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Messaggio: gli auguri del Vescovo

“Nel Natale di Gesù la radice di ogni nostro rinascere”

Per il Natale 2021, vi auguro di diventare voi stessi un augurio di Natale. Un augurio è l’espressione del desiderio che alla persona a cui viene rivolto accada qualcosa di bello (non voglio nemmeno prendere in considerazione auguri di male…). Ci auguriamo, quindi, semplicemente di passare bene la festa del Natale. È già molto, ci sembra quasi difficile da esprimere in tempi così complicati come i nostri, soprattutto se incontriamo persone che in vario modo vivono la precarietà dell’esistenza a causa della malattia, della solitudine, di qualche difficoltà o crisi familiare, sociale, economica. Sentiamo, a partire dalla nostra fede, che quello che si festeggia è veramente importante, e quindi desideriamo che il contenuto celebrato possa riverberarsi sull’esistenza di chi lo festeggia. A volte ci basterebbe un po’ di serenità e di quiete. Ma no, non basta ancora. Allora desideriamo per gli altri che i loro desideri più cari possano realizzarsi in quel giorno. Auguriamo in fondo che accada qualcosa che scaldi il cuore, che dia luce e calore, che regali alla vita un colore e una musica carichi di affetti, di pace, che aprano al sorriso le persone care, soprattutto quelle più provate dalla vita. Poi ci diciamo subito che la pace e la gioia non possono limitarsi ad un giorno solo.

Qualcuno ne trae la conseguenza di rinunciare del tutto agli auguri.

Andiamo invece avanti. Andiamo in profondità del nostro desiderio di bene, per noi e per gli altri. Andiamo alle radici della possibilità di questo bene: il Signore Dio prende parte alla nostra vita, diventa uno di noi, il bambino Gesù, l’uomo vero. Lui prende le nostre parti. Quelle dello scartato, del debole, del piccolo. Quelle di ciascuno di noi, di tutti. Non ci lascia più da soli, ci sostiene, ci accompagna, ci guida. Si dona. Diventa dono. Abbandonato in croce, abbraccia tutti. Risorto è veramente presente, per sempre, e apre la vita all’eternità. Lui si fa Natale, Lui si fa dono, Lui assume e realizza ogni desiderio. Lui è garanzia, fonte e meta di ogni augurio. Se metto il mio desidero di bene per chi riceve i miei auguri nel cuore del Signore Gesù, Lui è caparra di ogni mio augurio. Ed è Lui che raggiunge l’altro nel mio augurio, che non è più soltanto una formula consueta, ma diventa parola vera, che sgorga dal cuore.

E l’augurio non è più nemmeno soltanto parola, ma respiro dell’anima che mette in moto la mia disponibilità, il mio cuore e le mie mani, la mia fantasia e tutto il mio desiderio per vedere realizzato il tuo desiderio di bene.

E troverò il modo, magari semplice e discreto per farmi presente, veramente persona con te, con tutti, affinché ti possa accadere davvero qualcosa di bello, un’emozione, una luce calda, un sorriso nuovo ed insperato.

 

Nel Natale di Gesù di Nazareth, il Cristo, vero Dio e vero uomo, ci sia la radice di ogni nostro rinascere, ci sia il motivo di ogni sorriso, di ogni aiuto, di ogni gesto piccolo o grande di fraternità, ci sia il desiderio che si realizzi ogni desiderio di bene.

Auguro a noi tutti che possiamo diventare un augurio vero, incarnato.

Buon Natale!

“Lavoriamo nell’unità con sapienza e prudenza, radicati nella storia e in questa Chiesa di popolo”

“Grazie per l’impegno costante e fedele, per il continuo lavoro sulla sintonia, per il dibattito, grazie per le competenze che mettete a disposizione, per la vostra passione e l’amore per la Chiesa”: con queste parole il vescovo Michele ha concluso venerdì mattina, 17 dicembre, il suo intervento durante il momento di preghiera in occasione dello scambio degli auguri di Natale, presenti i direttori, i dipendenti, i collaboratori, i volontari degli uffici di Curia, nelle sue articolazioni di piazza Duomo, di Casa Toniolo e della Casa della carità.

Il vicario generale, mons. Giuliano Brugnotto, ha fatto gli auguri al Vescovo a nome di tutti i presenti e ha proposto una riflessione sul Natale, a partire dalla potenza di Dio che si manifesta con la nascita di Gesù Cristo nella povertà di un ricovero per animali. “Celebrando il mistero dell’Incarnazione del Verbo, noi veniamo condotti per mano dagli evangelisti a confidare nella Potenza del Salvatore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili.  Accogliere la grazia del Natale è ricevere in dono da Dio la forza per cooperare alla sconfitta delle iniquità presenti nel mondo mediante il servizio quotidiano, nascosto e fedele. Carissimo vescovo Michele – ha detto mons. Brugnotto -, mentre presentiamo il nostro augurio, desideriamo esprimerle il nostro grazie per condurre la nostra chiesa diocesana sulle orme del Salvatore. Con il potere della carità operosa del progetto Sta a noi ci ha permesso di stare vicini a tante famiglie in difficoltà donando loro la forza della speranza di riprendere il cammino in questo tempo di pandemia. Grazie anche per questo nuovo tempo di ascolto nel quale siamo tutti coinvolti dal cammino sinodale. Il Natale ci sollecita ad ascoltare nel silenzio della notte il canto degli angeli che invitano ad adorare il Figlio di Dio nella semplicità di un Bambino che ha il potere di cambiare il mondo”. Il vicario generale ha anche augurato al Vescovo “un totale ristabilimento della salute fisica e la forza di annunciare, quale nostro pastore e guida, la potenza della Luce che vince le tenebre del mondo”.

Il Vescovo ha offerto una meditazione sulle Antifone “della O”, quelle che accompagnano gli ultimi giorni di Avvento, e che vengono intonate all’inizio del Magnificat ogni sera durante i Vespri. Ciascuna invoca il Signore che viene con un titolo diverso (Sapienza, Adonai – Signore, Radice di Jesse, Chiave di Davide, Oriente, Re delle Nazioni, Dio con noi).

“Le antifone ci presentano sette caratteristiche del Signore Gesù che viene – colui che aspettiamo -, dalle quali potremmo imparare alcune caratteristiche del nostro essere Chiesa e in particolare del nostro essere al servizio della Chiesa” ha sottolineato il Vescovo.

Si tratta della sapienza, che ha a che fare con la conoscenza, con il sapore e il gusto della vita, “capace di disporre tutto, anche noi, con soavità e forza, con forza e dolcezza: caratteristiche importanti per persone chiamate a dare orientamento a se stesse e ad altri, a indicare una strada e a volte a porre dei limiti”. Il Vescovo ha ricordato l’importanza di leggere questi tempi come un segno e capire come camminare insieme sulle vie della saggezza, con la prudenza che è “virtù pratica preminente”, la capacità di saper scoprire in tutte le situazioni il bene possibile e le vie per realizzarlo.

Il Signore è guida della casa d’Israele (altra invocazione), è quel bambino debole e fragile, è il Signore che ha parlato nel roveto ardente, che ha liberato il popolo con braccio potente, che agisce nella storia. “Forse lo stile che ci viene chiesto è di essere testimoni e strumenti del potere di Dio con la mitezza del bimbo”.

La radice di Jesse nel testo del profeta Isaia si innalza come un segno per i popoli, e da lì poi nasce un germoglio nuovo. “Essere radicati in una storia, in una Chiesa di popolo, di territorio, è il fondamento per il cammino. E questa radice ci permette anche in tempi difficili di non fuggire, di concederci anche nella frenesia del lavoro la meraviglia di spazi di silenzio, abitato dall’ascolto e dalla contemplazione”.

Il Signore è “chiave“, potere che libera dalle prigionie esistenziali, ha ricordato mons. Tomasi, che ha richiamato un racconto talmudico che parla dei libri della Bibbia come di una serie di stanze – ciascuna con una porta chiusa a chiave -, e invita a viaggiare nella Scrittura per interpretarla, trovando la chiave di ogni porta. “Il Messia è la chiave per tutti noi, qualunque sia il servizio che viviamo. Non sempre quella che ho in mano è la chiave della mia porta. Di fronte a varie porte che costituiscono i nostri servizi, i nostri impegni, le nostre responsabilità, sappiamo che la chiave c’è, ma magari è stata data a qualcun altro”. Ecco, allora, l’invito: “Cerchiamoci, confrontiamo le prospettive, le visioni, la comprensione di Cristo – chiave, scambiamoci le chiavi, invitiamoci alle nostre porte, entriamo in dialogo tra di noi e cerchiamo la chiave, aprendo insieme questi percorsi di liberazione dalla prigionia, per noi dalle nostre paure e diffidenze; e insieme, poi, per un mondo che ha bisogno che quelle porte vengano aperte”.

Il Signore è astro che sorge, oriente, splendore di luce che illumina chi giace nelle tenebre. “Quanto c’è bisogno, in questo tempo, che siamo trasparenti di luce – ha detto il Vescovo – in un mondo che sembra chiudersi sulla solitudine delle persone, sulla paura del futuro, sulla paura dell’altro, del diverso. Cristo è luce limpida, trasparente, per tempi di fatica, di buio, luce che non abbaglia ma rischiara, che indica la strada come lampada sul cammino”.

Il Signore che viene è re delle genti. “Desiderato da sempre, pietra angolare che fa dei due uno, è un operatore potente che risponde ai desideri delle genti. Ci sono dei desideri che dobbiamo saper leggere, saper accogliere e ricondurre a lui. E partendo da questi, collaborare con Lui nel compaginare in maniera ordinata la Chiesa. Questo edificio fatto di pietre vive, costruito sulla pietra angolare che è Cristo, il quale ci riconduce ad unità”.

E in tutto questo il Signore che viene è Emmanuele, Dio con noi, “l’unica speranza di salvezza dei popoli. Lui viene a salvarci, perché lui è il nostro Dio. Il nostro Dio è questo bambino, questa incarnazione, è questa storia, questa fatica quotidiana, è questo cammino di cui magari vediamo solo alcuni passi davanti a noi e che ci conduce alla salvezza; il nostro cammino insieme, di popolo di Dio in cammino nel tempo, unica Curia in più articolazioni e presenze. Grazie – ha concluso il Vescovo – per il vostro impegno costante, fedele, appassionato, per la vostra competenza, per la vostra passione e amore per la Chiesa. Buon Natale!”.

Insieme al personale della Curia c’erano anche i sacerdoti stranieri, studenti, che vivono e operano nelle nostre comunità. “Vorrei che imparassimo a conoscerci come individui e come Chiesa, perché una Chiesa che si apre al mondo diventa sempre più cattolica, bella, ricca, fantasiosa e viva” ha detto il Vescovo salutandoli.

Al termine, i saluti e i ringraziamenti a coloro che in quest’ultimo anno hanno lasciato il loro incarico: don Luca Pizzato, che termina il suo servizio nella formazione del clero; don Adriano Fardin, che ha concluso il suo servizio come economo diocesano; don Matteo Andretto, che ha concluso il suo servizio come segretario del Vescovo; don Federico Gumiero, come responsabile per il servizio del catecumenato; infine, Giovanna Bini della Caritas. Un ricordo commosso è stato rivolto a Muhammed Jawo, operatore Caritas, che è mancato improvvisamente lo scorso settembre.

 


Sinodo. Il Papa: “Partecipare tutti è un impegno ecclesiale irrinunciabile”

“Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: ‘Perché tutti siano una sola cosa’. A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare”. È cominciato con questo invito, il discorso del Papa per il momento di riflessione del processo Sinodale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, nell’Aula Nuova del Sinodo sabato 9 ottobre. “Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento del nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità”, il saluto iniziale del Santo Padre all’inizio della mattinata, che è iniziata con un lungo momento di preghiera in silenzio di tutti i presenti. “Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito”, l’esortazione di Francesco, che si è soffermato sulle tre parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. “Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria”, ha detto il Papa, ricordando che il Concilio Vaticano II “ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra”. “Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – le linee maestre, enunciate dal Concilio”, ha ricordato Francesco citando le parole di Papa Montini nell’Angelus dell’11 ottobre 1970.

“Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”. Con questo imperativo il Papa ha spiegato il significato della seconda parola chiave del Sinodo sulla sinodalità: partecipazione. “Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia”, ha ricordato Francesco: “da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio”. “Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno”, il monito del Papa, secondo il quale “celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera. E questo non per esigenze di stile, ma di fede”. “La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale”, ha sottolineato Francesco citando San Paolo: “Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi”. “Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione”, l’appello del Papa: “Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”.


“Transizioni. La sfida della sostenibilità in un mutamento d’epoca” Al via domani sera con una “anteprima” a S. Francesco la 35ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani

Un appuntamento in “anteprima”, promosso nell’ambito delle iniziative per il mese del creato, che avrà, tra gli ospiti, il biblista Ermes Ronchi; seguito dalle consuete quattro serate, nella prima delle quali interverrà l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Maria Zuppi. Quindi, il testimone passerà ad altri eventi e ad altri soggetti.

“Transizioni. La sfida della sostenibilità in un mutamento d’epoca” sarà il tema della 35ª Settimana sociale dei cattolici trevigiani. Formula simile a quella dello scorso anno, con gli incontri tenuti in presenza e trasmessi anche in streaming in almeno sette punti della diocesi, oltre che su Youtube. Ma con un’ambizione in più, quella di proporre il “lancio” di un tema che ci accompagnerà per tutto l’anno, grazie al neonato “Network per il bene comune”, una rete capace di creare un calendario di iniziative lungo un intero anno, diffuso nel tempo e nel territorio.

 

I promotori

I promotori della Settimana sociale sono “La vita del popolo”, l’Azione cattolica di Treviso, il Meic (Movimento ecclesiale di iniziativa culturale), l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale, con la collaborazione di “Partecipare il presente” e del Collegio Pio X.

 

Il tema

Il tema è legato al momento particolare che stiamo vivendo. “Avvertiamo che la terribile esperienza della pandemia, ancora in corso, accelera e rende più evidente il cambiamento d’epoca che ci troviamo ad affrontare – spiegano i promotori -. Si tratta, allora, di riprendere il cammino, nella consapevolezza di avere, nella Dottrina sociale e nel magistero di papa Francesco, non solo una «bussola», ma anche un contributo di «profezia», rispetto ai tempi nuovi che ci attendono. «Transizioni» ci sembra il titolo più adeguato per descrivere la nostra attuale condizione, il trovarci «sulla faglia» di tale cambiamento d’epoca”.

Tra queste “transizioni”, spicca quella ecologica, che richiede un rinnovato rapporto con il creato. Ecco il motivo della “serata anteprima” di giovedì 30 settembre (20.30), nella chiesa di San Francesco, “Il creato interpella l’uomo”, con il teologo e biblista Ermes Ronchi e altri esperti.

 

Come seguire la Settimana sociale

In presenza: all’auditorium San Pio X. Capienza massima 180 posti, ingresso con il green pass, non è necessaria iscrizione previa.

Sul territorio: la Settimana sociale, potrà essere seguita (con possibilità di interazione e di porre domande, in collegamento diretto con l’auditorium). L’Ac diocesana ha predisposto i seguenti punti: Fonte Alto (Cfp Opera Montegrappa), Castelfranco Veneto (Fraternità Discepole del Vangelo), Casale (Casa del giovane), Scorzè (oratorio), Lovadina (oratorio), Zero Branco (oratorio). A questi punti se ne aggiunge uno ulteriore a Treviso, nella sede Acli. Altri eventuali luoghi saranno comunicati sui siti www.lavitadelpopolo.it, www.actreviso.it, www.networkbenecomune.it.

Da casa: le serate saranno trasmesse sul canale Youtube della Diocesi di Treviso e sui siti diocesani.

 

Il Network per il bene comune

“Transizioni” è, insieme, il titolo della Settimana sociale e del calendario 2021-2022 di “Network per il bene comune” (www.networkbenecomune.it) , che è rete e laboratorio delle esperienze che nel territorio, nella società civile e nella Chiesa, riflettono sulla dimensione del Bene comune, avendo tra i riferimenti la Dottrina sociale.

Aderiscono al “Network”: Azione cattolica, La vita del popolo, Ufficio diocesano di Pastorale sociale, Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del creato, “Partecipare il presente”, Meic, Istituto Toniolo, “Scuola di formazione sociale S. Agnese”, “@Pensatoio socio-politico Quinto e Zero Branco”, “Festa di sguardi – Mirano”, Acli Treviso, Comunità Laudato Si’, Collegio vescovile Pio X, Associazione “Incontri con la Natura per la Salvaguardia del Creato” del Centro Chiavacci, Fondazione Stefanini.

Il calendario di “Network per il Bene comune”, sul comune tema “Transizioni”, anticipato in settembre dagli appuntamenti della rassegna “Il tempo del creato”, prosegue in autunno con gli appuntamenti della Scuola socio-politica “Partecipare il presente”, in febbraio con la “Scuola sociale Sant’Agnese”. Durante l’anno sono previsti ulteriori appuntamenti con le altre realtà aderenti.

 

Il programma

Giovedì 30 settembre. “C’è qualcuno in ascolto? Il creato interpella l’uomo”.

Dialogo con padre Ermes Ronchi, teologo, la botanica Katia Zanatta e l’idrogeologo Nico Dalla Libera. Condurrà il giornalista Umberto Folena. Iscrizioni al Link: https://forms.gle/CBXevvQcexyzGLTg8.

Si tratta di una “serata anteprima”, condivisa con i promotori della rassegna “Il tempo del creato”, tra i quali l’ufficio diocesano di Pastorale sociale e Salvaguardia del Creato.

 

Lunedì 4 ottobre (ore 21). “La Dottrina sociale e la «profezia» di Francesco: “strumenti” per abitare il mutamento d’epoca”.

Introduzione di mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso; relazione del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna.

Martedì 5 ottobre (ore 20.30). Sostenibilità: sfida e compito necessario per gli attori sociali”.

Relazione di Chiara Mio, docente all’Università Ca’ Foscari e presidente di Friuladria.

Lunedì 11 ottobre (ore 20.30). “L’ambiente in Costituzione e nella progettazione territoriale” (ore 20.30).

Dibattito con Paolo Pileri, docente di Progettazione e Pianificazione urbanistica al Politecnico di Milano, con il senatore Andrea Ferrazzi

Martedì 12 ottobre (20.30). “Il cambiamento demografico che coinvolge lo stato sociale e il lavoro. Situazione, prospettive e strumenti per gestire il fenomeno”.

Relazione di Agar Brugiavini, docente di Economia Politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Serata a cura di Partecipare il presente.

 


Ascoltiamo il silenzio: l’8 ottobre in Casa della Carità – Prenotazione obbligatoria

Venerdì 8 ottobre alle 20.30 in Casa della Carità, si celebrerà un momento di preghiera per i migranti morti durante il loro viaggio, con la presenza del nostro Vescovo don Michele Tomasi e dell’imam della comunità islamica senegalese del triveneto Aly Youm.

“Perché una veglia di preghiera per i migranti morti? Perché fermarsi a fare silenzio, davanti ad un’urgenza del fare, del rimboccarsi le maniche, del gridare all’ingiustizia? Per fare comunione. Per essere comunità. Per essere Chiesa” come ha detto il Vescovo Michele nell’incontro del 2020 (vedi sotto il discorso completo).

Questo appuntamento porta il nome di “Ascoltiamo il silenzio”. Viaggi della speranza che sono diventati tragedie nella traversata del Mediterraneo, del deserto del Sahara e su molte altre rotte di terra o di mare. Coinvolgono uomini, donne e bambini in fuga dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni per le quali in molte parti del mondo ancora si muore. Questo momento di preghiera è nato pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare, in un viaggio di dolore e disperazione, è una sconfitta per tutti e non può lasciarci indifferenti. Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, invito a guardare in faccia alla realtà delle migrazioni mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani. Invochiamo l’aiuto di Dio perché non anneghi nel nostro cuore e nel cuore del mondo la pace fondata sulla giustizia e sul rispetto di ogni persona e di ogni popolo.

L’incontro si svolgerà all’aperto, tra letture, canti e preghiera (in caso di maltempo rimandiamo alla nostra pagina Facebook per aggiornamenti).

I posti sono gratuiti ma limitati e su prenotazione, per garantire il rispetto delle disposizioni di prevenzione dal Covid-19. Trattandosi di un momento di preghiera all’aperto non è richiesto il green passma sono da rispettare tutte misure per il contenimento dei contagi (uso di mascherina, igienizzazione mani, distanziamento). 

Vai al sito di Caritas Tarvisina per saperne di più e per il link alle iscrizioni


“Chiese aperte per Dante”: l’omaggio della Diocesi a 700 anni dalla morte del poeta

Una “maratona” di letture dantesche tra poesia, musica e arte in sei tra le più belle chiese di Treviso: è l’iniziativa “Chiese aperte per Dante” che la Diocesi di Treviso, in collaborazione con la Città di Treviso e altre realtà culturali propone sabato 25 e domenica 26 settembre a 700 anni dalla morte del sommo poeta: l’omaggio della città e della diocesi all’autore della “Divina Commedia”.

Ad organizzare la “due giorni” i volontari di “Chiese aperte”, la realtà culturale nata nell’ambito dell’ufficio diocesano per i Beni culturali per valorizzare le chiese cittadine e le opere in esse custodite, che ogni domenica accoglie centinaia di persone alle quali illustra il patrimonio storico – artistico che esprime l’identità cristiana del territorio.

Sabato 25 alle ore 16, in contemporanea nelle chiese del Duomo, di sant’Agostino e nel tempio di San Nicolò, e alle ore 18 nelle chiese di San Vito – Santa Lucia e di San Gregorio, le letture dantesche curate dai volontari dell’associazione che in queste settimane sono stati preparati dall’attore Davide Stefanato, con interventi musicali di docenti e studenti del conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto e la presentazione di un’opera d’arte legata al tema proposto. I brani della Commedia sono tratti da alcuni Canti di Paradiso, Purgatorio e Inferno. Venti le voci coinvolte.

Domenica 26, alle 20.30, nella chiesa di San Francesco, “Paradiso, XI – Canto di Francesco”, lettura del canto dedicato in gran parte al santo di Assisi, grazie all’elogio che ne fa il domenicano san Tommaso d’Aquino. Introduzione di Davide Stefanato, attore, mentre la voce recitante è di Jgor Barbazza, attore. Il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, proporrà un commento spirituale sul canto, mentre gli interventi musicali saranno a cura di Kalicantus Ensemble, diretto da Stefano Trevisi, che eseguirà laude le ‘300.

La chiesa di San Francesco ha un legame particolare con la famiglia Alighieri, poiché custodisce l’Arca sepolcrale di Pietro, figlio primogenito del poeta, giudice, poeta a sua volta e commentatore della Divina Commedia, che abitava a Verona e morì improvvisamente nel 1364, durante un suo soggiorno a Treviso.

Il progetto “Chiese aperte per Dante” è a cura di Livia Andrigo, direzione artistica di Davide Stefanato.

Info e prenotazioni: chieseapertetreviso@gmail.com, ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti secondo la normativa anti Covid-19 per gli eventi del sabato; ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria per la domenica a San Francesco.


Un Sinodo in ascolto del futuro: tutte le tappe del cammino. Convocazione di inizio a Treviso il 17 ottobre a San Nicolò

Una lettera ai vescovi italiani per aggiornare su quanto fatto finora nel cammino sinodale – percorso ancora in evoluzione – in attesa della sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente (27-29 settembre) e dell’Assemblea Generale Straordinaria della Cei (22-25 novembre 2021). Ad inviarla nei giorni scorsi la presidenza della Cei, ricordando che il cammino sinodale delle Chiese in Italia si è avviato nella 74ª Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana, del maggio scorso. Nella sessione straordinaria del Consiglio episcopale permanente, svolta in videoconferenza il 9 luglio, è stato tracciato, alla luce della Carta d’intenti presentata in Assemblea, un primo disegno del cammino, individuando un percorso quadriennale scandito da tre fasi correlate: narrativa, sapienziale e profetica. Intanto, la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi ha diffuso il 7 settembre il Documento preparatorio e il Vademecum per orientare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo. 

Epoca di dolore e di grazia 

“L’epoca che attraversiamo è colma di dolore e di grazia”, si legge nella lettera: “La crisi sanitaria ha svelato innumerevoli sofferenze ma anche enormi risorse. Le nostre comunità devono fare i conti con isolamento, disgregazione, emarginazioni e tensioni; la creatività che hanno espresso, ora messa alla prova dal perdurare della pandemia, racchiude un desiderio di relazioni profonde e rigeneranti”. È in questo contesto che Papa Francesco ha invitato ad avviare un cammino sinodale nazionale, la cui prima fase – narrativa – è costituita da un biennio in cui verrà dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori.

Tre tappe per il cammino 

“Nel primo anno (2021-22) faremo nostre le proposte della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale ordinaria; nel secondo anno (2022-23) la consultazione del popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’assemblea generale della Cei del maggio 2022”, si legge nella lettera. La seconda fase – sapienziale – è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, “s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese attraverso il senso di fede del popolo di Dio”. In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni episcopali e gli Uffici pastorali della Cei, le Istituzioni teologiche e culturali. La terza fase – profetica – culminerà, nel 2025, in “un evento assembleare nazionale da definire”, scrivono i vescovi: “In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare al popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30)”. “Il cammino sinodale non parte da zero, ma s’innesta nelle scelte pastorali degli ultimi decenni e, in particolare, nei Convegni Ecclesiali di Verona e Firenze”, precisa la Cei: il discorso del Papa a Firenze, insieme all’Evangelii gaudium, scandirà la traiettoria del percorso.

Consultazione capillare 

Il metodo è quello di “consultazione capillare” proposto dal Sinodo dei Vescovi, che prevede il coinvolgimento di parrocchie, operatori pastorali, associazioni e movimenti laicali, scuole e università, congregazioni religiose, gruppi di prossimità e di volontariato, ambienti di lavoro, luoghi di assistenza e di cura… “Per questo è fondamentale costituire gruppi sinodali diffusi sul territorio: non solo nelle strutture parrocchiali, ma anche nelle case e dovunque sia possibile incontrare e ascoltare persone”, la raccomandazione della Cei. Nella prossima sessione autunnale (27-29 settembre), il Consiglio episcopale permanente nominerà un Comitato con il compito di promuovere, sostenere e accompagnare il cammino. All’inizio di ottobre saranno consegnate le prime linee per il cammino sinodale e alcuni suggerimenti metodologici.

LA CONVOCAZIONE DIOCESANA A SAN NICOLO’ DOMENICA 17 OTTOBRE

Una settimana dopo l’avvio del Cammino sinodale della Chiesa universale, il nostro Vescovo aprirà il cammino in diocesi, in contemporanea con tutti i pastori delle chiese locali. Mons. Tomasi presiederà una Convocazione che si svolgerà nel pomeriggio di domenica 17 ottobre nel tempio di San Nicolò. Sarà l’inizio della fase diocesana del Sinodo dei Vescovi, fase che la Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso sia vissuta in tutte le diocesi d’Italia anche come primo anno del programmato cammino sinodale della Chiesa italiana. “Ci porremo in tal modo, fin da subito, dentro questi due percorsi sinodali – sottolinea mons. Mario Salviato, vicario per il coordinamento della Pastorale, in una lettera ai parroci -. Tale Convocazione diventerà pure occasione per riunirci come Chiesa in preghiera alla ripresa delle iniziative pastorali nelle parrocchie e in diocesi sospese nel periodo estivo”.


Vescovi del Triveneto: incoraggiamento al mondo della scuola e invito al vaccino, con le parole del Papa

I Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto hanno tenuto oggi – presso la struttura della Diocesi di Padova “Park Hotel Des Dolomites” a Borca di Cadore (Belluno) – la loro periodica riunione, sotto la presidenza del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia.

La bellezza di incontrarsi a scuola

Dal Cadore i Vescovi hanno voluto indirizzare uno speciale messaggio di incoraggiamento e vicinanza ad alunni e famiglie, a dirigenti scolastici, docenti e personale dell’intero mondo della scuola di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che riprende in questi giorni la sua attività “in presenza”. “Per la scuola e per l’intera società – scrivono nel messaggio integralmente riportato in calce – quello odierno è un momento importante e delicato: apre a fiducia e speranza, ma richiede responsabilità e molte attenzioni – nel rispetto della salute di tutti – per trascorrere in sicurezza e tranquillità l’anno scolastico che prende il via. Il nuovo anno sia l’occasione in cui si torna a sperimentare la bellezza di incontrarsi e riconoscersi nel tempo prezioso della scuola, dell’educazione e della formazione alla vita. La scuola ci sta a cuore, da sempre, perché ci riunisce e ci accomuna tutti, in più fasi della vita. Carissimi alunni ed insegnanti, dirigenti e operatori scolastici, care famiglie, raccogliamo con impegno la grande opportunità che ci viene offerta. Sentitevi accompagnati e sorretti dalla nostra stima, vicinanza e preghiera come anche dalle nostre comunità. E vi incoraggiamo, in particolare, ad operare bene insieme e a ravvivare quel patto educativo che – riunendo forze, energie, risorse e sentimenti di tanti – ci può rendere tutti migliori. Possiate vivere un bell’inizio. Buon anno scolastico a tutti!”.

 

Vaccino: invito pressante a ministri ordinati e operatori pastorali

Sul tema della ripresa delle attività pastorali, vaccini e certificazione verde, allo stato attuale i Vescovi hanno riflettuto sulla situazione esistente, segnata da incertezze e speranze, ed hanno unanimemente concordato nell’esortare tutti ad un forte senso di responsabilità, per evitare il più possibile ogni forma di contagio. Fanno proprie le parole del Papa a comprendere l’appello a vaccinarsi come “atto d’amore” e di tutela della salute pubblica, rilanciano e condividono quanto espresso dalla Presidenza della Cei nella lettera dell’8 settembre u.s. (“Curare le relazioni al tempo della ripresa”) invitando alla vaccinazione in modo pressante i ministri ordinati e gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da maggior rischio di contagio: ministri straordinari della comunione, persone coinvolte in attività caritative, catechisti, educatori, volontari nelle attività ricreative, coristi e cantori. Coloro che sono impegnati nell’azione pastorale delle comunità sono, infatti, chiamati a rispondere per primi ad un senso di responsabilità per se stessi e per le comunità di cui sono a servizio.

La formazione dei diaconi permanenti

Nel corso della riunione è stato svolto un aggiornamento sull’attività della Scuola triveneta per la formazione dei diaconi permanenti che ha preso il via all’inizio del 2020 per affiancare e supportare le Diocesi di quest’area nella preparazione unitaria degli aspiranti e candidati al diaconato permanente attraverso un’accurata formazione teologica, liturgica e spirituale; la Scuola, organizzata in un percorso di studi articolato in un quinquennio, raccoglie ad oggi 34 iscritti.

 

Messaggio dei Vescovi della Conferenza Episcopale del Triveneto

per l’inizio del nuovo anno scolastico 2021/22

Come Vescovi del Triveneto siamo vicini e uniti ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di queste regioni che cominciano – in questi giorni e “in presenza”, dopo tante incertezze e i problemi legati alla pandemia – il nuovo anno scolastico. Con loro salutiamo i dirigenti scolastici, gli insegnanti, tutto il personale che opera nelle scuole e le famiglie.

Conosciamo le fatiche, le difficoltà e le sofferenze che il periodo di pandemia ha comportato, sotto tanti aspetti, per tutti voi e che in parte continuano. Tutto ciò spinge a ribadire la necessità e l’urgenza che sulla scuola si investa di più e vi si dedichi un’attenzione e una cura maggiori.

Per la scuola e per l’intera società quello odierno è un momento importante e delicato: apre a fiducia e speranza, ma richiede responsabilità e molte attenzioni – nel rispetto della salute di tutti – per trascorrere in sicurezza e tranquillità l’anno scolastico che prende il via. Il nuovo anno sia l’occasione in cui si torna a sperimentare la bellezza di incontrarsi e riconoscersi nel tempo prezioso della scuola, dell’educazione e della formazione alla vita.

La scuola ci sta a cuore, da sempre, perché ci riunisce e ci accomuna tutti, in più fasi della vita.

Carissimi alunni ed insegnanti, dirigenti e operatori scolastici, care famiglie, raccogliamo con impegno la grande opportunità che ci viene offerta. Sentitevi accompagnati e sorretti dalla nostra stima, vicinanza e preghiera come anche dalle nostre comunità. E vi incoraggiamo, in particolare, ad operare bene insieme e a ravvivare quel patto educativo che – riunendo forze, energie, risorse e sentimenti di tanti – ci può rendere tutti migliori.

Quanti condividono la fede in Cristo – unico Signore e Maestro – sappiano trovare in essa ispirazione, luce e forza per vivere questo tempo e questo ambito secondo le istanze del Vangelo che promuovono e suscitano sempre il bene di ogni persona e società.

Possiate vivere un bell’inizio. Buon anno scolastico a tutti!

 

I Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto

Borca di Cadore (Belluno), 14 settembre 2021


Il Vescovo annuncia la nomina del vicario generale e del vicario per il clero

Carissimi, è con gioia che vi comunico direttamente – dalle pagine del nostro settimanale diocesano “La Vita del popolo (che ringrazio assieme al suo direttore) – la nomina del nuovo Vicario generale della Diocesi di Treviso e anche di un Vicario per il clero, figura alla quale sin qui non si è fatto ricorso nella guida della nostra Diocesi.

La nomina a Vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio di don Adriano Cevolotto aveva l’anno scorso reso vacante il ruolo di Vicario generale. Poiché sono con voi qui a Treviso da meno di due anni, e a causa anche del rallentamento del ritmo di conoscenza della Diocesi in seguito alle limitazioni dovute alla pandemia, mi sarebbe stato difficile procedere in tempi rapidi alla scelta di un nuovo collaboratore. Ho chiesto in un primo tempo ai direttori e direttrici degli uffici di curia dei suggerimenti sui compiti del Vicario e se fosse opportuno prevedere nel governo della Diocesi anche altre figure che potessero facilitare questo delicato compito.

Successivamente, dopo aver ritenuto di affiancare al Vicario generale e a quello per il coordinamento della pastorale la figura del Vicario per il clero ho chiesto ai sacerdoti, ai diaconi permanenti e ad alcuni laici di darmi dei suggerimenti di nomi che potessero a loro parere ricoprire i due incarichi.

Ho ricevuto tante risposte, tutte ben argomentate e molto cordiali. Ringrazio tutti di vero cuore per questo intenso esercizio di sinodalità. Nel frattempo ho continuato ad incontrare presbiteri e laici e ho approfondito almeno un poco la mia conoscenza di questa bella e viva Diocesi.

Ho confrontato le indicazioni ricevute, che ho richieste come riservate e personali, con le mie conoscenze e i miei contatti di questi mesi. Ho quindi deciso di nominare come Vicario generale don Giuliano Brugnotto, sinora Rettore del Seminario Diocesano e come Vicario per il clero don Donato Pavone. Don Mario Salviato continua il suo compito di Vicario per il Coordinamento della Pastorale.

Don Giuliano Brugnotto coordinerà le attività della Curia diocesana, curerà gli interventi su problematiche generali legate alla Diocesi nel suo complesso, alle parrocchie e alle realtà ecclesiali, i rapporti con l’ambito civile e gli interventi di carattere amministrativo corrente. Avrà anche il ruolo di coordinamento di tutti gli interventi che verranno trattati in Consiglio episcopale, ogni volta che essi riguarderanno aspetti differenti da quelli specificamente attribuiti ai singoli Vicari.

Don Donato Pavone seguirà le condizioni di vita e di impiego dei presbiteri in tutti i loro risvolti e in tutte le differenti fasi della vita, con la facoltà di assumere anche decisioni per quanto riguarda l’abitazione, il sostentamento, le necessità in caso di vario bisogno e simili. Egli mi aiuterà anche in modo particolare nell’accompagnamento dei confratelli che si trovino in momenti delicati o difficili del loro cammino vocazionale.

Don Mario Salviato coordinerà le iniziative pastorali della Diocesi in particolare riferimento alla formazione e alla vita delle collaborazioni pastorali, aspetto questo molto importante per il futuro della vita della Diocesi.

Assieme a me e al Cancelliere diocesano, don Fabio Franchetto, essi costituiranno il Consiglio episcopale.

Ringrazio tutti di vero cuore per la disponibilità a questo delicato servizio, in particolare don Giuliano e don Donato perché prontamente hanno accettato la richiesta che ho loro posto.

Ringrazio anche don Mario Salviato, don Fabio Franchetto e don Luca Pizzato che in questi mesi mi hanno aiutato nel coordinamento delle attività e i direttori, le direttrici, i collaboratori tutti della Curia diocesana che hanno continuato con fedeltà, impegno e creatività ad aiutare, sostenere e rendere efficace il mio compito di Vescovo diocesano.

Ora dovremo presto incontrarci in Consiglio episcopale per definire più precisamente competenze e modi di lavoro, in quanto iniziamo un tratto di strada nuovo per la vita della Diocesi. Questi collaboratori mi aiuteranno in particolare a valutare e a stabilire i nuovi incarichi e gli avvicendamenti che si rendono necessari, sia in seguito a queste nomine, sia per fare fronte alla situazione pastorale così profondamente toccata dalla pandemia. Ci saranno anche delicati passaggi di consegne. Rispetto agli anni precedenti i tempi slitteranno di qualche settimana, e daremo appena possibile tutte le informazioni necessarie. Mi rendo conto che l’attesa crea disagi e difficoltà, penso tuttavia che i tempi lunghi abbiano portato ad una buona e serena decisione: insieme affronteremo con spirito di servizio le questioni che vanno affrontate.

Mi affido con grande fiducia alla collaborazione franca e leale, all’appoggio e alla preghiera di tutti voi, Popolo santo di Dio che è in Treviso.

Vi ricordo tutti nella preghiera

+Michele

Vescovo

 


Gli auguri del Vescovo per la festa musulmana di ‘Id al Fitr

Oggi, giornata di festa per i fedeli musulmani, per la fine del Ramadan, il vescovo Michele ha fatto giungere alle comunità islamiche un messaggio di auguri. Ecco il testo:

Carissimi, carissime,

‘Id al-Fitr mubarak!

è il mio augurio a voi come Vescovo di Treviso a nome di tutta la nostra Chiesa. A me si unisce anche don Bruno Baratto, incaricato di curare i rapporti tra cristiani e musulmani.

L’anno scorso ci auguravamo che la festa di fine Ramadan aprisse alla fine dell’emergenza della pandemia. Abbiamo dovuto in quest’ultimo tempo accettare che servirà un lungo cammino per affrontarne le conseguenze non solo per la salute fisica, ma anche per la salute della società, del lavoro, delle relazioni, per la salute delle nostre comunità e della nostra vita quotidiana… È un cammino che ci chiede di prenderci cura delle relazioni che viviamo, perché si tratta di un impegno grande, che non possiamo compiere da soli, né come singole persone né come singole comunità nazionali o religiose. Si tratta di mettere insieme il meglio che tutti e tutte possiamo fare, secondo quella grande indicazione del Corano: «Gareggiate nel bene» (Sura II, 148). Anche papa Francesco continua ad invitare tutti gli uomini e le donne di buona volontà a prendersi cura del bene comune, del bene di tutti, ancor più in questo tempo di grande incertezza, in cui crescono ancora le fatiche di molti: «i credenti hanno bisogno di trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri (…) Tutti possono dare un singolare apporto al bene comune» (Fratelli tutti, 98; 282). Come credenti, possiamo farlo con speranza, perché sappiamo che Dio non ci abbandona mai. «Noi, cristiani e musulmani, siamo chiamati a essere portatori di speranza per la vita presente e futura, e testimoni, costruttori e riparatori di questa speranza specialmente per coloro che vivono difficoltà e disperazione, soprattutto in questo tempo» (Messaggio per il Ramadan 2021).

Auguriamo così a voi e a noi di poter trovare sempre più occasioni per incontrarci e impegnarci per il bene di tutti, in questo tempo in cui l’umanità ha bisogno davvero dell’intelligenza e della creatività di tutti per superare le grandi sfide che ci stanno davanti.

Ricordiamoci a vicenda nella preghiera, e ancora buona festa a tutti voi.

Michele Tomasi,

vescovo di Treviso

don Bruno Baratto,

incaricato per le relazioni tra cristiani e musulmani

Treviso, 13.5.2021