L’«altra» Pasqua da celebrare

Una proposta ecumenica...

Domenica prossima 25 aprile le Chiese Ortodosse inizieranno con la commemorazione del Solenne ingresso del Signore a Gerusalemme nella VI Domenica di Quaresima la celebrazione della Santa e Grande Settimana che condurrà alla celebrazione della Resurrezione del Signore domenica 2 maggio.

Infatti nonostante la comune fede nei Misteri Pasquali e una struttura celebrativa simile almeno nelle sue linee generali, solo raramente la festa di Resurrezione del Signore si celebra nella stessa data. La ragione sta nel fatto che per il calcolo della Pasqua tutte le Chiese Ortodosse seguono il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 45/46 a.C., mentre i cattolici seguono quello gregoriano attualmente in uso, anche dal punto di vista civile, nella maggior parte dei Paesi.

La riforma voluta da papa Gregorio XIII mirava a far aderire con maggior precisione il calendario all’anno solare, essa però prevedeva non solo il cambiamento del sistema di calcolo, ma la “soppressione” di 13 giorni “di ritardo” che il calendario giuliano aveva accumulato nel corso dei secoli. Così nel 1582 anno di entrata in vigore del nuovo calendario al 4 ottobre, secondo il calendario giuliano seguì immediatamente  il 15 ottobre del calendario gregoriano. Per questa ragione, pur rimanendo lo stesso il sistema di calcolo della data della Pasqua per cattolici e ortodossi – la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera il 21 marzo – la celebrazione della Pasqua dei cattolici precede sempre quella degli ortodossi.

Il problema, invece, non si pone per le feste a data fissa poiché la maggior parte delle Chiese Ortodosse hanno assunto durante il XX secolo il calendario gregoriano, adottando il calendario liturgico neo-ortodosso. Tuttavia i patriarcati di Mosca (e quindi la Chiesa Moldava, che da esso dipende), Serbia e Gerusalemme sono rimaste integralmente fedeli nell’uso liturgico al calendario giuliano e pertanto le feste a data fissa vengono celebrate sempre 13 giorni dopo le quelle ortodosse e cattoliche fissate seguendo i calendari gregoriano e neo-ortodosso. La scelta di calcolare la data della Pasqua secondo il calendario giuliano è divenuta allora per un verso uno strumento di unità intra-ortodosso, ma per altro forse il segno più evidente della divisione ancora persistente tra cattolici e ortodossi.

Tradizionalmente la data della Pasqua Ortodossa nella nostra diocesi non è una data che viene ricordata. Tuttavia il crescente numero di parrocchie ortodosse erette nel nostro territorio, dovrebbe interrogarci sulla poca opportunità di passare sotto silenzio un simile appuntamento di grazia. Esistono, infatti, già 9 Comunità ortodosse romene: a Treviso (Stiore), Asolo, Castelfranco, Camposampiero (Loreggia), Noale, Mirano, Spinea, Mogliano V.to e San Donà e la parrocchia ortodossa moldava di Treviso (a S. Agostino). A queste si aggiungeranno appena si troverà uno spazio celebrativo adeguato la parrocchia ortodossa romena di Cittadella che si “sposterà” nella Collaborazione dell’Alta Padovana e una nuova Comunità serbo-ortodossa. Globalmente si tratta di qualche migliaio di fratelli ortodossi, che vivono e celebrano la loro fede in Cristo Signore tra di noi. Per questa ragione il Vescovo non mancherà di far pervenire gli auguri pasquali ai diversi pastori ortodossi e il Delegato per l’ecumenismo sarà presente ad alcune celebrazioni della Grande Settimana in alcune di queste parrocchie. Al di là di questi segni di fraternità, che testimoniano l’interesse e la vicinanza di tutta la diocesi, ciascuno può rendersi presente e augurare una Santa Pasqua a quei fratelli ortodossi che conosce, utilizzando il biglietto di auguri pasquale, scaricabile qui sotto.

Farsi vicini ai fratelli ortodossi nella celebrazione della “loro” Pasqua non diviene così solo un atto di fraterna gentilezza, ma concreto esercizio di quell’ecumenismo “della porta accanto” possibile a tutti. Inoltre aiuta ciascuno di noi ad accorgersi e a vivere la sua fede in un mondo che è (già) cambiato, a far sentire a di casa i nostri fratelli di fede e a radicare sempre più in tutti i discepoli di Gesù la consapevolezza che «Cristo è risorto! Veramente risorto!».

don Luca Pertile
direttore dell’UEDI