliazione e la conoscenza tra i cristiani di varie Chiese e tradizioni (credenti gentili) e il movimento messianico (credenti di origine ebraica), denominato profeticamente Toward Jerusalem Council Il (TJCII), “Verso il Secondo Concilio di Gerusalemme”. Il primo dialogo internazionale tra Cattolici ed Ebrei Messianici ha avuto luogo a Bari nel 2002 ad opera della Comunità di Gesù e nel 2022 celebra la settima edizione con la partecipazione di studiosi cattolici, evangelici, ortodossi ed ebrei messianici.

 

In allegato l’elenco dei relatori e il programma dell’incontro.

 

Per informazioni:

e-mail: info@comunitadigesu.org

tel. (+39) 347 3217747