Dono da invocare e da accogliere

Mercoledì 18 gennaio a Musile di Piave si è celebrata la veglia ecumenica diocesana in apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ispirata dal monito del profeta Isaia “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1,17).

La celebrazione è stata introdotta dal delegato diocesano per l’ecumenismo, don Luca Pertile, che ne ha precisato il senso e lo spirito: “Siamo qui innanzitutto per imparare gli uni dagli altri. Non lo facciamo per cortesia, ma perché riconosciamo, in quello che gli altri fratelli vivono e operano, un modo di tradurre il Vangelo nella vita quotidiana. Lo facciamo per imparare a seguire il Signore Gesù in questo tempo che con le sue ingiustizie e contraddizioni chiama tutti all’azione”.

Oltre ai fedeli delle parrocchie del Basso Piave, erano presenti all’incontro fedeli e pastori della comunità Greco-cattolica Ucraina e di quella Rumena molto vive nelle Collaborazioni di San Donà e di Musile, e delle altre Chiese non cattoliche che hanno accolto l’invito. La delegazione più numerosa era quella delle Chiese Ortodosse, composta da alcuni dei parroci delle parrocchie presenti in diocesi: quella rumena (erano presenti p. F. Cherecheşdi San Donà, p. N. Pirvu di Noale, p. D. Crean di Mirano, p. G. Mihai di San Martino di Lupari, p. M. Kociorva di Treviso), quella moldava con p. Ion Ciobanu, e quella serba, con p. Dusan Djukanovic. Il numero delle Chiese evangeliche, presenti quest’anno si è arricchito, perché oltre al pastore A. Sanfelici, della Chiesa Battista Agape di Treviso, vi erano la Chiesa valdese-metodista di Venezia, a cui appartiene la Comunità ghanese metodista di Silea e una rappresentanza della Chiesa luterana di Venezia, in quanto alcuni membri del suo Consiglio risiedono nella Collaborazione di Musile. I cori della parrocchia, quello della Chiesa Greco-cattolica ucraina e della Chiesa battista, oltre a p. Ciobanu e alla moglie, hanno accompagnato la celebrazione.

A presiedere la veglia il vicario generale, mons. Mauro Motterlini, che ha portato il saluto del vescovo Tomasi, impegnato nella visita alle missioni diocesane in America Latina. Dopo la proclamazione della Parola, un momento penitenziale durante il quale ciascun pastore ha svolto una parte. Anzitutto i fedeli sono stati invitati a scrivere su un sasso un peccato, un’offesa arrecata alla comunione verso il prossimo, vi è stata poi la memoria purificatrice del battesimo, con il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Il Vicario ha ricordato come “nonostante le differenze, i cristiani testimoniano lo stesso Cristo, lo stesso Vangelo e possono lavorare per costruire relazioni e imparare a fare il bene. Perché il bene è l’amore e ad amare si impara lasciandosi amare. L’amore è Dio, un solo Dio, è l’unità dell’amore, perché l’amore crea la comune unione, la comunione. Allora, desiderare il bene, desiderare l’amore, desiderare Dio, è desiderare l’unità di tutti, la comunione con tutti”. “La comunione è da costruire, meglio ancora da invocare. Per noi cristiani è innanzitutto un dono di Dio da accogliere e condividere. E il dono della comunione si manifesta nel costruire la comunità. Se adesso siamo qui insieme è perché desideriamo l’unità, perché siamo addolorati per le lacerazioni, ma in quanto cristiani desiderosi di comunione”.

L’ultima parte della veglia ha visto la proposta di tre testimonianze dalle quali emergeva come ciascuna Chiesa sia impegnata a “fare la giustizia e a compiere il bene”. Sono intervenuti: la diaconessa Noemi La Fata, che ha raccontato come il far posto nella Chiesa Valdese a una crescente pluralità etnica ha portato ad alcuni cambiamenti linguisti e liturgici, per “essere Chiesa insieme”; la signora Tamara Pozdyakova, presidente dell’associazione interconfessionale La Rondine di S. Donà, che ha condiviso lo spirito con cui gli ucraini lavorano per sostenere i loro connazionali; p. M. Kociorva, che, commentando la Parola, ha condiviso come sia stato stimolato a conoscere la realtà cattolica nel suo ministero nella diaspora ortodossa romena. Ogni testimonianza è stata intervallata da canti delle diverse confessioni e da un segno: i partecipanti hanno depositato in una croce, ai piedi del presbiterio, il sasso su cui precedentemente avevano scritto un motivo di “distacco” da Dio o dai fratelli, perché da strumento di offesa può diventare “pietra viva per l’edificazione del Regno”. (Renzo Rossetto)

 

Accanto alla Veglia ecumenica diocesana, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha visto la celebrazione delle Veglie zonali, celebrate il 19 gennaio nella Chiesa parrocchiale di Cornuda, il 20 gennaio a Loreggia presso la Chiesa parrocchiale Ortodossa romena dei Santi Medici e Taumaturghi Ciro e Giovanni, il 23 gennaio nella Collaborazione di Castelfranco.

Le celebrazioni, che hanno abitato la Settimana di Preghiera,  si inseriscono all’interno della consapevolezza che la comunione non solo è un cammino possibile, ma anche attraente, che lo stile ecumenico deve e può entrare nella vita quotidiana di una comunità… che l’unità è un dono da invocare e accogliere e un compito che chiede la sollecitudine di tutti.