Una storia breve e piena di fede, che è divenuta un modello di resistenza al male: questa è stata la vita di Floribert Bwana Chui, la cui testimonianza sarà ricordata in occasione della Veglia di preghiera per i cristiani martiri di venerdì 11 aprile (nella chiesa di San Martino a Treviso, alle 20.45), presieduta dal vescovo Michele e promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo, con la collaborazione dell’ufficio Migrantes.
Nato il 13 giugno 1981 a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), Floribert cresce in una regione devastata dalla guerra civile e dalla povertà. La sua educazione cristiana e la fede profonda lo spingono a unirsi alla Comunità di Sant’Egidio, impegnandosi in attività di sostegno per i giovani e i poveri, in particolare i ragazzi di strada.
Dopo la laurea in Economia, Floribert riesce a trovare lavoro nell’ufficio della dogana per la verifica della qualità delle merci. Un posto di una certa importanza per una città di frontiera come Goma. Il suo arrivo segna per l’ufficio una profonda svolta, perché si rifiuta di lasciarsi corrompere. Suor Jeanne-Cécile Nyamungu, che aveva raccolto le sue confidenze, racconta: “Avevano cercato di corromperlo perché non distruggesse del cibo avariato. Ma lui aveva rifiutato: in quanto cristiano non poteva accettare di mettere in pericolo la vita di tanta gente. «Il denaro presto sparirà – mi disse -. E invece, quelle persone che dovessero consumare quei prodotti, cosa sarebbe di loro? Vivo per Cristo oppure no? Ecco perché non posso accettare. È meglio morire piuttosto che accettare quei soldi»”. Le pressioni e le minacce sono continuate fino al 7 luglio 2007, il giorno in cui uscendo da un negozio qualcuno lo costringe a salire su un’auto senza targa. E due giorni dopo il suo corpo viene ritrovato in un terreno fuori città, con addosso i segni di atroci torture, che testimoniano il prezzo del suo coraggio. Papa Francesco il 24 novembre scorso ha riconosciuto il martirio di Floribert.
In questo tempo con poca speranza di pace e di liberazione dal male, Floribert è una luce che brilla nell’oscurità e dà speranza. La sua vita e il suo sacrificio risuonano come un invito a resistere al male e a credere nel potere trasformativo del bene nei contesti vicini come in quelli più difficili. Floribert sarà ricordato insieme ai nomi dei tanti discepoli di Gesù sconosciuti o noti, canonizzati o meno, che ancora oggi, in numerosi luoghi del mondo sono perseguitati e privati della libertà religiosa e della vita. Nel secolo scorso e in quello attuale sono numerosissimi i cristiani di ogni confessione che hanno dato la loro vita per il Vangelo: secondo l’Agenzia Fides, 608 solo nel primo quarto di questo secolo.
A Treviso celebreremo la loro memoria nella Veglia dell’11 aprile. Anche quest’anno si uniranno alla preghiera alcuni sacerdoti delle Chiese ortodosse presenti in diocesi, a testimonianza del fatto che “questi martiri, appartenenti alle diverse tradizioni cristiane, sono semi di unità perché esprimono l’ecumenismo del sangue” (“Spes non confundit”, 20)
(Paola Brugnotto – Comunità di Sant’Egidio)