“Viviamo questo Sinodo nello spirito della preghiera che Gesù ha rivolto accoratamente al Padre per i suoi: ‘Perché tutti siano una sola cosa’. A questo siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare”. È cominciato con questo invito, il discorso del Papa per il momento di riflessione del processo Sinodale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, nell’Aula Nuova del Sinodo sabato 9 ottobre. “Siete venuti da tante strade e Chiese, ciascuno portando nel cuore domande e speranze, e sono certo che lo Spirito ci guiderà e ci darà la grazia di andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento del nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’umanità”, il saluto iniziale del Santo Padre all’inizio della mattinata, che è iniziata con un lungo momento di preghiera in silenzio di tutti i presenti. “Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito”, l’esortazione di Francesco, che si è soffermato sulle tre parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. “Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria”, ha detto il Papa, ricordando che il Concilio Vaticano II “ha chiarito che la comunione esprime la natura stessa della Chiesa e, allo stesso tempo, ha affermato che la Chiesa ha ricevuto la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra”. “Dopo un tempo di riflessioni dottrinali, teologiche e pastorali che caratterizzarono la ricezione del Vaticano II, San Paolo VI volle condensare proprio in queste due parole – comunione e missione – le linee maestre, enunciate dal Concilio”, ha ricordato Francesco citando le parole di Papa Montini nell’Angelus dell’11 ottobre 1970.
“Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”. Con questo imperativo il Papa ha spiegato il significato della seconda parola chiave del Sinodo sulla sinodalità: partecipazione. “Chiudendo il Sinodo del 1985, a vent’anni dalla conclusione dell’assise conciliare, anche San Giovanni Paolo II volle ribadire che la natura della Chiesa è la koinonia”, ha ricordato Francesco: “da essa scaturisce la missione di essere segno di intima unione della famiglia umana con Dio”. “Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno”, il monito del Papa, secondo il quale “celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera. E questo non per esigenze di stile, ma di fede”. “La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale”, ha sottolineato Francesco citando San Paolo: “Il punto di partenza, nel corpo ecclesiale, è questo e nessun altro: il Battesimo. Da esso, nostra sorgente di vita, deriva l’uguale dignità dei figli di Dio, pur nella differenza di ministeri e carismi”. “Per questo, tutti sono chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione”, l’appello del Papa: “Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”.